Timida, buffa e fortissima: chi è Naomi Osaka, la giapponese nera che ha vinto Indian Wells e sfida Serena

Tennis
Naomi Osaka è nata nel 1997 a Osaka, in Giappone (Foto Getty)
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Di cognome si chiama Osaka, come sua madre Tamaki e come la città dove è nata, ma suo padre è di Haiti e lei vive in Florida. A Indian Wells ha vinto il suo primo titolo in carriera, celebrato con un discorso divertentissimo. A Miami sfiderà Serena Williams, uno dei suoi idoli: ecco chi è la nuova stellina del tennis femminile

I RISULTATI DI INDIAN WELLS

“Questo è forse il peggior discorso di ringraziamento della storia”. Naomi Osaka fatica a parlare perché le scappa da ridere. La ragazza nera con gli occhi a mandorla sul centrale di Indian Wells non riesce a stare seria davanti a quel trofeo che si è appena conquistata. Sotto gli occhi di 15mila persone, con la bandiera del suo Giappone che le sventola alle spalle. Quella coppa di vetro è la quinta più importante nel mondo del tennis, seconda solo ai tornei dello Slam, e lei in carriera non aveva mai vinto nemmeno una coppa del nonno. Né a livello juniores, né da professionista Wta: niente. Mai un successo e poi boom: trionfo a Indian Wells, “il quinto Slam”. Roba da non credere. E così Naomi, che sul passaporto ha scritto Osaka alle voci “cognome” e “luogo di nascita”, figlia di una giapponese e di un haitiano ma residente in Florida da quando aveva 3 anni, ride e si interrompe, timida e buffa, sul centrale californiano. Non era pronta a ringraziare “ehm, vediamo, il mio staff, gli amici, la mia famiglia, Sascha... chi altro? Dimentico qualcuno? Beh, chiaro, gli sponsor... Ah, certo, i raccattapalle! Loro sono super simpatici”. E giù applausi e risate.

Naomi "l'ammazza grandi"

Ride persino Daria Kasatkina, la serba appena battuta in finale per 6-3, 6-2, che non resiste alla goffaggine verbale della sua avversaria, la quale parla un inglese perfetto ma trattiene un vulcano di emozioni dietro una compostezza nipponica. Per Naomi è il degno finale di una settimana da dea, in cui ha fatto fuori tre ex numero 1 del mondo, Sharapova, Pliskova e Halep. Dopo il primo turno con la russa aveva detto: “Nella mia vita sognavo di giocare con Venus, Maria e Serena. Ora mi manca solo lei”. Sarà accontentata a Miami, dove tra due giorni le due black girls si sfideranno nel match di apertura del torneo. E alla tennista più vincente della storia converrà fare attenzione: la Osaka è abituata agli exploit. Alla sua prima partita nel circuito Wta, da 17enne, a Stanford rimontò e buttò fuori Samantha Stosur, ex leader del ranking e numero 4 al mondo in quel momento. E nei tornei che contano ha spesso fatto bene: agli Australian Open dello scorso gennaio si è fermata solo agli ottavi di finale.

Da sinistra, Naomi Osaka, la sorella Mari, la mamma Tamaki e il padre Francois (Foto Instagram)

Il coach amico di Serena e il salto in classifica

La stagione è partita alla grande anche grazie a Sascha Bajin, ex sparring partner (e grande amico) di Serena Williams, che dopo aver lavorato con Wozniacki e Azarenka da dicembre scorso allena la Osaka. “Pensavo fosse arrogante – ha detto di lei il serbo – invece ho scoperto una ragazza dolce, autoironica, con un enorme senso dell'umorismo”. Anche grazie a queste doti stanno lavorando molto su quello che per Osaka è sempre stato il problema più grande: la testa. Lo raccontava lei stessa agli Us Open 2017 dopo aver spazzato via la Kerber in due set al primo turno: “A volte tendo a essere troppo negativa, al punto che non so più cosa sto facendo”. Ma ora le cose sembrano cambiate. Naomi arriverà alla sfida con Serenona con molte più sicurezze: col suo primo titolo in carriera è passata da numero 44 a numero 22 del ranking mondiale. E ora sul suo drittaccio e su quel servizio capace di toccare i 200 km orari c'è molta più attenzione, come testimonia il codazzo di giornalisti giapponesi che la segue ovunque per il mondo.

Sascha Bajin, ex sparring partner di Serena Williams, ora allena Naomi Osaka (Foto Getty)

Giapponese da migliorare

Naomi, nata nel 1997, è l'emblema del “meltin pot”, il miscuglio di etnie che spesso genera meraviglie. Capisce la lingua di mamma Tamaki ma si sente più a suo agio a rispondere in inglese. A Osaka preferisce Tokyo, in Giappone torna solo ogni tanto, ma nel Paese di Nishikori è già una star. Se continua a giocare così dovrà abituarsi a parlare in pubblico e a controllare i suoi “flussi di coscienza” davanti ai microfoni. Ma il mondo del tennis, soprattutto femminile, ha bisogno di nuovi personaggi. Ne ha trovata una giovane, forte e simpatica: le carte giuste per diventare protagonista.