Singapore, l'analisi tecnica del GP. Non solo la partenza...

Formula 1

Cristiano Sponton

Meccanici al lavoro nel Box Ferrari GP Singapore 2017 (foto: Sutton Images)
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Singapore ci ha regalato la terza vittoria consecutiva di Hamilton che è riuscito ad imporsi in un Gran Premio via che subito al via ha perso tre grossi protagonisti: le due Ferrari e Max Verstappen. Incidente a parte ci sono alcuni aspetti da analizzare: è stato giusto partire senza safety car? Hamilton ha fatto la differenza? Ricciardo ha dato tutto? La Ferrari può crescere ancora e credere nel recupero?

La corsa si preannunciava molto interessante a causa della pioggia che aveva reso la pista molto “green”. Questo poteva far cambiare i valori visti in pista durante le qualifiche perché in tutto il fine settimana avevamo assistito a cambiamenti di performance delle vetture a seconda del grip.

La partenza ci ha tolto qualsiasi emozione e il GP di Singapore 2017 sarà ricordato quasi esclusivamente per il contatto al via, giudicato dai commissari, al termine della gara, come un “normale incidente di gara” senza addossare particolari colpe a uno dei tre piloti coinvolti. L’unico “innocente” è stato il povero Alonso che ha avuto la “colpa” di partire troppo bene e di trovarsi nel punto sbagliato nel momento sbagliato.

Whiting ha fatto bene a far partire da fermo le vetture?

L’acqua caduta poco prima del via aveva reso la pista molto scivolosa e nonostante i piloti non avessero percorso nessun giro su pista bagnata con le luci artificiali (ricordiamo che a Singapore si corre in notturna), il direttore di gara, Charlie Whiting, ha deciso che ci fossero le condizioni per far partire la corsa, fin da subito, da fermo.

Ricordiamo che, da questa stagione, il regolamento sportivo ha subito delle modifiche che si possono trovare nell’articolo 39.16: in caso di condizioni del tracciato non idonee, le monoposto dovranno effettuare più giri di formazione dietro la Safety Car per poi, una volta che il tracciato risulti essere in condizioni accettabili, tornare in griglia di partenza e partire da fermo. Il primo giro dietro la Safety viene conteggiato come giro di schieramento e non viene quindi computato nel totale.

Sappiamo quanto Charlie Whiting, soprattutto dopo i fatti di Suzuka 2014, sia cauto, quindi, se ha scelto di partire fin da subito “da fermo”, viene da pensare che i rischi fossero veramente limitati.

Analisi della gara: Mercedes con PU con molti km

La vittoria ottenuta da Hamilton, visto il ritiro di Vettel, è molto significativa perché il vantaggio in classica mondiale piloti sale a ben 28 punti. Distacco ancora maggiore per la Mercedes nella classifica costruttori visti i 102 punti di gap della Ferrari.

Da segnalare l’ottima gara di Sainz che è riuscito a sfruttare nel migliore dei modi i problemi altrui portando a casa un quarto posto e regalando punti preziosi al team di Faenza. Quella di Singapore per il pilota spagnolo potrebbe essere stata l’ultima gara in Toro Rosso visto che gli avvocati stanno lavorando per portarlo in Renault già dal prossimo GP che si correrà in Malesia.

Ritornando a parlare dei piloti di testa la vittoria di Hamilton era davvero insperata con la W08 che era sembrata la terza vettura più veloce in pista dietro le due Ferrari e le due Red Bull. Lo sapevano benissimo anche gli ingegneri del team anglo-tedesco che quello di Singapore doveva essere una corsa da correre in difesa. Proprio per questo, si è appreso nel dopo gara, avevano scelto di utilizzare la Power Unit specifica 2 che aveva già corso diversi Gp. Oltre ad essere una specifica con un chilometraggio molto importante, la specifica 2, paga ben 25 cavalli, dalla specifica 4 introdotta a Spa.

L'analisi del 1° stint: HAM fa la differenza

Hamilton, partito con gomme intermedie come Ricciardo e Bottas, si è ritrovato in testa fin dal primo giro ed ha condotto la gara sino al termine, senza particolari problemi.

La W08 dell’inglese si è dimostrata molto consistente, sia nelle prime fasi quando la pista era bagnata sia quando il tracciato era completamente asciutto. Un dato sorprendente soprattutto se andiamo a confrontarlo con quanto visto durante la simulazione di long run.

Il tre volte campione del mondo, nelle prime fasi di gara, ha fatto la differenza dimostrando la propria abilità quando la pista è bagnata. Basta vedere il confronto con il compagno di team Bottas. Dal grafico è chiaro come sia stato il pilota e non la macchina a fare la differenza.

Dopo l’ingresso della Safety Car, Ricciardo per cercare di mettere pressione ad Hamilton ha deciso di effettuare un pit stop per montare un set nuovo di gomme intermedie. Scelta corretta quella del pilota australiano ma che non ha dato i risultati sperati, in quanto Hamilton con gomme più usurate era più veloce del pilota della Red Bull.

Se andiamo ad analizzare il ritmo medio di questo primo stint di gara possiamo notare che Hamilton nella prima parte di gara, ha inflitto un distacco di 7 decimi a Ricciardo e di ben 3,3 s a Bottas.

Distacco che è rimasto inalterato anche nella seconda parte del 1° stint nonostante la scelta di Ricciardo di montare le gomme intermedie nuove. Bottas, dopo una prima fase di gara molto tranquilla, è riuscito a ridurre il gap da Hamilton a 1,9s.

Se analizziamo l’intero stint, i dati riscontrati sono simili con Hamilton più veloce di 7 decimi su Ricciardo e di 2,6 s su Bottas.

L'analisi del 2° stint: Ricciardo ci ha provato, ma nessun problema per Hamilton

La seconda parte di gara si è corsa con pista pressoché asciutta e tutti i piloti di testa hanno optato per l’utilizzo degli pneumatici UltraSoft. Anche con questa tipologia di gomma Hamilton ha girato con un ritmo davvero sorprendente tanto che Ricciardo,uno dei favoriti alla vigilia, non è riuscito a mettere alcuna pressione sul pilota inglese.

Come dimostra il grafico in basso, Ricciardo è stato più veloce di Hamilton solo in rare occasioni, mentre Bottas, a differenza di quanto avveniva con l’asfalto umido, è riuscito a tenere il ritmo della Red Bull RB13.

Analizzando i passi notiamo che la differenza tra Hamilton e Ricciardo è simile a quella del 1° stint con il pilota inglese più veloce di ben 6 decimi. Ma la differenza che esisteva precedentemente tra Ricciardo e Bottas, con la pista asciutta, è svanita e i due piloti hanno viaggiato sullo stesso ritmo.

La Ferrari non deve mollare

Dopo questa “batosta” la Ferrari deve continuare a crederci perché i punti da recuperare sembrano molti ma la Formula 1 ci ha insegnato che bastano piccoli episodi per ribaltare una stagione. Ora la Rossa avrà bisogno di continuare a spingere sull’evoluzione della SF70H e soprattutto portare cavalli preziosi con l’ultima specifica di Power Unit che, con molta probabilità, verrà portata in pista nel prossimo Gp della Malesia.

Gli sviluppi saranno fondamentali così come sarà importante la prestazione di Raikkonen che dovrà cercare di stare davanti alle Mercedes per portare via punti preziosi ad Hamilton. Anche le performance della Red Bull, in decisa crescita negli ultimi appuntamenti, potrebbero diventare molto importanti.

Il mondiale non deve considerarsi chiuso e la Mercedes per riuscire ad aggiudicarselo dovrà lottare ancora molto duramente con la Ferrari.