Infradito, gelato e tanto allenamento: ecco il redento Riccò

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Riccardo Riccò
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PIER AUGUSTO STAGI incontra il modenese fermo per la squalifica alla Cera, positività riscontrata al Tour di un anno fa: "Ho sbagliato ed è giusto che me ne rimanga in ombra, ma tornerò". Presto padre, chiamerà il figlio Alberto, in onore di Contador

di PIER AUGUSTO STAGI
direttore Tuttobici
da Bologna



Bermuda di jeans, t-shirt rossa, un Cartier al polso, le ciabatte infradito ai piedi. Riccardo Riccò si gusta un gelato in un chiosco adiacente allo stadio Dall'Ara di Bologna, dove ha sede il Quartiertappa del Giro d'Italia. Lui è a 100 metri, un po' defilato, con Vania, la compagna che tra un mese lo renderà padre.

«Non vedo l'ora che venga al mondo ­ dice il modenese fermo per la squalifica alla Cera, positività riscontrata al Tour di un anno fa. Mi manca il Giro, ma so anche che è meglio che resti defilato, che non mi faccia troppo vedere. Quello che ho combinato un anno fa non è cosa di poco conto. E' stata una mazzata per me ma anche e soprattutto per tutto il ciclismo. Ho sbagliato ed è giusto che me ne rimanga il più possibile in ombra, anche se l'aria delle corse mi manca, l'atmosfera del Giro pure».

Ti piace questo Giro?
«Poco, anzi diciamo pochissimo. E' un Giro troppo semplice, senza salita, con troppa cronometro e tanta discesa».

Beh, per un tipo scattante come te non sarebbe stato nemmeno tanto male.
«In discesa me la cavo molto bene, in salita posso portar via abbuoni, ma nelle crono non sono un drago. In questo Giro le discese e le cronometro incidono di gran lunga di più delle montagne».

Eppure tra due giorni a Monte Petrano, di salita ce ne sarà quanto si vuole.

«Spero che ci sia il terreno per fare un po' di spettacolo. Conosco poco quella tappa».

Chi ti è piaciuto fino ad oggi?
«Menchov ha corso alla grande, Di Luca ha ottenuto il massimo che poteva ottenere».

Basso?
«Tecnicamente è il più penalizzato di tutti: poche salite lunghe e impegnative».

Cunego?
«Pensavo e penso ancora che fosse un Giro adatto per lui. Non capisco perché vada così piano».

Pellizotti?
«Sta facendo molto bene, ma credo che gli manchino un paio di gradini per diventare un grande».

Simoni?
«Vale lo stesso discorso fatto per Basso».

Armstrong?
«Se teniamo conto di quello che è successo, non si può che rimanere incantati».

Chi è il suo favorito?
«Credo che Menchov finirà per vincere questo Giro».

Chi è il corridore che la impressiona di più?
«Alberto Contador, è di un altro livello. Nessuno come lui».

E dire che un anno fa lo chiamava "il bagnino".
«Oggi anch'io sono un tipo da spiaggia, ma lui va più forte».

Gli allenamenti come vanno?
«Bene. Esco tutti i giorni, non so quanti chilometri faccio, perché vado a sensazioni; mi limito a fare delle ore di sella. Tanto lavoro di quantità: per la qualità c'è tempo».

A marzo del prossimo anno potrai tornare alle corse, con quale squadra?
«Mi piacerebbe saperlo. Per il momento leggo tante cose, io so poco, quasi nulla. C'è chi sta lavorando a questo progetto, spero che presto anch'io ne possa sapere di più».

Si parla d Davide Boifava, di Mercatone Uno, di biciclette che furono di Pantani, cosa c'è di vero?
«Di vero c'è solo che mi sto allenando con una Carrera della Fondazione Marco Pantani. Sono le biciclette che Pino Roncucci ­ mitico scopritore del Pirata - ha a disposizione per sviluppare il progetto giovani. Una di queste ce l'ho io. Per il resto non so nulla. Solo chiacchiere».

Segui in tivù?
«Sempre. Guardo tutto, meno il Processo. Le chiacchiere non mi sono mai piaciute».

Proprio tu che sei un bel chiacchierone?
«Tra poco diventerò babbo, sta per arrivare Alberto, si cresce, si matura. Meglio cominciare anche a pesare le parole».

Perché Alberto?
«Perché è un bel nome, in onore di Alberto Contador».

Ah, il bagnino.
«No, il più forte».