Minisini-Flamini da urlo mondiale, oro dedicato al dramma dei profughi

Nuoto

Lia Capizzi

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Gli azzurri conquistano la prima medaglia d'oro mondiale nella storia del nuoto sincronizzato. Un oro ispirato dal dramma dei profughi sulla musica di "Un urlo da Lampedusa",

Un urlo d’oro, storico e dedicato. La medaglia della prima volta è figlia dei nostri giorni, è influenzata dal dramma dei migranti. Nel duo misto tecnico di nuoto sincronizzato Manila Flamini e il 21enne Giorgio Minisini hanno voluto gareggiare ispirandosi al tema dell’immigrazione, hanno scelto  come musica “A scream from Lampedusa” (Un urlo da Lampedusa), del compositore Michele Braga. La coreografa Anastasjia Ermakova ha tratteggiato acrobazie acquatiche che descrivono la disperazione di chi fugge dalla guerra e dalle persecuzioni, dalla fame, con il sogno della libertà. L’esibizione inizia con un vero urlo di Giorgio, poi gli azzurri entrano in acqua. Due minuti e 40 secondi di grazia, tecnica e forza per fotografare una storia d’amore che si conclude in tragedia, una lei che non sopravvive al lungo viaggio della speranza e muore prima dello sbarco. Manila, 28 anni e capitana della nazionale del sincro, indossa un costume cucitole dalla mamma con stilizzate delle impronte umane. Il duo azzurro parte dal secondo posto conquistato nelle eliminatorie, dietro alla Russia, ma in finale Giorgio e Manila - entrambi tesserati per le Fiamme Oro Roma - sono impeccabili, emozionanti. Con il punteggio di 90,2929 punti superano la coppia russa, Mikhaela Kalancha e Alexsandr Maltsev (90,2639). La medaglia di bronzo va agli USA (87,6682) con il duo formato da Kitao Kanako e da quel Bill May considerato il leader del movimento. Il 38enne sirenetto americano per anni ha girato il mondo perorando l’ingresso degli uomini nel nuoto sincronizzato. Ce l’ha fatta, con cocciutaggine. Due anni fa grazie pure a lui c’è stato il debutto iridato del misto uomo-donna ai Mondiali di Kazan.

Minisini supera il maestro Bill May

Aveva solo 6 anni Giorgio Minisini quando rimase folgorato proprio da Bill May vedendolo esibirsi al Foro Italico di Roma nel 2000. Dello statunitense ha la stessa testardaggine con la quale ha sfidato i pregiudizi, se n’è fregato delle battutine e delle prese in giro di chi non concepiva la componente maschile in uno sport da sempre ad uso e consumo femminile. Ha salutato il maestro di taekwondo della palestra di Ladispoli, ha lasciato la pallanuoto al fratello Marco e ha chiesto aiuto a mamma Susanna, ex atleta di sincronizzato. Si è dedicato anima e corpo a questa specialità. Ai Mondiali di Kazan nel 2015 aveva conquistato due medaglie di bronzo (ndr nel duo misto tecnico e nel duo misto libero), dal gradino più basso del podio guardava e applaudiva il suo mentore Bill May con l’oro al collo. Qui a Budapest i ruoli sono esattamente invertiti, l’allievo ha superato il maestro. Sul gradino più alto del podio c’è il romano e magari tra cinque giorni potrebbe pure scapparci il bis nel duo misto libero con Mariangela Perrupato. E pazienza se forse non potrà mai mettersi al collo una medaglia olimpica, il sincronizzato misto resta bandito dai Giochi, un mese fa il CIO non l'ha inserito nel programma di Tokyo 2020. Adesso poco importa, Giorgio e Manila sono già nella storia, guardano tutto il mondo dall’alto al basso. A quello stesso mondo chiedono di non dimenticare la sofferenza dei profughi.