Dalla Moto2 alla MotoGP, un percorso da affrontare senza fretta

MotoGp

Guido Sassi

Lo spettacolo della Moto2 sul circuito del GP di Catalunya (foto getty)

Prima di passare dalla Moto2 alla MotoGP, è importante maturare una buona esperienza per riuscire a mostrare il proprio valore nella classe regina. Eppure piloti come Zarco e Folger stanno bruciando le tappe dell'apprendimento, aumentando le aspettative su Morbidelli per il 2018

Per i detrattori della categoria, la Moto2 presenta un appiattimento tecnico che ne limita l'interesse; al contempo, la motorizzazione unica favorisce però un certo equilibrio che rende la competizione molto serrata. Così, a chi in questi anni è riuscito a vincere il titolo, la MotoGP ha sempre offerto buone moto con cui compiere il salto di categoria: marziani a parte del calibro di Marquez, i vari Bradl, Pol Espargaro e Rabat hanno avuto a disposizione per un triennio le Honda e Yamaha satellite, avendo tempo sufficiente per fare esperienza e mostrare il proprio valore. Una buona notizia per Morbidelli, se non fosse che in questa stagione Zarco e Folger stanno bruciando le tappe dell'apprendimento e le aspettative sul 2018 del Morbido in sella alla Honda di Marc Vds si sono già alzate parecchio.

Al contrario, il caso Danny Kent, campione 2015 della Moto3 in grande difficoltà nel salto di categoria, suggerisce che non bastano i migliori trascorsi nella classe minore e un buon team in Moto2 per emergere: vincere non è semplice, ma avere successo nel regno di mezzo del Motomondiale rimane una condizione necessaria per guadagnare il migliore trampolino verso la MotoGP. In questo senso la strada da seguire per Bagnaia e i futuri successori di Morbidelli è già tracciata con chiarezza: il resto lo faranno talento e applicazione.