Gentile, riflessivo, sorridente. Vi racconto chi è Menchov

Altri Sport
Denis Menchov, il leader della classifica del Giro 2009
menchov_denis_maglia_rosa

PIER AUGUSTO STAGI spiega chi è il russo al comando del Giro del centenario. Un giorno, a scuola, entrò in classe un tecnico che disse: "Bambini, il mio nome è Aleksandrovich e se volete provare una bici da corsa...". Da allora non è più sceso dalla sella

di PIER AUGUSTO STAGI
direttore Tuttobici
da Blockhaus (Chieti)



Se fosse stato per lui, ieri avrebbe riposato tranquillamente. Poi, il suo procuratore, Raimondo Scimone, un italiano di Modena, gli ha detto: "Scusa Denis, Di Luca che abita qui va a provare il percorso e tu che non lo conosci non ci vai?".

Denis, un po' dinoccolato e ciondolante si è alzato dal divano, ed è andato a prepararsi: alla fine è uscito in bicicletta. Denis Menchov, 31 enne russo di Orel, città montagnosa della Russia centrale, è un tipo così: tranquillo, riflessivo, sorridente e gentile, che è costretto a inseguire il mondo in bicicletta per le sue innate doti di pedalatore, anche se la sua indole lo porterebbe ad essere semplicemente un fantastico buongustaio, assaggiatore di vini, amante della bella vita e di tutto ciò che è bello e buono.

E' Russo, ma da dieci vive in Spagna, in Navarra, a Pamplona, nei Paesi Baschi. "Amo il caldo – dice -. Più fa caldo e più io vado bene. Chi temo per la vittoria finale del Giro? Siamo rimasti in tre: io, Di Luca e Sastre".

Denis ha iniziato giocando a calcio - sport che gli piace molto -  poi è passato alle corse sui pattini. Un giorno è entrato in classe un tecnico che ha detto: "Bambini, il mio nome è Aleksey Aleksandrovich e se volete provare una bicicletta dai corsa, vi aspettiamo nel nostro gruppo". Da allora  Denis non ha più lasciato la bicicletta.

Fino al 1992 gareggia per la squadra regionale di Orel, che in russo significa Aquila, ottenendo ottimi risultati. L’anno seguente, nel 1993 il campionato di Russia junior si disputa  proprio sotto casa sua e Denis viene notato dai tecnici del CSKA di Mosca: è il primo grande riconoscimento del suo talento.

Nel '98 la svolta: in Francia vince la Ronde de Sard (corsa che si disputa sui Pirenei) e viene notato dai tecnici della Banesto dilettanti (vivaio della squadra di Miguel Maria Echevarri, lo scopritore di Indurain, ndr). Nel'99 si trasferisce in Spagna e firma un contratto da professionista.

Quell'anno incontra anche Nadezhda, ragazza che sposa ad Orel nel 2001. Oggi hanno tre bambini: Ivan nato il 6 marzo 2003, Alexander nato il 22 gennaio 2005 e Agatha, nata il 17 dicembre 2006. La famiglia vive a Pamplona, ma quando Denis affronta i grandi giri Nadezhda e i figli si trasferiscono ad Orel dove ci sono i genitori di Denis. "Dopo il Blockhaus è quasi fatta – dice -. Adesso resta il Vesuvio e la festa di Roma: lì ci sarà tutta la mia famiglia. Se mi sento sicuro? Io non sono mai sicuro, però sono sereno". 

E' sereno anche alla luce di una vecchia storia di doping, vecchia di un anno. Un’inchiesta austriaca scoppiata nel gennaio del 2008 e denominata Humanplasma. Fu la ARD, la tivù tedesca, a tirare fuori ombre di doping attorno ad una banca del sangue. Tre i corridori che furono chiamati in causa: Michael Rasmussen, Michael Boogerd e Denis Menchov. L'inchiesta fu chiusa con un nulla di fatto. Ora, alla luce della confessione del corridore austriaco Bernhard Kohl, accusato dalla magistratura austriaca di traffico di sostanze dopanti assieme a Rasmussen, il nome di Menchov è tornato d'attualità.

Luuc Eisenga, responsabile delle relazioni esterne della Rabobank, conferma l'interessamento da parte della magistratura austriaca. "Confermo che la nostra società ha garantito la collaborazione incondizionata da parte dei nostri corridori (Michael Rassmussen, Michael Boogerd, Denis Menchov, Joost Posthuma, Pietre Weening e Thomas Dekker), ma al momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione di infrazione da parte dei nostri atleti".

Menchov parla per voce del suo manager, Raimondo Scimone: "Questa è una storia vecchia, già affrontata e chiusa. Siamo sereni". Speriamo bene.