Porrà: "Ciclo leggendario, ma il tesoro vero è quello europeo"

Serie A

6 titoli di fila: capolavoro di una Juve di cemento, meticolosamente assemblata in officina con l’efficienza della catena di montaggio della Fiat. Un club-azienda che fa perno su questa continuità dinastica che mira all’eccellenza manageriale

Ciclo leggendario quello juventino, e dire che sembrava già un successo incredibile, un'impresa fenomenale l'anno passato aver eguagliato il filotto dei 5 titoli degli anni Trenta. Sono cose che possono accadere quando si riesce a resettare la parola improvvisazione dal proprio vocabolario. A Torino sono storicamente addestrati a farlo, una macchina praticamente perfetta, negli anni soltanto qualche sporadica foratura.

6 titoli di fila fanno ancora più impressione se si pensa che in Europa nelle tre leghe più competitive (Spagna, Germania e Inghilterra) nessuno è mai riuscito a spingersi così in alto. Un successo (e capolavoro) di una Juve di cemento, meticolosamente assemblata in officina con l’efficienza della catena di montaggio della Fiat che con la gestione Allegri ha rimesso la tecnica al centro del progetto, ha riconquistato credibilità internazionale, infatti Cardiff è dietro l’angolo.

Una squadra che si affianca nel pantheon delle grandi, che ha già scavato voragini tra sé e gli altri, ha imposto a noi modelli gestionali. Ha indicato la strada per il futuro, ed è facile pensare all’Ajax, al Bayern degli anni ‘70, alle spagnole nei tempi più recenti ma con modalità spesso differenti.

Certo in Italia la Juve vince, stravince e probabilmente continuerà a farlo anche perché non si annoia di se stessa ma soprattutto perché fenomeno unico. Fenomeno non riproducibile - è bene sottolinearlo - anche in un periodo nel quale c’è la calata degli investitori cinesi. Perché poggia su una forza che arriva da lontano, da lontanissimo, addirittura dal 1923 quando Edoardo Agnelli (il padre di Gianni) conquistò la presidenza trapiantando le sue rigorose logiche aziendali in quel calcio pionieristico e questo è un concetto cha la Juve ha poi declinato nel tempo. Ha insistito in quel solco, c’è diversità profonda nella Juve rispetto al resto della concorrenza perché c’è questa continuità dinastica, c’è il respiro di questa grande famiglia industriale e c’è soprattutto l’eccellenza manageriale che negli ultimi anni ha scavato la differenza anche più dell’aspetto tecnico.

Un’ossessione da successo saziata dentro i confini - almeno questo è lecito supporre - perché adesso il vero traguardo, il tesoro vero è quello europeo.
6 scudetti amplificano il prestigio ma la ricchezza vera è la Champions e questa è la sfumatura decisiva per un club-azienda chirurgicamente strutturato come la Juve.