Da Nibali a Mancini, lo sport saluta Scarponi tra le lacrime

Ciclismo

Lia Capizzi

Un tifoso assiste ai funerali di Michele Scarponi mentre indossa la maglia del capitano dell'Astana (foto LaPresse)

A Filottrano 6mila persone hanno assistito ai funerali di Michele Scarponi, il ciclista scomparso a causa di un incidente stradale. Da Nibali a Sagan, passando per Mancini e Aru, tanti campioni hanno voluto rendere omaggio al capitano dell'Astana

Un lungo, lunghissimo, interminabile, applauso accompagna l'ingresso del feretro, un mezzo giro di campo per raggiungere il centro. Fabio Aru in testa al corteo regge la corona di fiori insieme a Dario Cataldo e Paolo Tiralongo. Gli altri compagni e staff dell'Astana a trasportare per l'ultima volta il loro capitano.

Il cardinale Edoardo Menichelli ricorda la sua esperienza personale di bambino rimasto orfano di padre a 11 anni con quell'interrogativo inquietante che ancora lo accompagna: perché? Non esiste risposta, perché la morte non ci chiede mai permesso. Non lo ha chiesto nemmeno a Tommaso e Giacomo, i gemellini di 4 anni al fianco di mamma Anna che dovranno crescere senza un papà, un uomo amato da tutti. Più di 6mila i presenti, c'è Vincenzo Nibali che non smette di piangere, dietro di lui Peter Sagan bi-campione del mondo che sul prato del campo sportivo è semplicemente uno dei tanti amici. Come Roberto Mancini, che a 20 Km da qui è nato (Jesi), ha scalato i vertici del calcio e con Michele tante volte in salita e discesa ha pedalato.

Il ct Davide Cassani gli porge la maglia azzurra come primo convocato per i Mondiali del 2018 che si correranno a Innsbruck, la capitale delle Alpi austriache, dove 7 giorni fa Scarponi ha vinto la sua ultima corsa (ndr la prima tappa del Tour of The Alps del 17 aprile 2017). Ci sono altri campioni, da Simoni a Basso, ma pure i tantissimi cicloamatori, c'è tutta Filottrano, la terra di cui Scarponi era innamorato e non caso i funerali sono stati celebrati all'aperto. È l'ultimo abbraccio tra le sue amate colline marchigiane. Il fratello Marco racconta Michele, fratellino magrolino sempre con il volto segnato dalla fatica, protagonista di una lunga inimmaginabile storia collettiva che il ciclismo rappresenta. Ciao, capitano.