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NBA, tutti i dati sulla rimonta impossibile di Golden State in gara-1

NBA
La panchina dei Golden State Warriors durante la rimonta (Foto Getty)
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Mai nessuno aveva rimontato 25 punti a una squadra di Gregg Popovich: ecco come i Golden State Warriors sono riusciti a vincere gara-1, grazie anche all'infortunio di Kawhi Leonard

Gara-1 tra Golden State Warriors e San Antonio Spurs verrà ricordata a lungo per l’epica rimonta completata dai campioni in carica della Western Conference, capaci di ribaltare e poi vincere una partita in cui erano finiti sotto anche di 25 punti a 7 minuti dalla fine del primo tempo. Mai nella sua carriera da 1.925 partite allenate, Gregg Popovich si era visto rimontare uno svantaggio del genere, vincendo 316 partite in cui aveva costruito un vantaggio di 25 punti senza mai perderne una (il massimo è stato un +23 concesso agli Hornets lo scorso anno). Ovviamente su gara-1 aleggia come una nuvola nera il doppio infortunio alla caviglia di Kawhi Leonard, che ha lasciato i suoi sul +23 prima di doversi arrendere e alzare bandiera bianca tornando negli spogliatoi. Con i suoi 26 punti in 24 minuti, e ancor di più con il suo +21 di plus-minus, il candidato MVP degli Spurs aveva fatto la differenza sul parquet – e la sua uscita si è rivelata il momento di svolta dell’intera gara-1, visto che in quel preciso momento (7:53 da giocare nel terzo quarto) gli Warriors avevano solamente il 3% di possibilità di rimontare sulla base del calcolo delle probabilità. Un calcolo che però non poteva quantificare quanto Leonard stesse dominando la partita.

Con e senza Kawhi, sui due lati del campo

Prima dell’infortunio di Leonard, gli Warriors stavano tirando solamente col 40% dal campo e avevano un rapporto assist-palle perse negativo (11 passaggi vincenti, 12 palloni persi). Dopo l’infortunio, hanno tirato col 58% e hanno sistemato le cose in attacco (11 assist, 7 palle perse), con gli Spurs incapaci di capitalizzare sugli errori degli avversari trasformando le sette palle perse in solo 4 punti contro i 17 realizzati da Golden State sulle 9 dei nero-argento. Curry e soci hanno anche stravinto nei punti in contropiede realizzandone 20 contro i soli 2 degli ospiti, scavando un solco enorme anche nella lotta a rimbalzo: quando c’era Leonard gli Spurs stavano controllando i tabelloni per 24-19, quando è dovuto uscire sono crollati a 13-24, soffrendo terribilmente soprattutto nella propria metà campo. Basti pensare che, dopo l’infortunio, gli Warriors hanno catturato 9 rimbalzi offensivi contro i soli 7 presi dagli Spurs sotto il proprio tabellone, concedendo 17 cruciali punti da seconda opportunità che alla fine hanno fatto la differenza.

Kevin Durant scatenato

L’assenza di Leonard ha anche privato Popovich del suo difensore principale sugli esterni, non potendolo più utilizzare né su Curry né su Durant che hanno chiuso con 74 punti in due (il loro massimo da quando giocano insieme). Il secondo, in particolare, ha cambiato marcia quando non si è più trovato il numero 2 davanti: prima dell’infortunio aveva giocato un primo tempo tutto sommato normale da 14 punti con 4/9 dal campo; dopo l’infortunio è salito di colpi realizzando 20 punti con 7/10 al tiro negli ultimi 20 minuti di gioco. Un cambio di marcia che lascia grosse preoccupazioni in casa San Antonio per il resto della serie: senza Leonard, non esiste un difensore in grado di tenere Durant in uno contro uno e Golden State può permettersi di giocare isolamenti su isolamenti per lui ricavandone tiri ad alta efficienza, limitando anche le palle perse. E anche mettendo Green su di lui (anche se si trova molto più a suo agio contro guardie come Curry rispetto a ali di maggiore stazza come KD), l’altra superstar rimarrebbe “scoperta”. Uno scenario tattico da incubo per gli Spurs che invece avevano fatto un lavoro eccellente sotto qualsiasi punto di vista nel primo tempo grazie al loro due volte miglior difensore della NBA.

Attacco spuntato

Gli Spurs hanno ovviamente subito l’assenza di Leonard in difesa, ma non è andata molto meglio in attacco. Manu Ginobili ha provato a tenere in piedi la squadra tirando fuori dal cilindro 4 canestri su 6 tentativi chiudendo con 17 punti, ma il resto della squadra ha tirato 9/29 commettendo 9 palle perse. Cinque di queste portano la firma di LaMarcus Aldridge, che a differenza di gara-6 contro Houston non si è fatto trovare pronto per trascinare la squadra, tirando solo 3/11 per chiudere la partita accontentandosi fin troppo spesso del tiro in allontanamento anche quando aveva un vantaggio fisico nei confronti degli avversari. Quello degli Spurs è stato però soprattutto un crollo di squadra: prima dell’uscita di Leonard stavano tirando 7/15 dall’arco producendo la bellezza di 78 punti; da lì in poi ne hanno segnati solamente 33 con il 37% dal campo e soprattutto 0/7 da tre punti. Numeri insostenibili per un periodo prolungato sul campo dei Golden State Warriors nonostante il cuore mostrato dai vari Ginobili, Mills e i giovani come Dejounte Murray (6 punti in 8 minuti dopo l’uscita di Kawhi) e Kyle Anderson (4 punti, 4 rimbalzi, 2 assist e un recupero in 9 minuti). Troppo grande la differenza di talento, e dopo la sconfitta in gara-1 si trovano già in svantaggio: nelle serie al meglio delle sette gare, chi vince gara-1 passa il turno nel 76% delle occasioni; e le squadre che hanno vinto 65 o più partite in regular season sono 43-3 (93.4%) dopo aver vinto la prima partita. Non dei buoni presagi per gli i San Antonio Spurs, che attendono notizie dalle condizioni del loro uomo-franchigia.