MotoGP, chi scappa e chi insegue: così dopo i test

MotoGp

Sandro Donato Grosso

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Il bilancio dopo i tre giorni di Phillip Island. Velocissimi sia sul giro secco che sul passo gara, Viñales e Marquez sembrano già pronti per l'assalto al titolo. Rossi cerca qualcosa di più dalla sua Yamaha. I ducatisti Dovizioso e Lorenzo non sono lontani dai primi, pur dovendo fare i conti con una moto poco reattiva ai cambi veloci di direzione. Crescono le "nuove proposte"  

Sarà una stagione nella quale Viñales e Marquez si giocheranno il titolo. Sembrerebbe l'analisi veloce fatta al  Bar Centrale alle 7,30 del mattino, tra caffē e brioche, mentre ci si contende l'unica copia dell'ultimo quotidiano sportivo rimasto a disposizione. Se lo stesso pensiero però è condiviso anche tra gli addetti ai lavori del Paddock (quelli fighi che sanno leggere la telemetria), beh, allora l'idea prende forma. 

Velocissimi sia sul giro secco sia sul passo gara (1'29" basso con puntate verso l'1'28") e quasi irriverenti nell'approccio alla pista e al mondo che li circonda. Seppur con le dovute differenze, perché Marquez sorride all'accensione della telecamera mentre l'altro spagnolo è piü tignoso, più crudo, più... (qui aggiungete pure l'aggettivo che ritenete opportuno, come lo direste tra le mura di casa vostra).

L'Australia, pur essendo una pista anomala, ci consegna i due protagonisti annunciati, visto che Marc ha anche risolto i problemi di elettronica abbinata al super motore a scoppi irregolare e Maverick ha ormai la M1 cucita addosso. Valentino Rossi invece è andato alla ricerca di un assetto introvabile e la vita gli si è complicata con le nuove gomme Michelin da testare ed accoppiare ad un bilanciamento che non gli dava fiducia. Il Team Manager Massimo Meregalli ci ha portato l'esempio di un "puzzle" nel quale i tasselli non sono mai andati a loro posto. Poi, prova e riprova, a suo dire è subentrata anche un pô di naturale stanchezza.

Il Dottore ha lasciato l'Australia con la certezza che bisogna fare qualcosa in più per stare con i primi due e quindi potersi giocare il Mondiale. Un passo in avanti auspicabile è possibile anche perché, talento del campione a parte, la Yamaha ha il potenziale per andar forte. Basti analizzare anche la prestazione del debuttante Folger, pilota di Tech3.

Sorridono Pedrosa e Crutclow, probabili anelli di congiunzione tra le due star e il gruppo degli umani proprio mentre si fanno vedere "nuove proposte" come Folger, Rins, Zarco, Miller e un brillante Aleix Espargaró con L'Aprilia. Tutto questo a testimonia che sarà una stagione molto combattuta e livellata nelle piazze di rincalzo. Non ci sono infatti team cuscinetto se escludiamo la KTM che deve ancora lavorare e tanto soprattutto sull'elettronica.

Mondo Ducati. Se da una parte Dovizioso e Lorenzo non sono distanti dai primi (grazie anche a un super motore) dall'altra si è ripresentato il problema atavico di una moto poco reattiva ai cambi di direzione veloci. E' il pensiero di Dovizioso che vorrebbe essere competitivo su tutte le piste, mentre Lorenzo è parso più sereno perché pensa di essere sulla strada giusta dell'adattamento. La prova del nove l'avremo nel prossimo test in Qatar, dove lui e la Ducati vanno forte. "Se lì avessimo avuto le ali potevamo pensare alla vittoria", ne è convinto il maiorchino. Allora viene da pensare che se serve un passo avanti in termini di aerodinamica a Borgo Panigale sanno il fatto loro. Così Immaginiamo che la carena "stile Actarus" sia in arrivo direttamente dalla galleria del vento della Fondmetal di Faenza. Chi l'ha intravista ce l'ha descritta come un mix tra quella dell'Aprilia e quella della Suzuki. Visto che le due sono state paragonate ad una Manta e uno Squalo Martello, ci vorrà il miglior biologo marino per dargli un nome adeguato.