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NBA, Golden State spegne Houston grazie a Curry

NBA

Ottava vittoria in fila per gli Warriors, che per il terzo anno consecutivo arrivano a quota 60. Ai Rockets non basta la 20^ tripla doppia di James Harden per sopperire a una brutta serata al tiro. Curry decisivo nel finale con 12 dei suoi 32 punti

Ci sono state solamente cinque squadre nella storia della NBA capaci di vincere almeno 60 partite in tre stagioni consecutive: da stanotte, i Golden State Warriors sono diventati la sesta, cogliendo sul difficile campo di Houston l’ottava vittoria consecutiva guidando dall’inizio alla fine e chiudendo col punteggio di 113-106. Complice l’assenza di Kevin Durant (previste nuove indicazioni sullo status del suo ginocchio nella giornata di oggi), la ricetta per Golden State è tornata quella di sempre: un’ampia dose di Splash Brothers (32 punti per Steph Curry, 25 per Klay Thompson), movimento di palla (33 assist su 45 canestri segnati) e la difesa a sorreggerne l’impatto (Rockets tenuti sotto il 40% dal campo). È soprattutto quest’ultimo il dato più impressionante per la squadra col miglior record della NBA: gli Warriors sono riusciti a disinnescare un attacco atomico come quello di Houston tenendolo solamente a 5/31 dall’arco (peggior prestazione stagionale pareggiata), limitando James Harden a 5/20 dal campo e 1/9 da tre nonostante la 20^ tripla doppia di quest’anno da 24 punti, 11 rimbalzi e 13 assist (decima partita in fila in doppia cifra per passaggi vincenti), pur facendo i conti con un tendine del polso che gli sta dando qualche problema.

In fuga dal primo quarto — Uno scarto finale di soli 7 punti è decisamente più risicato rispetto a quanto ci si potesse aspettare dopo un primo quarto dominato dagli Warriors, capaci di andare sul +17 grazie a 13 assist su 16 canestri segnati per un totale di 37 punti. Un vantaggio arrivato anche sul +22 nel corso del primo tempo con un Klay Thompson “on fire” (20 punti con 8/12 al tiro e 4 bombe nei primi 17 minuti in campo) ben aiutato dai 14 di Curry e gli 11 di Draymond Green, ma nella seconda parte del quarto i padroni di casa sono riusciti a ridurre lo svantaggio sotto la doppia cifra grazie a un parziale da 25-11 e una serie di errori di concentrazione di Curry (6 palle perse alla fine e tre falli nel solo primo tempo) e di Green (1/6 dall’arco all’interno di un non entusiasmante 11/41 di squadra). Dopo aver chiuso il primo tempo solo sul +8, nel terzo quarto Golden State ha sudato freddo quando Green è uscito dal campo per un problema alla caviglia, tirando un sospiro di sollievo quando è tornato per chiudere la sua ottima partita da 19 punti, 9 rimbalzi e 4 assist, ma ha perso James Michael McAdoo per un taglio alla testa e si è ritrovata a ringraziare l’impatto di JaVale McGee dalla panchina con +7 di plus-minus nei 7 minuti disputati nel terzo quarto, chiuso con 11 lunghezze di vantaggio grazie anche a un ottimo Andre Iguodala (12 punti, 6 rimbalzi e 6 assist alla fine).

Il Closer — Nonostante la pessima serata dall’arco i Rockets non hanno mai veramente mollato, pescando un jolly con l’eccellente prestazione in area di Clint Capela (21 punti con 9/10 dal campo) e mandando sei giocatori in doppia cifra con 17 di Lou Williams dalla panchina ristretta a soli tre giocatori in puro stile D’Antoniano. Houston ha finito però col fiato corto quando Curry ha di fatto chiuso la sfida segnando 12 dei suoi 32 punti nell’ultimo quarto, di cui 7 negli 4:30 finali di gara con una tripla alla velocità della luce in faccia a Capela e un tiro dalla media distanza su una gamba sola à la Dirk Nowitzki per mandare i titoli di coda alla sfida. Con questa vittoria Steve Kerr diventa il più veloce allenatore di sempre a toccare quota 200 vittorie essendoci riuscito con sole 238 partite allenate in carriera, 32 in meno rispetto a uno dei suoi mentori, Phil Jackson.