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NBA, anteprima playoff: L.A. Clippers-Utah

NBA

Mauro Bevacqua

Alle magie di una delle coppie più spettacolari della NBA, quella formata da Chris Paul e Blake Griffin, si aggiungono due All-Star come Gordon Hayward e DeAndre Jordan, impegnato in una battaglia che promette scintille contro Rudy Gobert. Clippers-Jazz è tutta da seguire!

Con ogni probabilità è la più interessante serie di primo turno, per l’equilibrio che promette (le due squadre hanno chiuso la stagione regolare con lo stesso record, 51-31, i Clippers davanti solo per via del vantaggio negli scontri diretti) e anche perché le statistiche insegnano che nella storia della lega il record della testa di serie n°4 (L.A.) contro la n°5 (Utah) al primo turno è 30-36. Se la squadra allenata da coach Snyder arriva ai playoff (per la prima volta dal 2012) con il titolo di campione della Midwest Division, lo stesso non può dirsi per gli uomini agli ordini di coach Rivers, che non hanno potuto reggere la competizione gli imbattibili Warriors nella Pacific. 

Stato di forma delle squadre

Il fatto che Chris Paul e Doc Rivers siano stati rispettivamente nominati giocatore e allenatore del mese per aprile la dice già lunga sullo stato di forma dei Clippers, unica squadra della lega imbattuta nel periodo (5-0, ma la striscia si allunga a 7 comprendendo gli ultimi impegni di marzo) capace di liquidare gli avversari con un margine medio di 16.4 punti a partita e tirando con la miglior percentuale dal campo in assoluto (il 51.5%). Non che sia meno buono lo stato di forma dei Jazz, vincenti in 7 delle ultime 9 gare disputate, una serie di partite chiuse con il 43.9% da tre punti (miglior dato di lega) e il quarto offensive rating e net rating (due categorie che vedono proprio i Clippers al primo posto, forti di un record di 8-1). Insomma, L.A. e Utah arrivano a scontrarsi in un momento di grande salute, sulla scia di vittorie incoraggianti e con tutta l’adrenalina dei playoff ad aumentare l’attesa per una sfida davvero affascinante. 

I precedenti

Le tre vittorie dei Clippers nelle quattro sfide di stagione regolare contro i Jazz sono il motivo per cui L.A. gioca la serie di primo turno con il vantaggio del fattore campo. Quasi simili — e per certi versi curiosi — i due primi successi ottenuti da Chris Paul e compagni, uno a L.A. e uno nello Utah, segnando in entrambe le occasioni solo 88 punti ma tenendo i Jazz a quota 75 e 72. La squadra di coach Rivers dimostra così di saper vincere contro la terza miglior difesa NBA (102.7 punti concessi per 100 possessi) proprio sul territorio favorito dagli avversari, sfruttando anche le lacune di un attacco non sempre fluido e armonioso come quello dei Jazz. Diversissimo l’esito della terza gara tra le due squadre, una vittoria nello Utah 114-108 per i padroni di casa favorita dal miglior quarto stagionale dei Jazz fino a quel momento, capaci di 40 punti nel terzo periodo. Il quarto duello stagionale, infine, ha visto i Clippers imporsi allo Staples Center per 108-95 trascinati dai 28 punti di Jamal Crawford, il leader della panchina dei californiani, altro interessante fattore X della serie (nonostante sia nella top 10 per punti segnati, la secondo unit di L.A. è sestultima nella lega per net rating, dove invece le riserve dei Jazz eccellono, con il sesto miglior dato assoluto).  

Punti di forza e deboli

Il quarto miglior attacco NBA (110.3 punti per 100 possessi) contro la terza miglior difesa (102.7 concessi): volendola riassumere in maniera davvero stringata, la sfida è in questo scontro di stili, ma i precedenti stagionali hanno già messo in chiaro che le cose possono andare diversamente. Di sicuro i Clippers — con Chris Paul ma anche con Blake Griffin — mettono più spesso il pallone nelle mai delle loro superstar chiedendogli di inventare: o in solitaria — secondi nella lega per ricorso a giocate in isolamento (solo i Cavs ne fanno di più) — oppure col classico pick and roll stile “Lob City” (guidano la lega con 1.15 punti per possesso dal rollante, spesso schiacciate al ferro di DeAndre Jordan o Griffin). Utah invece — con Gordon Hayward assunto al ruolo di All-Star solo quest’anno — replica con un gioco meno individualista e più corale, che predilige il movimento e la circolazione di uomini (quarti nella lega per numero di tagli) e palla (quarti anche per numero di passaggi effettuati, 319 a partita, ma ultimissimi nel rapporto tra questo totale e il numero di assist generati). Negli 871 minuti in cui coach Rivers ha potuto schierare in campo il proprio quintetto titolare i Clippers hanno un net rating (+15.8) secondo solo a quello di Golden State, ma la difesa dei Jazz (seconda per percentuale concessa al ferro, quarta nel dato assoluto) ha dimostrato di poter dare filo da torcere anche agli attacchi migliori della lega, iniziando col provare a imporre il proprio ritmo alla gara (Utah è ultima per pace factor nella lega, con solo 93.62 possessi a gara).

Matchup

Affascina lo scontro sotto canestro tra DeAndre Jordan e Rudy Gobert, due nomi nella rosa dei candidati al titolo di miglior difensore NBA (con il centro dei Jazz favorito per vincerlo insieme a Dryamond Green). I due lunghi sono n°1 e 2 nella lega per percentuale al tiro (71.4% Jordan, 66.1% Gobert) e anche per numero di schiacciate (253 contro 235!), con il centro dei Clippers terzo a rimbalzo (13.8 a sera) e quello dei Jazz subito dietro, quarto (12.8) ma primo assoluto per stoppate (2.64 contro l’1.65 di Jordan, settimo), real plus/minus difensivo (Jordan nono) e win share difensivo (primato nelle mani di Jordan solo due anni fa). “In tanti criticano DeAndre perché ci sono aree del gioco in cui è carente [va ricordato il 43% in carriera ai liberi? ndr] ma in quelle dove rende al meglio è fortissimo”, l’opinione di Gobert sul suo avversario diretto. “Atletico, potente, sa finire al ferro ed è un ottimo bloccante, un tratto del suo gioco a cui ho cercato di ispirarmi”.