Fischi, "pernacchi" e sconfitte: maledizioni da ex

Serie A

Alfredo Corallo

Il ritorno di Higuain al San Paolo evoca precedenti storici non certo positivi per i protagonisti, gli ex: Quagliarella perse a Napoli con la maglia della Juve, come il Ronaldo milanista contro l'Inter e il Leonardo interista contro il Milan. Baggio e Batistuta uscirono sconfitti da Firenze, pure Figo a Barcellona e Toni a Palermo, dove a Zenga andò anche peggio...

"Si 'o facevano nascere ricco s'evitava tutta 'st'ammuina...". In una delle scene più esilaranti di "Ricomincio da tre" Massimo Troisi prova a giustificare il tradimento di Giuda, assillato com'era dalle "bollette" e dai continui "pianti" della moglie. "S'hanno 'a conosce primma 'e fatti. Giuda avrà avuto una ragione per fare una cosa del genere, no? Metti per esempio ca jeva 'a casa e a mugliera, ogne vota: Giuda tu devi andare a lavorare! Giuda c'è 'o padrone 'e casa, 'a luce da pagare, l'acqua, 'o telefono...". E in tempi di crisi, si sa: "Sti trenta denari quanto putevano essere? Mettiamo due, trecentomila lire, quattrocento, nun 'o ssaccio, però chillo avrà miso a posto 'e ccose soje...".

 

Il pernacchio - Ma Higuain non aveva di questi problemi quando la scorsa estate lasciò Napoli - e il Napoli - per andare alla Juventus (o se preferite quando la Juve è andata a prenderselo). Ed è qui che vengono in "soccorso" ai tifosi napoletani la pernacchia di Totò all'ufficiale del Führer (ne I due marescialli) e il pernacchio di Eduardo, scelto - a furor di popolo (social) - per "salutare" il ritorno del Pipita al San Paolo. Perché la sola "arma" che aveva la povera gente per vendicarsi - nel caso del film di Vittorio De Sica L'oro di Napoli (1954) per prendersi gioco di un aristocratico, il prepotente del quartiere - quell'unico antidoto era lo scherno, deriderlo, farlo sentire una nullità, un "71" della Smorfia (ci siamo intesi). E allora s'interpellava il Professore - una specie di "Wolf, risolvo problemi" alla partenopea - per capire quale fosse il modo migliore per fargliela pagare: "Gli bruciamo il palazzo! O lo mandiamo all'ospedale?". "Non basta". "Ma che volete professò, la sua morte?!". "Peggio. 'Nu pernacchio".

 

La maledizione dell'ex: Quagliarella - E senza scomodare le "fantasie" di Dante e il suo IX Cerchio dell'Inferno ci sarebbe ancora di peggio, se è vero che tra pèrdono e perdóno "passa" soltanto un accento ma che, tuttavia, è segno di un'amara vendetta. E i cosiddetti "traditori" non solo non vengono perdonati ma pèrdono, quando tornano là, dove una volta erano stati semidèi, nel loro regno. Ce lo racconta la storia, l'epica calcistica. È la legge del contrappasso. Ne sa qualcosa Fabio Quagliarella, che non sfuggì alla "maledizione": il 25 marzo del 2010 tornò a Napoli da ex, e con la maglia bianconera della Juventus... Risultato? Mortificato e sconfitto: 3-1. Con tante scuse per le offese - oggi che è emersa la verità sulla sua partenza - ma non certo per averlo battuto...

Leonardo - Ha perso Leonardo, trattato da "Giuda interista" - e Troisi stavolta non c'entra - quando attraversò il naviglio per sedersi sulla panchina nerazzurra dopo una vita con i cugini rossoneri. Era proprio un 2 aprile (2011), come oggi: l'Inter arrivava al derby lanciatissima, pronta a mettere la freccia sulla squadra di Allegri (già, c'era l'attuale tecnico juventino). Ma i sogni di scudetto del brasiliano e di tutti gli interisti naufragheranno in 47 secondi, quelli necessari a Pato (l'ex pupillo di Leo, tu quoque...) per aprire le danze di una serata trionfale, coronata dalla doppietta del Papero e dal rigore finale di Cassano, tre gol che equivarranno a un bel pezzo di titolo (milanista, però).

Ronaldo, Ibra e Mou Giuda Number One - Sono trascorsi 10 anni, invece, dal ritorno di un altro brasiliano sulla riva "sbagliata" di San Siro: l'11 marzo del 2007 Ronaldo veniva accolto dai tifosi dell'Inter in una bolgia infernale di fischi, tra striscioni e offese di ogni tipo. Proprio lì, dove era stato amato come nessuno prima di lui. Il Fenomeno risponderà con una giocata delle sue ed esulterà portando le mani alle orecchie, poi "segato" dal Jardinero Cruz e dal destro di Ibrahimovic, un altro che di "tradimenti" se ne intende... Zlatan - tra le tante - passerà pure sull'altra sponda di Milano. E oggi ritrova Mourinho al Manchester Utd, tacciato anche lui di tradimento dagli ex tifosi del Chelsea, cui ha replicato con una battuta degna di Troisi: "Finché non avranno un manager capace di conquistare quattro titoli sarò io il migliore. Giuda sì, ma Giuda Number One...".

Figo e la testa di maiale. Perse un altro portoghese, Luis Figo, il 21 ottobre del 2000, tornato al Camp Nou con la maglia del Real Madrid; e rischiò di rimanere seriamente "offeso" un paio d'anni più tardi, quando sul quell'angolo piovvero teste di maiale e bottiglie di whisky.

 

Baggio e Batigol. Andò meglio a Roberto Baggio il 7 aprile del 1991, quando da neo juventino non volle calciare il rigore alla sua ex squadra e in "cambio" ricevette sì una sciarpetta viola, ma anche una punizione divina, quella di Diego Fuser, che fulminò Tacconi e regalò la vittoria alla Fiorentina. Applausi pure per Gabriel Batistuta, che aveva già riabbracciato i suoi vecchi tifosi all'andata, all'Olimpico, sciogliendosi in un pianto per averli "castigati" con una mitragliata da 20 metri. Ma a Firenze fu preda del sortilegio, sempre in questo periodo (era il 9 aprile del 2001) con il ben servito di Enrico Chiesa e compagni: un 3-1 che, comunque, non gli impedì di vincere lo scudetto con la Roma. La ragione che l'aveva spinto a lasciare la sua amata Fiore.

I fischi a Toni e la "scomunica" di Zenga. E a proposito di Fiorentina, ricordate come fu accolto Luca Toni nel 2006 a Palermo? Da 30mila fischietti, distribuiti ad arte per "rintronare" il loro ex beniamino. Ed è superfluo aggiungere chi vinse. Sempre al Barbera - tre anni dopo - bastò un pareggio a Walter Zenga per essere esonerato. Facile con Zamparini, direte. No, stavolta il presidente rosanero non c'entra: Zenga aveva pareggiato con l'ex Catania, "tradita" per Palermo (dove l'anno prima aveva vinto 4-0 con il gol pazzesco di Mascara, peraltro). E Sant'Agata, la patrona catanese, non la prese bene. "Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est" c'è scritto sulla facciata della Cattedrale etnea. "Non offendere la patria di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia". Altro che pernacchi...