Atletica, Donato esulta: "Chiamatemi pure vecchio"

Atletica
Fabrizio Donato, 40 anni (Getty)

L'atleta azzurro commenta a Sky Sport 24 il suo secondo posto agli Europei indoor di Belgrado nel salto triplo. "Faccio un po' di fatica a capire cosa è successo", spiega il finanziere

“Se mi chiamate vecchio non mi offendete, anzi mi fa proprio piacere!”. Sorride Fabrizio Donato intervenendo in diretta a SkySport 24 per commentare il suo argento agli Europei indoor di Belgrado nel salto triplo.

“Io forse qui a Belgrado ho messo la ciliegina sulla torta della mia carriera. Dico forse perché adesso faccio un po’ di fatica a capire cosa è successo. Nella mia bacheca personale questo argento lo metto subito dopo il bronzo olimpico di Londra 2012”. Anche prima dell’oro europeo di Helsinki 2000? “ Sì. Perché è la mia prima medaglia da atleta-allenatore. Da quest’anno mi alleno da solo, ho rivoluzionato la mia programmazione, ho rischiato molto, ho investito in me stesso, ho un nuovo compagno di allenamento, Andrew Howe, che aiuto. Sto riscrivendo un’altra pagina della mia storia”.

"Ho controllato la gara" - In finale, l’azzurro delle Fiamme Gialle, che compirà 41 anni il prossimo agosto, ha cercato di risparmiare le forze. Al secondo tentativo, raggiunti i 17.13 metri ha preferito restare seduto per i 3 turni di salti successivi e tornare in pedana per il sesto e ultimo tentativo. “Ho avuto la fortuna di controllare la gara e quindi ho deciso di passare tre salti. In altri casi avrei continuato a saltare e probabilmente mi sarei infortunato. Ho preferito giocare d’esperienza. È chiaro che alla mia tenera (ndr sorride) età gli acciacchi si facciano sentire, anche questo avvicinamento a Belgrado è stato sofferto, ho dovuto correre e saltare con una intensità più bassa rispetto al mio personale ma in questo periodo sento di avere un grande motore. Nell’ultimo tentativo invece sono tornato in pedana perchè ho provato a vincere, a me piace vincere. Non ci sono riuscito ma va bene così”.

Il rapporto con Andrew Howe - Donato ci tiene a tornare sul suo nuovo ruolo di allenatore di Andrew Howe che a Belgrado non è riuscito ad entrare in finale: “Con Andrew abbiamo fatto un grandissimo lavoro e noi comunque abbiamo vinto, al di là della mia medaglia. Andrew è tornato in nazionale dopo 10 anni, è tornato a superare gli 8 metri dopo 7 anni, è tornato un atleta, un uomo integro e con un grande potenziale. Questa è la nostra vittoria. Da settembre abbiamo passato periodi belli e brutti ma alla fine abbiamo dimostrato che il nostro modello, la nostra caparbietà, la nostra voglia di fare atletica ci hanno portato a dei a risultati. Ci tengo a sottolineare che la stagione di Andrew sarà quella estiva, da maggio in poi. Non avevamo programmato che gareggiasse durante l’inverno, abbiamo deciso di farlo perché volevamo dare un messaggio alle persone che ci aiutano, alla Federazione, le Fiamme Gialle, l’Aereonautica. Il nostro sistema funziona, Andrew è un grande professionista.

Solo una medaglia per l'italia - L’Italia torna da Belgrado con il bottino non felicissimo di una sola medaglia, la sua. Pur considerando gli infortunati e gli assenti (Tamberi, Trost, Fassinotti, Grenot) qual è l’analisi del capitano azzurro? “Questo 2017 è un anno particolare, come tutte le stagioni post Olimpiade, magari tutto il movimento ne risente. I miei compagni non hanno bisogno di giustificazioni. Sono ragazzi molto giovani, molti di loro hanno fatto bene, hanno realizzato i loro primati personali, hanno una strada davanti. Ci vuole un po’ di tempo”.

"La mia famiglia mi dà una grande spinta" - E per quanto tempo Fabrizio Donato continuerà a gareggiare? “Le mie due figlie mi spingono a continuare. soprattutto la più grande Viola che ha 10 anni e da qualche anno si è avvicinata all’atletica. Poi mia moglie è stata una olimpionica (ndr Patrizia Spuri, quattorcentista della nazionale italiana). Loro sono una grande spinta, a casa mia ho davvero trovato la formula ideale”.