Il Signor Liquigas: Di Luca dovrebbe ringraziare noi...

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Ivan Basso, superstar della Liquigas di Paolo Zani
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PIER AUGUSTO STAGI incontra Paolo Zani, presidente del gruppo bresciano leader italiano nella distribuzione del Gpl e patron del team di Basso e Pellizotti: al Giro ho due punte, spero di portarne una da vincente a Roma

di PIER AUGUSTO STAGI
direttore Tuttobici
da Faenza (Ra)



La quiete prima della tempesta. Tutto è pronto per la sfida finale. E se non sarà finale, poco ci manca. Monte Petrano è all'orizzonte: tappa dura, durissima, per uomini che vogliono far saltare il banco. E' forse l'ultima occasione per mettere in difficoltà Denis Menchov, il russo silente, questo ragazzone di 31 anni che parla poco ma pedala forte. Di Luca, Basso, Pellizotti, Leipheimer, Sastre e chi vuole accodarsi si accodi, hanno l'occasione per provare a buttarlo giù questo ragazzone che vive in Navarra, nella Pamplona di Miguel Indurain.

"Noi ci proveremo con tutte le nostre forze, su questo ve lo garantisco ­ ci dice Paolo Zani, presidente della Liquigas, il gruppo bresciano leader italiano nella distribuzione del Gpl (Gas propano liquido) con il 22% del mercato e 688 milioni di euro di fatturato -. Basso, Pellizotti, i nostri ragazzi ci proveranno in tutti i modi a vincere questo Giro. A costo di perdere tutto".
 
Zani è uomo che si fa vedere poco, ma quando c'è si sente. Lo incontriamo al Molino Rosso di Imola, dove la Liquigas ha riposato dopo la fatica del San Luca. "Il ciclismo mi piace davvero tanto, è una passione, ma per Liquigas è anche un ottimo investimento. In questi giorni Di Luca, nostro ex grande capitano, ci ha criticato, rimproverandoci del fatto che in questi giorni abbiamo fatto poco per vincere questo Giro. Io rispetto il pensiero di tutti, in particolare quello di Danilo che è un ragazzo che stimo e apprezzo molto, ma se lui è lì ad una manciata di secondi da Menchov, forse un po' di merito ce l'abbiamo anche noi di Liquigas, che con la nostra condotta di gara l'abbiamo messo nelle condizioni di sfruttare le sue doti di scattista e andarsi a prendere abbuoni preziosi. Logicamente noi abbiamo tirato per una nostra logica, una nostra strategia di corsa, che dovrebbe e speriamo porti in questa ultima settimana i suoi frutti".

Domani, con il Monte Petrano, c'è il terreno giusto per provare a riaprire un Giro che sembra blindato
"Sarà una tappa durissima, sia per i 5.000 metri di dislivello, sia per l'arrivo in salita, sia per il vento che troveremo sul monte Petrano, ma anche e soprattutto per il gran caldo che è scoppiato in questi ultimi giorni. Io credo molto nelle nostre due punte. Pellizotti sta bene, Basso anche. Sono due belle alternative che potranno regalarci qualche  bella soddisfazione. Se poi non riusciremo a vincere questo Giro, onore al merito a chi lo vincerà".

C'è chi vi ha mosso delle critiche per la tattica a due punte
"Basso rientra da tre anni di inattività. Sta bene, è un grande corridore e soprattutto un grande uomo, ma penso che alla fine il vero Ivan lo vedremo alla Vuelta, anche se in questo Giro sono sicuro che non farà la comparsa. Franco l'anno scorso ha perso per tre secondi il podio. Ha la possibilità di migliorarsi, di fare meglio. Credetemi, però, domani ne vedremo delle belle".

Ivan in salita, su salite vere, è il migliore. Franco può sfruttare al meglio ogni situazione, anche quelle create da Ivan. Chi dei due vorrei vedere a Roma?
"Un Liquigas, a me va benone".

Non era meglio, però, decidere a tavolino su chi puntare: Franco o Ivan?

"Quest¹anno due punte, il prossimo non è detto che ce ne siano due schierino: Nibali e Kreuziger assieme a Franco e Ivan".

Ma questo Giro le piace?

"E' un Giro velocissimo, con poche salite e troppe discese. Con un corridore come Ivan ci sarebbe voluto un Giro molto più duro, ma questo è il Giro e questo dobbiamo correre".

Cosa ha pensato quando ha sentito Di Luca che criticava la passività della sua squadra?
"Che avrebbe dovuto preoccuparsi dell¹eccessivo attivismo della sua. Perché l'hanno fatto, non lo ho ancora capito".

Bordonali ha detto per vincere il Giro
"
Secondo me ha fatto rosolare troppo la squadra, ma se va bene lui a noi va più che bene".

Ha visto quanta gente sulle strade?

"E' la cosa più bella: il ciclismo è ancora uno sport estremamente radicato nel nostro Paese".

Cosa non le è piaciuto di questo Giro?
"La tappa di Milano. I corridori non dovevano fare quello che hanno fatto".

Cosa non le piace in generale?
"Oltre al doping sportivo quello amministrativo. Noi siamo l'unica squadra italiana tesserata in Italia che paga le tasse nel nostro Paese. Altri team di matrice italiana sono con sede amministrativa all'estero: non va bene".

Anche il codice etico non vi piace più
"Siamo stati tra i promotori del Codice etico, ma poi si è rivelato uno strumento che valeva per qualcuno e non per tutti. Dopo la questione Operacion Puerto, abbiamo aperto gli occhi. O la legge è uguale per tutti, o anche noi facciamo come gli altri. Quindi niente Codice, e ci affidiamo solo ai regolamenti Uci, l'unica chiamata a regolamentare il nostro sport".

Il ciclismo è ancora un buon affare?

"Per un¹azienda, il ciclismo è l¹investimento migliore. Grande visibilità e ritorno a costi accessibili".