Brasiliani tristi: dove sono sorrisi e giocate?

Serie A

Vanni Spinella

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Che fine hanno fatto i brasiliani sempre sorridenti come Ronaldinho o Cafù? Oggi in Serie A sono rimasti il malinconico Miranda, il profeta triste Hernanes, il panchinaro Gabigol. E anche il Milan dopo 19 stagioni abbandona il verde-oro

Aiuto, non ci sono più i brasiliani di una volta. Quelli con il sorriso sempre sguainato, i dentoni in bella mostra, la risata contagiosa. Pian piano, la Serie A li sta perdendo tutti. L’ultimo a salutare l’Italia è stato Luiz Adriano, faccione simpatico dai piedi non sempre all’altezza, intristito dalle troppe panchine al Milan. Il suo ultimo sorriso che si ricordi risale a un anno fa esatto, quando era convinto di aver lasciato l’Italia accettando i soldi (che in certi casi fanno la felicità, eccome) della Cina. Tutto fatto: saluti ai compagni, foto con la sciarpa del nuovo club, viaggio in aereo e mesto ritorno dopo aver scoperto che l’offerta non era luccicante quanto sembrava. Questa volta però è ufficiale, e adesso Luiz Adriano andrà a ritrovare il sorriso in Russia.

Il Milan in particolare ha subìto una debrasilianizzazione impressionante negli ultimi anni: appena ceduti Luiz Adriano (Spartak Mosca) e il portiere Gabriel (Cagliari), in rosa resta solo il naturalizzato italiano Ely, che oltretutto non ha giocato ancora nemmeno un minuto. Dopo 19 stagioni filate con almeno un brasiliano a far sognare i tifosi (da Leonardo e Cruz nel 1997-98 fino al più recente Alex, passando per Serginho, Dida, Kakà, Pato, Dinho, Robinho, Thiago Silva…) i rossoneri potrebbero trovarsi senza più tracce di samba in campo.

Il Brasile che sorrideva è nella memoria di tutti: Ronaldo, Ronaldinho, Cafù, Kakà, Serginho… Sfumature di allegria che oggi è difficile ritrovare nella faccia allungata, sempre un po’ così, del malinconico Miranda o nello sguardo serio di Felipe Anderson (l’avete mai visto sorridere?). Per non parlare del profeta triste Hernanes o di quelli come lui condannati a scaldare la panchina, dall’accigliato Gabigol ad Alisson. Il più gioioso di tutti, potenzialmente un sorriso con due gambe, è Dani Alves, che però ora è rotto e andateglielo a dire voi di farsi una risata.

Tra gli altri “seriosi” potremmo citare Neto, Juan Jesus, Dodò, Castan… Insomma, capite la differenza? Non ne facciamo solo una questione tecnica, con il livello dei nuovi brasiliani che non tocca più i picchi dei bei tempi, ma di spirito. Sembra cambiato il loro approccio al calcio e di conseguenza alla vita, ingrigito rispetto ai tempi in cui Ronaldinho faceva l'elastico ballando, Ronaldo rideva e irrideva gli avversari, Cafù infilava sombreri con gli occhi che luccicavano di gioia. E alla fine potremmo anche scoprire che i due discorsi, quello tecnico e quello dell’approccio alla vita, sono strettamente intrecciati. Gioco come sono o sono come gioco?