Georgatos, il nostalgico dio greco della fascia

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Vanni Spinella

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Approda nel 1999 all'Inter di Lippi e all'esordio sembra la soluzione al problema del terzino sinistro che affligge i nerazzurri da anni. Gol, assist, giocate da brasiliano: ma anche una saudade che lo consuma. Ecco perché viene ricordato come un flop

La “maledizione della fascia sinistra”, così la chiamavano all’Inter. Dopo Andreas Brehme, che l’aveva arata avanti e indietro con eccellenti risultati, in nerazzurro non si erano più visti terzini sinistri all’altezza. Un continuo alternarsi di nomi ed esperimenti, tutti con un unico risultato: far rimpiangere il tedesco ambidestro che usava il sinistro per la potenza e il destro per la precisione.

Po esse fero e po esse piuma…

L’unica eccezione, un giovanissimo Roberto Carlos scovato quasi per caso e che avrebbe rappresentato la soluzione per oltre un decennio, fu venduto dopo una stagione, tra l’altro ottima, su suggerimento di Hodgson che lo riteneva indisciplinato tatticamente. Episodio che non faceva che rafforzare l’idea: una maledizione.

Finché, nel 1999, qualcuno non sussurrò “Forse ci siamo”. È l’anno in cui Moratti, stanco di perdere, tenta una strada che non avrebbe mai pensato di percorrere, e ingaggia per la panchina l’ex-juventino Marcello Lippi, che rivolta la rosa come un calzino. Si dice addio a colonne come Bergomi, Pagliuca e Simeone; arrivano Vieri, Peruzzi, Jugovic, Panucci, Blanc e, tra tanti nomi noti, quello di un greco semisconosciuto, Grigorios Georgatos, pagato neanche poco: 15 miliardi all’Olympiakos. Chiacchiere tra milanesi sotto l’ombrellone: “Ruolo?”. “C’è scritto terzino sinistro…”. “E da dove viene?”. “C’è scritto greco…”.

Assaggia, so’ greche!

Il greco si materializza in Serie A come un semi-dio. Alla prima giornata di campionato, a San Siro contro il Verona, dopo appena un quarto d’ora il suo sinistro prende la mira e spedisce sul petto di Vieri un pallone che Bobo addomestica da campione, prima di girarsi e fare 1-0. Basta quello a convincere la platea nerazzurra: “Forse ci siamo. Abbiamo di nuovo un terzino sinistro”. Vieri ne farà altri due, per un 3-0 finale che al 29 di agosto fa già sognare gli interisti.

Non è brasiliano però...

Quando poi G.G. inizia a fare anche qualche gol, il fantasma di Roberto Carlos smette di aleggiare su San Siro. Il primo il 22 novembre, contro il Lecce, con una punizione a giro con il piedino ancora freddo (erano passati solo 61 secondi dal fischio d’inizio). I tifosi si danno di gomito: “Questo tira anche le punizioni”. Non solo: regala assist e giocate spettacolari, è imprendibile per chiunque sulla fascia, esce tra gli applausi di San Siro da migliore in campo. Dieci giorni dopo, in Coppa Italia, apre ancora le marcature, in casa contro il Bologna: inserimento perfetto, tunnel all’avversario che si fa sotto e scavetto al portiere.

Passa un mese e, contro il Perugia, Seedorf gli appoggia all’indietro un calcio d’angolo, lui controlla e batte calciando leggermente d’esterno sinistro, per una traiettoria che non avrebbe nulla da invidiare a quelle che nel frattempo Roberto Carlos disegna al Real Madrid. Poi un’altra palla curva delle sue recapitata sulla testa di Vieri. San Siro esplode di nuovo.

San Siro, 21 novembre 1999: Inter-Lecce 6-0. Primo gol di Georgatos

San Siro, 1° dicembre 1999: Inter-Bologna 2-1. Georgatos ancora in gol, e che gol

San Siro, 6 gennaio 2000: Inter-Perugia 5-0. Gol e assist

Casa dolce casa

Tutti entusiasti, tutti convinti. Fateci caso, però: grande esordio con assist, a San Siro. Primo gol e partitona, sempre a San Siro. Golazo in Coppa Italia, a San Siro. Ancora gol e assist di nuovo a San Siro. Il greco si trova bene in casa. Anzi: ha un vero e proprio problema con la “casa”.

Sarà questo, infatti, il suo limite: perché di brasiliano non ha soltanto movenze e tiro a giro, ma anche quella saudade che lo porta a pensare di continuo alla sua terra. Appena può, prende l’aereo e torna in Grecia, dove è rimasta la sua famiglia: i compagni si godono le giornate di riposo nei locali, lui va dritto a casa facendosi 2000 km. A fine stagione chiederà quasi implorando di essere ceduto a una squadra greca, una qualsiasi, per poter ritrovare un sorriso che in Italia non si è mai visto, nemmeno in figurina.

Moratti lo accontenterà con un prestito al suo Olympiakos, al termine del quale Georgatos torna a Milano dicendosi “guarito”. Dodici presenze e, stavolta, la cessione definitiva: non è più lui. E a San Siro tornano a rimpiangere i tempi di Brehme.