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NBA, i Big3 non perdonano: Cleveland sul 2-0

NBA

Kyrie Irving segna 37 punti, a cui si aggiungono i 27 di Kevin Love e i 25 di un super LeBron James: i Cavaliers vincono così gara-2 e mettono un'importante ipoteca sulla serie

Finisce così, con LeBron James che scuote la testa e ripete quasi come se fosse un mantra “andate da qualche altra parte”, dopo aver spedito il tiro di Myles Turner e le ambizioni di rimonta degli Indiana Pacers in quarta fila a 25 secondi dal termine della partita. Gli ospiti infatti, seguendo lo stesso copione di gara-1, non si scompongono sul -18 di fine terzo quarto, riportandosi sul -5 a due minuti dalla fine. A segnare i canestri della staffa e del definitivo 117-111 a quel punto ci pensa Kyrie Irving, il protagonista della serata con i suoi 37 punti, da sommare ai 27 di Kevin Love (efficace come pochi) e ai 25 di LeBron James. Totale 89: ossia sconfitta assicurata, visto che nelle sette gare di playoff in cui il trio ha superato quota 20 punti a testa, non ha poi mai perso la gara. Tre interpretazioni diverse, allo stesso modo utili a una squadra che raccoglie 9 punti da Deron Williams e poco altro dal resto della panchina. Indiana invece può recriminare per la condotta di gara soprattutto nel terzo quarto, incapace di arginare la forza d’urto di un attacco che, nonostante passi sempre dalle solite e arcinote mani, risulta di continuo imprevedibile ed efficace.

Un, due, tre…stella!

Irving è l’esecutore, il killer autorizzato a prendersi 24 tiri, a giocare spesso e volentieri in isolamento e a far ballare il povero Jeff Teague, che prova a rispondere con la stessa moneta dall’altra parte realizzando 23 punti, ma risultando comunque in evidente difficoltà e affanno. Love invece è un concentrato di efficacia: 6/7 al tiro, con tre triple, 11 rimbalzi, 12/12 ai liberi e tanti punti decisivi nel parziale del terzo periodo, quello in cui coach McMillan decide di mandare Lance Stephenson in marcatura sull’ex giocatore dei T’wolves. Born Ready accetta di buon grado la sfida, costretto però poi a una triste ritirata di fronte al 9/13 che gli avversari (in particolare il numero 0) gli stampano in faccia ogni volta che è lui a ricoprire il ruolo di difensore primario. Terzo ma non di certo per importanza, LeBron James: per lui oltre ai 25 punti, anche 10 rimbalzi, 7 assist, ma soprattutto 4 recuperi e 4 stoppate; in 1.262 gare in carriera per il numero 23 (regular season compresa), è la prima volta che chiude un match con il numero quattro alla voce stoppate e recuperi. Giocate fondamentali nel conquistare il 19° successo consecutivo in un primo turno playoff per James (la striscia attiva più lunga al momento ce l'ha Magic Johnson, ma difficilmente riuscirà ad allungarla in futuro...), che mai in carriera ha perso una serie playoff dopo essere andato avanti per 2-0 (18-0 il record). I Pacers sono avvisati.

George, pensaci tu...

Gli ospiti tornano a casa battuti, ma non definitivamente sconfitti, consapevoli di poter sfruttare al meglio a Indianapolis le difficoltà difensive (e non) dei Cavaliers, che hanno chiuso la gara con un eloquente 120.8 punti di rating difensivo. A questo poi di positivo si aggiungono i 32 di Paul George con 10/20 al tiro, 8 rimbalzi e 7 assist, come al solito leader carismatico e tecnico di una squadra a cui sembra sempre mancare qualcosa. Stavolta è venuto meno un Myles Turner convincente in fase realizzativa (3/10 per soli 6 punti) e uno “specialista” difensivo in grado di dare un po’ di riposo al prodotto di Fresno State, costretto spesso e volentieri a fare i conti con James. Indiana le prova tutte, buttando nella mischia anche il rientrante Glenn Robinson III, allungando così la rotazione a dieci giocatori. Gli stessi utilizzati da Tyronn Lue, costretto a lanciare nella mischia a inizio secondo tempo Iman Shumpert, inutilizzato in gara-1 e schierato in quintetto dopo l’intervallo lungo a causa dell’infortunio di J.R. Smith: “Se mi daranno l'ok per giocare in gara-3, lo farò. La mia gamba non è di certo rotta”, ha commentato il numero 5 a fine partita dopo che i primi esami al ginocchio sinistro fanno ben sperare. Un realizzatore in più dall’arco può sempre far comodo: ad armargli la mano sappiamo già chi ci penserà.