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NBA, Patrick Beverley dice addio al nonno: vittoria tra le lacrime

NBA

La point guard di Mike D'Antoni è scesa in campo nonostante la notizia giunta in mattinata della morte del nonno, a cui era molto legato. "Sono una persona molto forte ma se c’è una cosa che mi fa male è vedere qualcuno soffrire, e mio nonno negli ultimi tempi ha sofferto molto. Oggi so che è in un posto migliore"

La notizia a Patrick Beverley è arrivata solo in mattinata, ad avvisarlo i suoi parenti più vicini, nonna e cugini: Rheese Morris, il nonno della guardia dei Rockets – e forse il suo tifoso numero uno – era venuto a mancare. “Il mio primo istinto è stato quello di saltare sul primo aereo per Chicago e raggiungere la mia famiglia – le parole del n°2 di Houston – ma tutti mi hanno chiesto di restare a Houston e scendere in campo. Così ho fatto: ho scelto di giocare e di dare tutto per i miei compagni”. Una sorta di famiglia lontano dalla vera famiglia, che per Beverley è nel South Side di Chicago, una zona non certo facile dove crescere della metropoli dell’Illinois (a livello liceale il suo rivale diretto in campo era Derrick Rose). “Da un lato avrei voluto stare vicino a mia nonna, a mia madre, ai miei cugini perché oggi per tutti noi è una giornata davvero dura. Mi conoscete – ha detto la guardia agli ordini di Mike D’Antoni,  una dinamo di energia sempre accesa – mi reputo una persona molto forte, capace di sopportare tante cose, ma se c’è una cosa che mi fa male è vedere qualcuno soffrire e mio nonno negli ultimi tempi ha sofferto molto. Oggi so che è in un posto migliore”. Vinta la tentazione di mollare tutto e raggiungere la famiglia a casa, Patrick Beverley è sceso invece regolarmente in campo al fianco di James Harden e dei suoi compagni, mandando anzi a tabellone con un tiro da tre i primi punti della gara, canestro a cui ha fatto seguire un gesto di ringraziamento verso il cielo ovviamente dedicato al nonno. La persona che, nelle parole della point guard dei Rockets, “è sempre stato il nostro uomo di famiglia” e anche il suo primo tifoso, “uno che indossava con orgoglio la mia maglia di gioco 365 giorni all’anno, quella dei Rockets ma anche quella della mia squadra russa prima ancora [lo Spartak Mosca con cui nel 2010-11 Beverley è stato votato MVP dell’Eurocup, dopo essere transitato dalla seconda lega ucraina e dalla Grecia, uscendo dalla panchina per l’Olympiacos, ndr]”. 

Da Ryan Anderson a Isaiah Thomas

A stargli vicino tra i suoi compagni di squadra in prima fila Ryan Anderson, uno dei suoi migliori amici in spogliatoio ma anche uno che conosce in prima persona le tragedie della vita, dopo aver vissuto da vicino il suicidio della ex fidanzata. “A volte la vita ci riserva prove davvero dure da superare, ricordandoci che ci sono cose molto più importanti di una partita di pallacanestro. Pat lo sa, lui e la sua famiglia credono fortemente in Dio, ma ciò nonostante momenti come questi sono davvero duri”. “Ci dev’essere un piano più grande dietro tutto questo, la mia fede in Dio non cambia ma dover dire addio a una persona che da sempre ricordo parte della mia vita è davvero super difficile”. Un dolore che avvicina il n°2 di Houston a un altro protagonista di questi playoff NBA, quell’Isaiah Thomas a sua volta colpito dal grave lutto della morte in un incidente stradale della sorella 23enne. I due piccoli-grandi uomini NBA hanno reagito allo stesso modo, cercando in un campo da basket quel santuario dove isolarsi dal resto per superare il dolore: “È stato capace di concentrarsi completamente sulla partita, come sapevamo che sarebbe stato capace di fare, e ha giocato col cuore”, le parole di Ryan Anderson. Un cuore grande come quello di Beverley, che in campo dà sempre tutto ma in gara-4 ancora di più. E per una volta una vittoria ha un senso ancora più grande.