Atleti a pezzi, è un'ecatombe di talenti

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Anche Rafa Nadal, numero uno del mondo, deve fermarsi ai box per riparazioni urgenti
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La fatidica frase "Mi devo fermare" fa paura: dalla ginnasta Vanessa Ferrari ad Andrew Howe, da Danilo Gallinari a Manfred Moelgg fino a Rafa Nadal che deve rinunciare alla finale di Davis. Sono tanti, troppi i campioni spremuti da anni oltre i limiti

Quella frase, "Mi devo fermare", fa paura, ma meno di quella che spesso la segue, "Non so quando tornerò". Fa male persino pensare ad atleti di altissimo livello lontano da pedane, parquet, campi o piste.

Vanessa Ferrari ha un tendine a pezzi, il riposo è l'unico modo per guarire. Quella di Pechino doveva essere la sua Olimpiade, è stata una delusione, e il 18esimo compleanno festeggiato ieri non è stato da ricordare. L'Olimpiade doveva incoronare anche Andrew Howe, che nel salto in lungo non si è neppure qualificato per la finale. Colpa di uno stiramento correndo i 200 metri. Il problema, però è un altro: Andrew ha dovuto scegliere, al punto da rinunciare alla sua vocazione, la velocità, perché il suo fisico soffriva troppo la curva nei 200.

E che dire di Gallinari? Il più grande talento del basket italiano, prima scelta al Draft dei New York Knicks, ha la schiena massacrata ed è costretto a fermarsi di nuovo dopo il lungo stop di questa estate. Il mal di schiena, un guaio che ha colpito anche Manfred Moelgg, che tra la prima e la seconda manche del Mondiale di Are nel 2007 pensò addirittura di ritirarsi. Le mani del massaggiatore fecero il miracolo, arrivò l'argento e la dedica proprio a chi lo aveva rimesso in piedi.

Ancor più clamorosa la rinuncia alla finale di Davis di Rafa Nadal, numero uno al mondo, che dopo aver saltato il Masters non difenderà i colori della Spagna contro l'Argentina. Colpa di una tendinite al ginocchio destro. E la frase è sempre quella: "Sono abituato a convivere con il dolore, ma così non posso proprio giocare". Non sono traumi, si tratta di usura, concetto pazzesco se pensiamo a ragazzi che hanno mediamente vent'anni. Molti meno di quanti ne dimostri il loro fisico, spremuto da anni di gare, allenamenti e, forse, pretese oltre i limiti.