Quel Gasp? Troppo "bianconero" per gli interisti

Serie A

Alfredo Corallo

Gian Piero Gasperini ai tempi dell'Inter e da allenatore della Juventus Primavera (foto Lapresse)
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L'impatto con l'ambiente interista del tecnico atalantino - che affronterà l'ex Gagliardini al Meazza - fu sicuramente condizionato dal suo "imprinting" juventino. Emblematiche le parole di Roberto Vecchioni in quel giugno del 2011: "È un uomo per bene, ma quelli della Juve ci hanno tirato sempre delle grosse fregature..."

"Gasperini? Che volete che vi dica, diamogli fiducia. Anche se quelli della Juve ci hanno tirato sempre delle grosse fregature...". Per ricostruire la breve ma intensa storia (non certo) d'amore tra Gasp e l'Inter sarà utile tornare con la memoria a una calda sera d'estate del 2011, quando l'allenatore era stato appena annunciato dal club nerazzurro e - contemporaneamente - i tifosi si erano ritrovati nell'anti-stadio del Meazza per la tradizionale festa di fine stagione organizzata dalla Curva Nord.

In migliaia erano arrivati quel 24 giugno a San Siro per celebrare un'altra annata di successi e mettersi in posa per le foto-ricordo con i trofei conquistati tra il 2010 e il 2011, nel post-triplete (per chi se ne fosse dimenticato: Supercoppa Italiana, Mondiale per Club e la Coppa Italia conquistata contro il Palermo, l'ultimo regalo della Zanetti-Generation). Fu una coincidenza, ma anche l'occasione per "testare" la scelta della Famiglia Moratti di affidarsi al tecnico piemontese - in lizza anche per la panchina della Juve, che alla fine preferì Antonio Conte - dopo l'addio di Leonardo e il tentativo di portare a Milano Pep Guardiola (o Villas Boas...).

 

Luci a... Pechino. Ospite d'onore della serata era Roberto Vecchioni - reduce dal trionfo al Festival di Sanremo con "Chiamami ancora amore" - che cantò per il "suo" popolo e trovò pure il tempo per fare due chiacchiere con noi. Era scettico, come tutti gli interisti, per il "sangue" bianconero di Gian Piero Gasperini, cresciuto da giocatore nel settore giovanile della Juventus e poi tecnico del vivaio per oltre un decennio (da lì quelle "grosse fregature" che evocavano, tra le altre, l'esperienza nerazzurra di Marcello Lippi). Eppure il Prof, inebriato anche dal calore del pubblico e dalle 68 candeline spente in quella mezzanotte, si disse fiducioso: "Il suo Genoa è stato bellissimo, è una persona per bene, e ci darà delle grosse sorprese. Già dal derby in Supercoppa". Che non fu proprio una super sorpresa, nella lontana - e mai così vicina, oggi - Pechino, dove il Milan vinse 2-1 confermando i "dubbi" della tifoseria su Gasperinho... 

Dalla benedizione di Mou all'esonero. E già, perché invece José Mourinho aveva battezzato con parole dolcissime il collega nato nel suo stesso giorno (il 26 gennaio) al termine di un Genoa-Inter 0-0 nel primo campionato italiano del portoghese: "Davvero bravo, ha risposto ad ogni mossa". Una benedizione che, "chisà" - per dirla alla Mou - magari avrà avuto un peso nella preferenza per il mister, oggi all'Atalanta, che farà visita all'Inter del suo ex allievo Roberto Gagliardini nel pomeriggio per una sfida dal "sapore" tutto europeo. Un palcoscenico - l'Europa - che a Gasperini manca esattamente dal 14 settembre del 2011, la prima e unica giocata in Champions sulla panchina interista, sconfitto in casa 1-0 dai turchi del Trabzonspor, il terzo ko di seguito dopo il derby e l'amaro debutto (3-4) a Palermo. Seguiranno il pareggio interno con la Roma (0-0) e la disfatta di Novara (1-3) che gli costerà l'esonero.

 

Numeri e ragioni di un flop. Cinque partite, dunque: 4 sconfitte, un pari e nessuna vittoria, mai accaduto ad un allenatore dell'Inter (se si esclude il Verdelli "ad interim" in Champions contro il Lokomotiv Mosca). Sotto accusa il suo 3-4-3, mai digerito ("Milano è una piazza troppo presuntuosa, ecco perché è decaduta" ha rivelato al nostro Paolo Condò); il rapporto non idilliaco con alcuni giocatori (Sneijder su tutti); il mercato (voleva Palacio, arrivarono Zarate e Forlan per sostituire Eto'o, "sacrificato" per l'avvento del fairplay finanziario); e, appunto, il feeling con i tifosi, a cominciare da Fiorello...

Fiorello show. Da quell'esonero Fiore prese spunto per un'altra imitazione del tecnico (la terza e ultima "puntata") che - a quanto pare - non la prese benissimo. "Era un mio idolo - le sfogo di Gasperini alla Gazzetta dello Sport - ma negli sketch mi faceva passare per un mezzo intossicato che non conosceva Pazzini e non capiva niente...". Battute a parte ("Qui non danno il tempo per quadrare la squadra, in fondo abbiamo perso solo tre partite" e gli "Augurissimi" al successore Claudio Ranieri tra le più folgoranti del Fiore versione Gasp) il comico siciliano provò anche a stemperare la tensione con un tweet  "pacifico" alla vigilia di Inter-Roma: "Dopo tutte le prese in giro, un buon lavoro sincero a mister Gasperini!". Sincero e fortunato, visto che fu l'unico punto della sua gestione...

 

La vendetta di Gasperson e la polenta del Gaglia. Prima di allenarla il 59enne ex promotore finanziario di Grugliasco (TO) non aveva mai vinto contro l'Inter: 5 sconfitte (una ai supplementari in Tim Cup) e 3 pareggi, sempre alla guida del Genoa. Quindi ancora un ko sulla panchina del Palermo (2012) e finalmente la prima vittoria, nella sua "seconda giovinezza" genoana: il 19 gennaio del 2014, grazie al gol del "milanista" Antonelli. Da lì altri tre successi (il 3-2 del 2015 con una rete dell'altro futuro rossonero Kucka) di cui gli ultimi due consecutivi: il 20 aprile dell'anno scorso sempre di misura a Marassi (De Maio) e la gara di andata all'Atleti Azzurri d'Italia, il 23 ottobre, quando la sua Atalanta s'impose 2-1 sulla banda strampalata di Frank De Boer, che sarebbe stato esonerato una settimana più tardi.

E in quella squadra giocava appunto un certo Gagliardini, che entrò a dieci minuti dal termine e 2 mesi e mezzo dopo si è subito rivelato un pilastro - grazie anche agli insegnamenti di Gasp - nell'Inter di Stefano Pioli. Già, Pioli, un altro ex "juventino": ma con il cuore tutto nerazzurro...