Festa Venezia, 10 curiosità sui campioni d’Italia

Basket

Claudio Barbieri

La festa della Reyer Venezia dopo il trionfo in gara-6 di finale con Trento (LaPresse)
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Notte di celebrazioni in laguna per il titolo conquistato dalla squadra di De Raffaele a Trento. Il coach è in debito di un tuffo nel Canal Grande, Ress è all’ottavo titolo della carriera, mentre il club celebra una clamorosa scalata, che l’ha visto in meno di 20 anni passare dalla C2 al tricolore

La Reyer Venezia ha conquistato martedì sera il titolo di campione d'Italia, battendo Trento in gara-6 di finale. Ecco 10 curiosità sulla squadra veneta, una delle più antiche del nostro campionato.

1. Il terzo… o quarto scudetto

Quello conquistato a Trento ha segnato la fine di un digiuno che in casa veneziana durava da ben 74 anni, ovvero dalla stagione 1942-43, quando la Reyer vinse lo scudetto contro la Virtus Bologna. L’anno prima, la compagine veneta aveva superato la Mussolini Parioli Roma di Vittorio Gassman. C’è un giallo nel conto dei titoli del club oro e granata. Nel 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale, la Reyer vinse il titolo in finale contro la Ginnastica Triestina per 25-23, regalando qualche momento di felicità a una città duramente provata dal conflitto, ma la Federazione non omologò il risultato e non assegnò lo scudetto per il ricorso del club giuliano a causa di un’irregolarità nel cronometraggio. 

2. Basket e arte: la Misericordia

Globalmente conosciuta come ‘la palestra più bella del mondo’, la Scuola Grande della Misericordia rappresenta un importante esempio di architettura rinascimentale, con le colonne al pian terreno, la grande sala al primo piano dove si tenevano le riunioni dei confratelli, affrescata dagli allievi della scuola di Veronese. Fino ai primi anni Ottanta, al primo piano della scuola, si giocava a basket. I tifosi ospiti restavano a bocca aperta nel posizionarsi in una ‘chiesa’, dove affreschi e opere d’arte erano mischiati a canestri, panchine e tribune. La Misericordia è stata recentemente restaurata e riaperta al pubblico: voilà la ‘palestra più bella del mondo’. 

3. De Raffaele e il Canal Grande

Livornese classe 1968, Walter De Raffaele ha conquistato il suo primo scudetto. Dopo una discreta carriera da giocatore, ad appena 32 anni è entrato nello staff di Livorno, prima di girovagare l’Italia passando da Reggio Calabria e Casalpusterlengo, da Pavia a Verona. A Venezia come vice dal 2011, è subentrato a Recalcati nel febbraio del 2016. Da lì è cominciata la rincorsa storica al tricolore: il suo bilancio parla di 21 vinte su 30 in campionato (70%) e 11 su 16 ai playoff (68.7). Ora c’è da mantenere la promessa fatta qualche settimana fa in caso di trionfo: un bel tuffo nel Canal Grande!

4. Ress, mister scudetto

Virtus Bologna: 1997-1998. Mens Sana Siena: 2007-2008, 2008-2009, 2009-2010, 2010-2011, 2011-2012, 2012-2013. Reyer Venezia: 2016-2017. Guardando il palmarès di Tomas Ress, nato in Alto Adige ma tifoso del Cagliari, si può notare la capacità di vincere del fratello d’arte (la sorella Kathrin è attualmente impegnata con la Nazionale femminile agli Europei in Repubblica Ceca): con quello conquistato al PalaTrento siamo a 8 scudetti (in 9 finali) con tre squadre diverse in un arco temporale di 19 anni. Classe 1980, il capitano della Reyer ha portato esperienza, difesa e leadership anche con un minutaggio ridotto (9’ di media con 1.8 punti e appena il 14% da due): il mito Meneghin è ancora lontano con i suoi 12 scudetti, ma Tomas ci sta lavorando… 

5. Dalla C2 allo scudetto

Stagione 1996: la Reyer guidata in panchina da Vitucci e in campo da Steve Burtt, batte Rimini e conquista un posto in Serie A1. La società però dichiara fallimento e riparte nel 1997-98 dalla C2 regionale. La risalita è lenta e complicata: prima c’è la fusione con il Basket Chirignago, poi la promozione in C1. Nel 1999-00 Venezia raggiunge la B2 battendo Castelguelfo, mentre nel 2006 sale di categoria sconfiggendo in finale proprio Trento. E’ di due anni più tardi il ritorno in Serie A2, mentre la salita al piano superiore è datata 2011, grazie a una sentenza dell'Alta Corte di Giustizia Sportiva dopo una lunga battaglia legale. Lo scudetto di martedì sera è la coronazione di un'incredibile ascesa.


6. Di padre in figlio

Stefano è riuscito laddove non è mai arrivato Alberto. Stefano Tonut, classe 1993, ha conquistato al suo primo tentativo lo scudetto. Guardia rapida dal tiro mortifero e dalla grande intelligenza cestistica, ha chiuso i playoff a 6.6 punti di media in 17’, aggiungendoci anche 2 rimbalzi e quasi 2 assist. Non male per un debuttante, condizionato da un infortunio a inizio stagione. Alberto Tonut, classe 1962, ha fallito nell’unico tentativo di cucirsi il tricolore sul petto. Era la stagione 1988-89 e con la sua Livorno perse la famosa finale scudetto con Milano, quella del canestro fantasma a fil di sirena non convalidato a Forti in gara-5, che avrebbe riscritto la storia. Nel trionfo di Stefano c’è anche un po’ di rivincita per il papà Alberto, oro agli Europei Nantes. Toccherà al figlio tentare di emulare il padre con la maglia azzurra, magari già dal prossimo 31 agosto sotto la guida di Ettore Messina. 

7. Il sindaco-patron

Non capita spesso di vedere il sindaco di una città, specialmente importante come Venezia, proprietario di una squadra locale. Pensate a Virginia Raggi al posto di Lotito o Pallotta, oppure Chiara Appendino nel Cda della Juventus. Luigi Brugnaro ricopre entrambe le cariche: dal 2006, grazie al gruppo Umana, rileva la Reyer e la riporta nel basket che conta. La ciliegina sulla torta è lo scudetto appena conquistato, ma in generale la passione con cui segue la squadra (difficile vederlo seduto durante un match a bordo campo) è il miglior spot per tutti i tifosi veneziani. Sindaco dal 2015 grazie a una coalizione indipendente appoggiata dal centro-destra, ha detto più volte di ispirarsi allo sport anche dietro la scrivania più importante della città. Dobbiamo aspettarci una poltrona da assessore per i vari Haynes, Ejim e Bramos?

8. Perché Reyer?

Nel 1872, un giovane insegnante veneto trapiantato a Venezia, Pietro Gallo, esporta in laguna il verbo della ginnastica formativa, un’autentica innovazione per l’epoca. Il nuovo sodalizio viene intestato a un suo amico: nasce così la Società Sportiva Costantino Reyer. Alla ginnastica si sommano altre e svariate discipline sportive che vanno dalla scherma al sollevamento pesi, dall’atletica al canottaggio, per finire con la boxe, la lotta e altri giochi come la palla vibrata e il calcio. Il basket fa la sua comparsa nel 1907  grazie all’insegnante toscana Ida Pesciolin, mentre per la fondazione della sezione cestistica bisognerà attendere il 1925. Da quel momento, la Reyer comincerà a scrivere la storia della pallacanestro italiana. 

9. La Reyer femminile

Il basket è donna a Venezia da oltre novant’anni. La sezione di basket femminile della Reyer è tra le più antiche e prestigiose d’Italia: vice-campionesse nel 1942-43 dopo aver perso la finale con la Canottieri Milano, le veneziane si imposero nel 1946 nel campionato d’Alta Italia, conquistando il primo e unico scudetto della loro storia. Dopo essere sparita dal basket che conta negli anni Cinquanta, la Reyer rinasce nel 1998, andando ad aggiungere alla propria bacheca anche una Coppa Italia e una Supercoppa. Oggi Venezia è protagonista in A1 e in Europa: il basket in laguna è anche rosa. 

10. La notte prima degli esami

Riccardo Visconti è una guardia/ala classe 1998 in forza alla Reyer dal 2013, uno dei due baby aggregati da De Raffaele alla prima squadra. Pur di restare in laguna, Riccardo ha rifiutato un’importante offerta da parte di una high school americana. Un roster pieno di talento ed esperienza, in cui è riuscito a ritagliarsi un piccolissimo spazio anche questo 19enne, che in stagione è stato sul parquet 20’ (di cui uno nei playoff, nonostante un infortunio al menisco), trovando il suo primo canestro da professionista in carriera. Ieri ha celebrato con i compagni lo storico scudetto a Trento, ma non ha potuto fare troppo tardi. Mercoledì alle 8 cominciava la maturità, con la prima prova scritta d’italiano. Riccardo, dopo Forray e Sutton, avrà un ostacolo ancora maggiore da superare: i commissari d’esame. Sperando che siano tifosi della Reyer…