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NBA i risultati della notte: Clippers ok nel derby

NBA

I Clippers vincono senza troppe difficoltà il derby di Los Angeles. Anthony Davis ne segna 36 con 14 rimbalzi, ma non basta ai Pelicans per vincere contro i Bulls. Utah non si ferma più e batte anche i Magic in volata nel finale

L.A. Clippers-Los Angeles Lakers 113-97 — Dopo il ribaltone dello scorso Natale, tra Clippers e Lakers la situazione è tornata alla normalità degli ultimi anni — con il dominio dei primi sui secondi. A determinare il +16 finale è la doppia doppia ai 20 di DeAndre Jordan, che realizza 24 punti da una parte (12/13 al tiro, di cui otto schiacciate) e dall’altra cattura la metà dei rimbalzi di squadra (21 su 42, 18 solamente in difesa), guidando la miglior prestazione stagionale per punti in area (56). Ad azionarlo, come sempre, i 13 assist di Chris Paul che aggiunge anche 20 punti per la sesta vittoria consecutiva dei Clippers, che non hanno ancora perso nel 2017. “Ma questa non è davvero la nostra squadra. Ci manca ancora il 32”, riferendosi al ritorno imminente di Blake Griffin. Sull’altra sponda di L.A. coach Luke Walton — che ha fatto partire dall’inizio Lou Williams, 14° quintetto diverso in questa stagione — ha commentato laconicamente la terza sconfitta in fila dei suoi: “Non sarebbe stato male fare fallo [su DeAndre Jordan] ogni tanto, invece di fargli tirare solo un tiro libero…”.

Chicago Bulls-New Orleans Pelicans 107-99 — La forza della coppia è superiore a quella del singolo, verrebbe da dire. Il nativo di Chicago Anthony Davis realizza l’ennesima prestazione da 36 punti, 14 rimbalzi e 3 stoppate, ma il duo formato da Jimmy Butler e Dwyane Wade risponde con 50 (28 il primo e 22 il secondo) per regalare ai Bulls il successo dopo tre sconfitte consecutive. Butler è rientrato in campo dopo aver fatto i conti con un virus intestinale (“È stato un inferno”, il suo sentito commento) e ha riempito il suo tabellino con 8 rimbalzi, 6 assist, 4 recuperi e 2 stoppate in 39 minuti. Wade invece ha realizzato il grosso del suo bottino nell’ultimo quarto, nel quale ha segnato 17 punti con 7/11 dal campo, ricacciando indietro la rimonta dei Pelicans arrivata fino al -1. Ancora una volta i Bulls hanno fatto la differenza sotto i tabelloni, vincendo la sfida a rimbalzo 63-42 di cui 21 in attacco (9 di Robin Lopez, che ne ha recuperato curiosamente solo uno sotto il suo tabellone) confermando di essere la miglior squadra della NBA nel recuperare i propri errori al tiro (30% a rimbalzo offensivo, Denver seconda è staccata al 28.2%), sopperendo in questo modo all’essere i peggiori al tiro di tutta la lega (46.9 di percentuale effettiva dal campo).

Washington Wizards-Philadelphia 76ers 109-93 - L’undicesima vittoria casalinga consecutiva per Washington è meno scontata del previsto, arrivata contro i Sixers reduci da tre vittorie consecutive (unicum negli ultimi tre anni). Tanta le pressione, tanto l’entusiasmo e soprattutto tanto il peso dell’assenza di Embiid, costretto a riposare dopo essere sceso in campo contro Charlotte, Philadelphia regge solo un tempo, volando anche sul +13, ma sul finire della seconda frazione i padroni di casa tornano prepotentemente in partita e chiudono sul 57 pari all’intervallo lungo. In dubbio fino a pochi minuti dall’inizio del match a causa di vari problemi fisici, il protagonista di serata è John Wall che guida i capitolini con 25 punti, 7 assist e 7 rimbalzi. Il 31.8% dall’arco con cui il numero 2 sta viaggiando in stagione racconta bene l’ultimo step che la prima scelta al draft 2010 deve provare a fare per raggiungere la definitiva consacrazione. Per questo le tre triple realizzate sul finire della terza frazione sono un evento da dover essere festeggiato in maniera particolare, come lui stesso racconta “Ho fatto alcuni balletti che non avevo mai provato prima. Non sono venuti male”. Motivi per sorridere ne hanno anche i Sixers, con cui ha viaggiato anche Ben Simmons, ancora non nella condizione di scendere in campo, ma presente per provare a integrarsi il meglio possibile: “È molto importante che lui sia con noi – commenta coach Brett Brown -; è utile per confrontarsi con i compagni in autobus o sull’aereo. Per noi è uno stimolo a tenere presente che le cose andranno meglio”.

Utah Jazz-Orlando Magic 114-107 – Utah vince in volata contro Orlando, entrambe reduci da un back-to-back (e soprattutto da una vittoria), piazzando negli ultimi quattro minuti di gioco un parziale da 17-5 decisivo nel regalare il successo alla quinta potenza a Ovest. I Jazz però restano col fiato sospeso dopo che Rodney Hood, lanciato in contropiede, poggia il piede su quello dell’avversario facendo slittare la gamba e ritrovandosi così accasciato sul parquet. “Iperestensione del ginocchio destro” è la prima (temporanea) diagnosi, proprio ora che la squadra di Salt Lake City sembrava essersi lasciata alle spalle gli infortuni che hanno caratterizzato i primi due mesi di regular season. Alla sirena finale sono 23 punti per Gordon Hayward e 19+19 per Rudy Gobert, che ha le idee molto chiare su cosa fare: “Giocare forte in difesa, sostanzialmente fare quello che ci viene meglio. Siamo stati poco concentranti nel primo quarto, ma poi siamo riusciti a rimediare”. Più chiaro di così.