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NBA, i risultati della notte: Spurs ko a Memphis

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Marc_Gasol

Memphis vince anche contro San Antonio e conquista il quarto successo consecutivo. Cleveland tiene a riposo i Big Three e perde senza appello allo Staples Center contro i Clippers. Steph Curry ne segna 28 con sei triple nel 117-92 di Golden State contro Milwaukee

Memphis Grizzlies-San Antonio Spurs 104-96 – Dopo le 5 sconfitte in fila ad aprire marzo, Memphis ribalta le cose e centra la 4^ vittoria consecutiva nientemeno che contro San Antonio. La chiave? La difesa, capace di costringere i texani a 15 palle perse, tenendoli al 44% al tiro e solo a 9/28 da tre punti (il 32.1%, contro l’abituale 39.5% che fa degli Spurs la squadra più precisa dall’arco). Per i nero-argento è il secondo ko di fila, incassato subendo un parziale di 9-1 sul finale dell’ultimo quarto che convince coach Popovich a togliere dal campo i suoi titolari in segno di resa (Kawhi Leonard il migliore tra gli ospiti con 22 punti). Per i Grizzlies ci sono invece 19 punti, 7 rimbalzi e 6 assist per Mike Conley, 18 dalla panchina per Zach Randolph e 16 con 7 assist per Marc Gasol, al 22° scontro diretto contro il fratello Pau (8 con 9 rimbalzi dalla panchina). 

L.A. Clippers-Cleveland Cavaliers 108-78 – Trenta punti di margine e la vittoria facile dei Clippers passano inevitabilmente in secondo piano, viste le scelte fatte dai Cavaliers poco prima del match. Tyronn Lue infatti è costretto a reinventarsi il quintetto da mandare in campo dopo che LeBron James, Kyrie Irving e Kevin Love restano fuori chi per riposare, chi per non forzare la situazione nel post-infortunio. Alla fine anche i titolari dei losangelini restano a guardare il match nel quarto periodo, visto che dopo tre quarti la pratica è già abbondantemente chiusa. Blake Griffin chiude con 23 punti, 16 di J.J. Redick e 13 di DeAndre Jordan scavano un solco decisivo in un match in cui entrambe le squadre sono partite con le mani freddissime, soprattutto dalla lunga distanza. All’intervallo Cleveland va a riposo tirando 0/13 dall’arco, mentre i Clippers con 2/15. Alla fine resta il tempo per le polemiche da parte di un pubblico deluso, arrivato allo Staples Center per vedere LeBron e costretto ad assistere a una partita di tutt’altro livello (il match era anche in diretta nazionale in TV). “Vogliamo LeBron”, è il canto che più volte si è alzato dagli spalti. “L’ho sentito. Lo avrei voluto tanto anch’io in campo”, stigmatizza coach Lue a fine gara.

Golden State Warriors-Milwaukee Bucks 117-92 – Dopo le tre sconfitte subite consecutivamente, che hanno fatto molto parlare, Golden State ne vince tre di fila, ma i successi della squadra di coach Kerr fanno molto meno parlare. Quello contro i Bucks arriva grazie a un parziale di 23-6 ispirato da 7 punti consecutivi di Matt Barnes nel secondo quarto, prima della classica tripla da lontanissimo di Steph Curry (28 per lui alla fine) a suggellare un quarto da 36-15 per gli Warriors. I padroni di casa possono contare anche su un Klay Thompson da 21 punti e su un Draymond Green non lontano dalla tripla doppia (8 punti, 8 rimbalzi, 10 assist), mentre la fatica del back-to-back pesa sui Bucks (8-2 nelle ultime dieci) che hanno in Malcolm Brogdon il loro miglior marcatore a quota 18 punti e in Giannis Antetokounmpo un giocatore lontano dalle sue solite prestazioni (solo 9 punti con 4/14 al tiro, 3 rimbalzi e 3 assist).

Oklahoma City Thunder-Sacramento Kings 110-94 – Per una volta non è servita ai Thunder la tripla doppia di Westbrook per conquistare il successo, trascinata da una panchina determinante e produttiva. Ventuno punti con 8/9 dal campo per Doug McDermott e 14 per Enes Kanter si sommano a partita in corso ai 28 con 8 rimbalzi e 10 assist di Russell Westbrook e ai 16 di Steven Adams. Bastano (e avanzano) loro, visto che dall’altra parte i remissivi Kings sprofondano ben oltre il -20 già nel primo tempo, senza mai dare un vero accenno a volerci provare sul serio. Meglio per OKC, che conquista il quinto successo consecutivo e risponde colpo su colpo a Clippers e Memphis, mantenendo il sesto posto in mezzo alle altre due contendenti.

Atlanta Hawks-Portland Trail Blazers 97-113 – I Blazers rilanciano le proprie ambizioni playoff vincendo ad Atlanta la settima partita delle ultime nove e approfittando del passo falso casalingo dei Denver Nuggets contro Houston per riportarsi a una partita e mezza di distanza dall’ottavo posto. Un margine da poter provare a colmare nelle ultime 14 gare, tra cui il delicato scontro diretto casalingo del prossimo 28 marzo. Un incontro da vincere a tutti i costi e da affrontare con la stessa motivazione con cui è arrivato il successo di Atlanta, in un match mai in discussione sin dalla palla a due. Il parziale di 8-0 in meno di due minuti e poi via, senza più voltarsi indietro fino alla sirena finale. Allan Crabbe ne mette 16 in uscita dalla panchina, mentre tutto il quintetto chiude in doppia cifra, trascinato dai 27 punti (e dal +27 di plus/minus) di Damian Lillard. Agli Hawks restano i 23 di Ersan Ilyasova e i 22 a gara in corso di Tim Hardaway Jr., outsider nella corsa al premio di miglior sesto uomo dell’anno.

Chicago Bulls-Utah Jazz 95-86 – Sussulto dei Chicago Bulls che in casa battono una delle migliori squadre della Western Conference, vincono la seconda partita nelle ultime nove e rilanciano la loro rincorsa ai playoff avvicinando i Bucks sconfitti a San Francisco. Il tutto grazie ai 23 punti di un ottimo Jimmy Butler e ai 22 in uscita dalla panchina di Bobby Portis. Utah tira con il 38% dal campo e chiusa con soli 86 punti a referto. “Volevamo dimostrare di essere una squadra da playoff, di crederci ancora”, commenta a fine gara un Denzel Valentine da 11 punti e 12 rimbalzi.