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NBA, a Utah si coccolano Donovan Mitchell e lui esplode per 37 punti

NBA

Per il momento è sua la miglior prestazione vista alla Summer League di Las Vegas: scelto da Denver ma ceduto a Utah, l'ex giocatore di Louisville ha una storia particolare che lo vede protagonista sul parquet (e non sul diamante del baseball) solo per via di un infortunio al polso...

“Questo ragazzino sembra già un senatore. Anzi, se lo conosceste, votereste anche voi per lui”. Neppure 21 anni eppure già una reputazione di questo tipo: non si può dire che Donovan Mitchell, la scelta n°13 all’ultimo Draft NBA (chiamato da Denver, poi girato a Utah nella trade per la n°24 e Trey Lyles), non stia approfittando delle Summer League NBA per farsi un nome in fretta. L’ex giocatore di Louisville – 15.6 punti, quasi 5 rimbalzi e più di due recuperi a sera nella sua seconda e ultima annata – si è messo subito in mostra in una delle prime partite del torneo estivo organizzato proprio dai Jazz, segnando 23 punti contro i San Antonio Spurs, ma è nella Summer League di Las Vegas che ha fatto girare più di una testa. Nella gara contro i Blazers più che altro per il numero di conclusioni prese (ben 26, tutt’altro che timido, con 8 canestri e 19 punti finali), ma nella gara della notte contro Memphis è arrivata la sua prestazione migliore – e anche la migliore in assoluto tra quelle finora ammirate nel deserto del Nevada: in 34 minuti di gioco Mitchell ha messo a segno 37 punti (con 14/16 ai liberi) e recuperato la bellezza di 8 palloni (prestazione peraltro insufficiente a dare la vittoria a Utah). “Il gioco nella NBA si adatta meglio alle sue caratteristiche di quello collegiale – l’opinione del suo allenatore estivo ai Jazz, Zach Guthrie – per via delle maggiori spaziature in campo e dell’uso continuato del pick and roll. In queste condizioni tutto il suo talento e le ottime doti atletiche vengono esaltate”. Mitchell dichiara 190 centimetri – altezza più consona per una point guard che per una guardia tiratrice, nella NBA – ma ha braccia lunghe che gli permettono di raggiungere un’apertura alare di 208 centimetri. A non essere per nulla preoccupato delle misure del rookie di Utah una point guard anomala del recente passato NBA, il grandissimo Baron Davis: “Nella NBA l’unica cosa che conta è se sai giocare a pallacanestro. Qual è un  playmaker tradizionale oggi nella lega? Lo è Steph Curry? Kyrie Irving? John Wall o Damian Lillard? Ognuno ha il suo stile – l’opinione di Davis – e Donovan sa tirare, è un giocatore solido”. L’ex leader degli Warriors del “We Believe” non è l’unico grande NBA ad aver già dato la propria benedizione al n°45 dei Jazz: “Prima delle Summer League mi sono allenato a Los Angeles con Chris Paul e Paul George: quando senti due All-Star dirti che potrai fare molto bene nella lega il tuo livello di fiducia automaticamente si innalza”. 

I suoi modelli: Jordan al college, LeBron in NBA

E pensare che Mitchell al termine del suo terzo anno liceale era un prospetto che a fatica rientrava nei top 100 USA, complice anche di un percorso sportivo che prima che sul parquet lo aveva visto eccellere sul diamante del baseball: “Sì, era quello il mio sport, avrei voluto andare al college con una borsa di studio per il baseball”, ammette il rookie di Utah, il cui padre è stato giocatore di minor league e oggi lavora nell’organizzazione dei New York Mets. “Pitcher, shortstop, ero capace di ricoprire più ruoli: avevo un futuro ma al liceo, al secondo anno, scontrandomi con un compagno mi sono rotto un polso”. Fine dell’avventura sui diamanti e trasformazione in giocatore di pallacanestro, non senza successi: “Da ragazzino tifavo North Carolina per via di Michael Jordan, ma nella NBA non ho mai avuto una squadra preferita, ma solo un giocatore che ho sempre adorato guardare: LeBron James”, racconta Mitchell, uno che è cresciuto in una famiglia sportiva a 360° (“grande tifoso dei Mets, ovviamente, ma anche un po’ dei Rangers e dei Dallas Cowboys nella NFL”). Alla fine nel suo futuro c’è stata la NBA e almeno a sentire Chad Ford, ex opinionista di punta di ESPN, la matricola di Utah ha caratteristiche tali da scomodare un paragone importante, quello con Dwyane Wade: “Non ha tutto l’upside che aveva Wade uscito da Marquette ma il suo atletismo e le sue caratteristiche me lo ricordano”. Ai Jazz sarebbero felicissimi se davvero fosse così.