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NBA Finals, Cavs alla corde. Gara-3 Shumpert titolare? Lue dice di no

NBA

Stefano Salerno

Gli aggiustamenti di Cleveland in gara-2 hanno in parte funzionato, ma non sono bastati per limitare gli Warriors. Alle voci che volevano Shumpert dal primo minuto al posto di un opaco J.R. Smith replica però coach Tyronn Lue: "Non cambio il quintetto"

Una squadra del genere non si era davvero mai vista. Così come nessuno era mai riuscito a mettere assieme 14 vittorie consecutive ai playoff (per di più da imbattuti nella stessa post-season), così come erano 32 anni che non si segnava così tanto in una gara di finale. Il 27 maggio 1985 i Boston Celtics travolsero 148-114 i Los Angeles Lakers in quello che è stato poi ribattezzato come “il massacro del Memorial Day”: quel giorno i bianco-verdi tirarono con il 61% dal campo, assistendo 48 dei 62 canestri messi a referto e chiudendo con dieci giocatori oltre il 50% al tiro. Un unicum entrato nella storia del gioco, ben diverso dal 132-113 raccolto ieri notte dagli Warriors, capaci di produrre la seconda gara in questa post-season da 50/40/90 (percentuali realizzative dal campo, da tre punti e dalla lunetta) - la seconda volta che succede alle Finals, ma nel 1986 i Celtics raggiunsero il 44% dall’arco grazie a un modesto 4/9 dalla lunga di distanza. Il solo Kevin Durant (uno che in quella Boston avrebbe fatto il centro) ha chiuso con 4/8. Un’altra epoca dunque e soprattutto un avversario molto più complesso con cui fare i conti (KD è già a quota 71 punti realizzati, contro i 65 totali segnati in sette partite da Harrison Barnes lo scorso anno): per questo i 41 punti di scarto complessivi raccolti nei primi due episodi della serie preoccupano coach Tyronn Lue molto di più rispetto ai 48 incassati dodici mesi fa.

Cosa ha funzionato in gara-2 per Cleveland

Il lavoro dell’allenatore dei Cavaliers prima di gara-2 sembrava aver funzionato, così come gli aggiustamenti messi in mostra da Cleveland; magra consolazione per chi a fine partita si è ritrovato nuovamente battuto di 19 punti. I campioni NBA in carica infatti hanno cambiato atteggiamento in difesa, mettendo molto di più le mani addosso agli avversari, lottando con un’intensità diversa sui blocchi e forzando ben 20 palle perse (contro le quattro degli Warriors in gara-1). Hanno inoltre modificato parte dell’esecuzione in attacco, liberando con maggiore efficacia Kevin Love sia spalle a canestro che sul perimetro e leggendo con profitto in più occasioni quello che la difesa di Golden State era disposta a concedere. A questo poi si è aggiunta la super prestazione di LeBron James, autore di 29 punti, 11 rimbalzi e 14 assist, tirando 12/18 al tiro e attaccando senza soluzione di continuità il ferro per tre quarti, prima che il serbatoio delle energie restasse vuoto. Anche Love è salito di colpi in un match da 27 punti, riferimento in diverse situazioni per l’attacco dei Cavs. Tanti passi avanti rispetto a gara-1, che però hanno tenuto avanti nel punteggio gli ospiti a malapena nei primi cinque minuti di partita. Nell’azione simbolo della sfida, un LeBron James finito sulle piste di Steph Curry in difesa, deve arrendersi dopo l’ubriacante serie di finte del due volte MVP: “Sembravo un pollo a cui è stata tagliata la testa: giravo in circolo senza sosta”, ha raccontato il numero 30 a fine partita. Alla fine però, quel pollo è riuscito a trovare la via del canestro, dando il via allo strappo decisivo in favore dei padroni di casa, in perfetto stile Warriors.

Essere perfetti potrebbe non bastare

Un sforzo vano ai fini del risultato. Contro Golden State infatti bisogna essere perfetti e potrebbe comunque non bastare. Per questo il coaching staff di Cleveland ha ancora una lunga lista di appunti relativa ai tanti aspetti su cui lavorare nelle prossime 48 ore. Kyrie Irving ha faticato come un dannato a farsi spazio in uno contro uno contro Klay Thompson, asfissiante in marcatura contro qualsiasi tipo di avversario in questa serie. Nei rari momenti in cui il numero 2 è riuscito a ritagliarsi uno spiraglio, ci ha pensato Kevin Durant a mettere la mano sulle conclusioni del playmaker dei Cavs, incapace di andare oltre un modesto 8/23 dal campo, con 4/13 nelle conclusioni contestate che Golden State gli ha concesso. “La comparazione tra la squadra di quest’anno e quella di 12 mesi fa non regge, sono cambiati in maniera profonda – ha raccontato Irving a fine gara -. Non è una questione di tornare a casa sotto 0-2, è una serie totalmente diversa”. Alla sirena gli ospiti hanno chiuso con undici conclusioni tentate in più degli avversari, trovando però il fondo della retina una volta in meno e perdendo malamente la lotta a rimbalzo (53 vs.41). Colpa di Tristan Thompson, uno di quelli finito sul banco degli imputati: gli otto rimbalzi totali nelle prime due sfide sono un terzo rispetto ai 12 di media messi a referto alla Oracle Arena durante le scorse Finals. Evitare di concedere così tanti extra-possessi agli Warriors è una delle chiavi su cui lavorare: “Li abbiamo costretti a 20 palle perse, ma hanno mantenuto un livello di esecuzione altissimo. Dobbiamo fare qualcosa di più”, racconta James. Segnare i tiri non contestati con maggiore efficacia potrebbe essere un modo per riuscirci: il 2/9 raccolto in quelle situazioni in combinata da Channing Frye, Deron Williams e Iman Shumpert è davvero troppo poco per pensare di mettere in difficoltà la difesa degli Warriors.

Shumpert e J.R. Smith: coach Lue dice che non si cambia

In una serie in cui tutti stanno facendo enorme difficoltà, J.R. Smith è il giocatore in casa Cavs che più di ogni altro non è riuscito ad avere impatto nei primi due episodi. Il numero 5 ha perso efficacia in attacco, come testimoniato dai disastrosi numeri messi a referto: tre punti totali, 1/6 al tiro, 2 rimbalzi e 0 assist in 42 minuti di impiego. Impalpabile nella metà campo d’attacco, ma se possibile ancora più deteriore a protezione del ferro, come soltanto in parte raccontato dal -27 di Net Rating (di gran lunga il peggiore della squadra assieme a Tristan Thompson). La sua difesa è stata uno dei punti deboli su cui Golden State ha lucrato: contro di lui gli Warriors hanno tirato 10/11 quando si è trovato coinvolto nel ruolo di difensore principale. Una statistica indicativa, ma che non tiene conto poi di tutte le volte in cui in corsa d’opera è stato saltato come un birillo dopo un solo palleggio, costringendo a una complessa extra-rotazione la difesa di Cleveland. Mancanze che la prestazione da 20 punti di Klay Thompson in gara-2 ha posto ancora di più in risalto, così come l’incapacità di essere un ostacolo credibile al dirompente Durant nelle situazioni di cambio che lo hanno visto coinvolto. L'alternativa per ovviare allo slump di Smith potrebbe essere quindi Iman Shumpert, costretto a subire dei particolari trattamenti dopo gara-2 a causa dei crampi che già all’intervallo avevano iniziato a tormentarlo. Ciò nonostante coach Lue non ha esitato a tenerlo in campo per quasi 10 minuti nella seconda metà di gara, a differenza dei soli due minuti concessi sul parquet a Smith. Con Shumpert difensore primario gli Warriors hanno tirato 5/15: un dato dalle due facce, visto che all’efficacia sul perimetro (1/10 nel tiro da tre) si affiancano le difficoltà in avvicinamento al canestro (4/5 in quello da due). Un problema di statura e di tonnellaggio evidente, ma almeno ostacolo che potrebbe risultare d'intralcio sulla strada di Kevin Durant, fino a oggi incontenibile per chiunque. “Non è un attacco contro cui puoi concederti delle distrazioni, né tantomeno rilassarti", chiosa Tyronn Lue. "Se non sei totalmente coinvolto in difesa, vai inevitabilmente in difficoltà perché sono tutti dei grandi passatori, pronti ad approfittare di ogni sbavatura”. Lo sa bene anche il coach dei Cavs, che però - di fronte alle insistenti voci che lo volevano già pronto a un cambio di quintetto, con Shumper al posto di Smith - nega deciso: "Non cambio. J.R. sarà titolare", afferma deciso. Se è un bluff lo si scoprirà mercoledì notte.