Basket, Recalcati torna in panchina a Cantù

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Stefano Olivari

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Dopo l'esonero dell'ucraino Kiril Bolshakov, la società lombarda ha deciso di richiamare in panchina uno degli uomini simbolo della sua storia, prima in campo e poi nel ruolo di allenatore

La storia fra Carlo Recalcati e la Pallacanestro Cantù non è infinita, ma poco ci manca. L’ex commissario tecnico della Nazionale ha infatti firmato il contratto per allenare fino al giugno 2018 la squadra della sua vita, prendendo il posto di Kiril Bolshakov, l’allenatore del cuore del patron Gerasimenko. Bolshakov ha fatto cose discrete, soprattutto all’inizio, ma la resurrezione di Cremona ha messo in pericolo tante squadre che pur nella mediocrità contavano su una salvezza tranquilla. Da qui la decisione dell’imprenditore ucraino, le cui vicende giudiziarie gli hanno imposto di delegare quasi tutto alla moglie, con una scelta sensata dal punto di vista sportivo e furba nei confronti della piazza, con Recalcati a fargli da scudo stellare in caso di contestazione del caldissimo pubblico locale.

Charlie, l'uomo di Cantù - Recalcati è uno dei simboli dell’epoca del boom della pallacanestro italiana, quella che nei Sessanta-Settanta dall’oratorio (nel vero senso dell’espressione, lui viene dal Pavoniano di Milano) passò ai palazzetti. E con la maglia di Cantù, come eccellente guardia e per dieci anni da capitano, ha vinto scudetti (due) e coppe europee (ben sei, ma purtroppo fu ceduto prima delle Coppe dei Campioni). Da allenatore, nella seconda metà degli anni Ottanta, la sua seconda vita canturina prima di prendere il volo e conquistare tre scudetti con tre squadre diverse, oltre allo storico argento olimpico di Atene. Non allena dalla scorsa stagione, quando fu esonerato alla Reyer Venezia, ma a 72 anni è un allenatore che sembra fatto su misura per la pallacanestro di oggi, basata sulla gestione dei giocatori e su pochi e semplici concetti: del resto quelli complicati nessuno li potrebbe apprendere, visto il ritmo con cui oggi vengono fatte e disfatte le squadre. Non è la Cantù di Taurisano, piena di quei giocatori fatti in casa che tutti rimpiangiamo, ma è ancora la Cantù di Recalcati: lui ha già vinto.