Totti, un addio che batte la paura: l'analisi di Massimo Corcione

Serie A

Massimo Corcione

Francesco Totti tocca l'erba dell'Olimpico al termine dell'ultima partita della sua lunga carriera
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Uno scudetto e una coppa del mondo avrebbero meritato miglior compagnia nel palmares del Totti calciatore. Dopo un saluto così, però, non c'è spazio per alcun rimpianto

Chiunque abbia amato, ami, amerà il calcio, da oggi avrà un ricordo speciale da custodire: l’addio di Francesco Totti. La più bella dichiarazione d’amore a uno sport, a una squadra, a una città, alla vita, con una umanissima concessione alla paura per quello che accadrà ora. Il pallone è stato consegnato alla curva perché custodisca la memoria di 28 anni vissuti come nessuno mai, a Roma e forse nel mondo. Si è sempre concesso totalmente ai propri tifosi: ha condiviso i momenti pubblici dei trionfi e quelli privati come il suo matrimonio, ha celebrato al Circo Massimo uno scudetto e il titolo mondiale vinto a Berlino, ha chiesto aiuto nel momento del distacco, mostrandosi con moglie e figli, l’immagine perfetta della famiglia, la sua ricchezza più intima sempre condivisa con il popolo.

Se spegnere la luce non è facile, per Francesco Totti deve essere stato uno sforzo durissimo, bagnato da un fiume di lacrime. Non occorreva essere romani e romanisti per cedere all’emozione collettiva di uno stadio finalmente pieno come all’Olimpico non capitava da troppo tempo: è stato un pianto liberatorio, di quelli che ti purificano dalle brutture del mondo, ti fanno sentire migliore, almeno per qualche ora. Un rito coinvolgente più di una vittoria, perché per una volta non ci sono stati sconfitti, ma un solo vincitore: Francesco Totti. Da oggi davvero appartiene a tutti, oltre i confini di Roma, al di là di quei colori, giallo e rosso, che hanno dipinto la sua vita.

Quanto avrebbe vinto se avesse accettato un’offerta, una delle tante che gli sono arrivate, in maniera esplicita, diretta o anche sotterranea, magari solo bisbigliata? A Madrid s’alzarono tutti in piedi per lui, gli avrebbero consegnato squadra e sogni, ma niente e nessuno sarebbero mai riusciti ad allontanarlo da Roma. Il dibattito non si ferma con l’ultimo atto di Totti calciatore; proseguirà anche se avrà solo il valore di quelle esercitazioni accademiche lontanissime dalla realtà, chiacchiere che rendono il Bar Sport luogo di interminabili (e inutili) dispute. Uno scudetto e una coppa del mondo avrebbero meritato miglior compagnia nel suo palmarès personale, ma non c’è spazio per i rimpianti dopo un addio così. Totti ha vinto su tutti, anche sulla paura.