Per i perdenti di lusso appuntamento a Monte Petrano

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Ivan Basso arranca in questo Giro d'Italia. Il corridore varesino è 7° nella classifica generale
Italy's Ivan Basso followed by Danilo Di Luca and Denis Menchov pedal during the fifth stage of the Giro d'Italia, Tour of Italy cycling race, from San Martino di Castrozza to Alpe di Siusi, Wednesday, May 13, 2009.(AP Photo/Alessandro Trovati)

PIER AUGUSTO STAGI commenta la corsa dei delusi. Sono coloro che hanno perso il Giro, ma proprio per questo possono vincerlo. Nella 14a tappa Basso, Pellizzotti, Simoni e gli altri possono tentare di capovolgere le sorti di questo pazzo Giro

di PIER AUGUSTO STAGI
direttore Tuttobici
da Firenze



Hanno perso il Giro, per questo lo possono vincere. L’hanno perso Pellizotti, Sastre, Basso, soprattutto Simoni, Bruseghin, Lovkvist, Cunego e Scarponi. L’hanno perso, ma da domani al Monte Petrano hanno la possibilità di mandare nuovamente sotto sopra questo Giro capovolto. Questo Giro che va poco all’insù, ma nel quale sale la febbre da maglia rosa. Siamo alla resa dei conti, alla settimana clou di una corsa che resta aperta apertissima.

Menchov è un vero «cagnaccio», dicono in gergo i corridori. Uno di quelli che non mollano mai, che è duro da buttare giù, che non si sente mai vincitore ma nemmeno vinto. Uno che ha la testa dura. Che sa correre, che sa nascondersi, anche se adesso, con la maglia rosa sulle spalle, è un po’ più difficile passare inosservato. Di Luca è fatto della stessa pasta, ha condizione fisica e mentale, e dalla sua ha una terra – l’Abruzzo - che lo attende come un soffio di leggerezza. L’americano Leipheimer, è lì, il terzo incomodo, punto interrogativo per una tenuta che nelle tre settimane ha sempre fatto difetto. Ad ogni modo, a ben guardare la classifica, sono questi tre, a giocarsi il Giro: un russo, un americano e un italiano. Non è una barzelletta, ma la storia vera di una corsa che vale la storia: del Centenario.

Hanno perso il Giro, Franco Pellizotti e Ivan Basso: per questo faranno di tutto pur di far saltare il banco. «Non ho più nulla da perdere, ora chi ne ha deve far vedere qualcosa di buono», dice deciso il varesino. «Io e Ivan stiamo bene: chi è il capitano? Chi va più forte. E’ interesse sia mio che suo andare all’attacco, ma soprattutto è interesse della Liquigas Doimo», chiosa il friulano.

Prove tecniche di sommossa, sin da domani, sul San Luca, anche se la tappa forse si addice di più a Danilo Di Luca, che è lì ad un alito dalla maglia rosa. «Io proseguirò il mio Giro con la logica avuta fino ad oggi: quando mi si presenta l’occasione giusta devo sfruttarla a pieno. San Luca è una buona opportunità, quindi…». Quindi all’attacco. «Io non sono qui per arrivare a Roma senza aver provato qualcosa – dice Gilberto Simoni -. Il percorso non è certamente di quelli che mi piacciono, perché poco duro, poco selettivo, però qualcosa si può inventare. Tutti assieme per divertirci un po’ e divertire i tanti sportivi che stiamo incontrando sulle strade».

Anche la coppia Lampre è pronta a dare battaglia. «Fino a questo momento abbiamo solo rimediato amarezze – dice Marzio Bruseghin, terzo un anno fa a Milano -. Non ci sono scuse: siamo andati più piano del previsto. Ma ora dalla nostra abbiamo la leggerezza di chi non ha più nulla da perdere. Per questo potremmo vincere». Aspetto positivo di questo Giro sotto sopra, a tratti sconclusionato, con intriso di storia calpestata. E’ un Giro che pare scritto per tre interpreti. E invece non è così.