Per Bolt un addio con beffa. La vendetta degli dei: torna umano

Atletica

Lia Capizzi

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Un addio già di per sè è malinconico ma quanto successo a Usain nella notte di Londra è anche beffardo. La vendetta degli dei che lo fanno tornare ad essere un umano come tutti

La fine di un'era, la fine peggiore che potesse esserci. I suoi ultimi 100 metri si trasformano in uno strazio. Maledetti crampi. Bolt si ferma, bloccato dal dolore alla gamba sinistra nel rettilineo finale della staffetta 4x100 più pazza del mondo vinta a sorpresa dalla Gran Bretagna davanti agli Usa, terzo il Giappone. Usain è come al solito in ultima frazione, riceve il testimone da Johan Blake, i rivali sono in leggero vantaggio, ti aspetti la rimonta e ti trovi ad assistere allo stop. Altro che caduta degli dei, questa è la nemesi, la vendetta degli dei. Forse la punizione per aver superato ogni limite umano, per aver riscritto la storia della velocità nei 100 e nei 200 metri. Caro Usain, ora basta, è ora di tornare ad essere un umano come tutti. Un addio già di per sè è malinconico ma questo diventa pure beffardo. Quasi irriverente. I titoli di coda più tristi per la leggenda giamaicana: il più grande di tutti non riesce a concludere la sua ultima gara. La reazione del pubblico dello stadio londinese è di stupore, addirittura i quattro britannici vincitori della medaglia d’oro vengono quasi ignorati perché tutti gli occhi sono fissi sulla corsia numero cinque ad osservare le smorfie e il volto contrito di Bolt. 

Il fuoriclasse che ha alzato il volume di tutti gli stadi del mondo, con la sua corsa, con i suoi gesti, ora ammutolisce il mondo con la sua caduta. D'ora in poi potrà tornare alla sua indole di pigro, a prendere la vita a ritmo più lento. Ci mancherà? Il vero Bolt, si. Moltissimo. Non ci mancherà quello appesantito, quasi goffo e poco allenato visto nel corso di questi Mondiali. Lo sapeva lui, lo sapevamo noi, che non era in forma, chi gliel’ha fatto fare di partecipare? Domanda inutile di chi non considera la voglia stessa che aveva Bolt di ringraziare, lui, il mondo intero.

Bye Bye Mo Farah

Saluta e ringrazia anche Mo Farah che però non riesce a chiudere con un’ultima doppietta. Questa volta dopo il successo nei 10 000 metri deve accontentarsi dell' argento nei 5000, battuto dall'etiope Edris. L'ultima volta del bimbo scappato dalla guerra civile in Somalia, arrivato a 8 anni in Gran Bretagna, diventanto poi un simbolo del suo paese d’adozione, nominato Cavaliere da sua maestà la Regina Elisabetta. Anche qui una piccola beffa, Mo Farah non perdeva i 5000 dal 2011, è dispiaciuto ma pure emozionato. Finisce un capito della sua corsa, per lui è un arrivederci. Non correrà più in pista ma si dedicherà solo alla strada, alla maratona. Il vero grande addio è solo per Bolt.