Shell Houston Open, Henley rimonta e va al Masters

Golf

Stefano Olivari

Henley

Il ventisettenne della Georgia ha conquistato il tuo terzo torneo PGA superando il sudcoreano Kang grazie ad un ultimo giro clamoroso, con 10 birdie. E in extremis si è qualificato per Augusta 

Il terzo torneo PGA vinto nella sua vita, la qualificazione in extremis per il Masters di Augusta di questa settimana. L'americano Russell Henley non poteva chiedere di più allo Shell Houston Open, chiuso con un ultimo giro clamoroso: 10 birdie rimontando 4 colpi di svantaggio sul primo e vincendo di 3. L’emozionante testa a testa fra il ventisettenne della Georgia e il sudcoreano Sung-hoon Kang si è deciso alla buca 13, con entrambi in testa a pari merito.

Fowler mai in lotta
- Birdie di Henley, poi ancora birdie alla 14 e birdie alla 15: 3 colpi di vantaggio difesi poi fino alla fine. Gli appassionati si aspettavano molto da Rickie Fowler, che ha giocato discretamente ma non è mai stato in lotta per la vittoria: per lui terzo posto alla pari con Luke List. Da mesi si vedono grandi cose dal ventiduenne spagnolo Jon Rahm, che a Houston è arrivato decimo ma ha confermato una regolarità ad alto livello che lo rende uno degli outsider più pericolosi di Augusta. Dove appunto andrà anche Henley, che ormai non ci credeva più (non aveva il ranking per andarci e nemmeno l’anno scorso si era qualificato).

Delusione Kang - Grossa delusione per Kang, che venerdì sera aveva concluso con 6 colpi di vantaggio sul secondo, il più largo vantaggio nella storia del torneo dopo due giorni. A proposito di storia, nel 2017 si è chiusa dopo 26 anni quella della Shell come main sponsor e forse anche del campo attuale, che si trova vicino a Humble, nella contea di Harris.

Tra golf e politica - Sylvester Turner, il sindaco di Houston, vuole riportare il torneo al Memorial Park dove si è giocato fino agli anni Sessanta ed in ogni caso dentro il perimetro di Houston propriamente detta. Tutto è ancora incerto, per un torneo che dalla vicinanza con il Masters ha vantaggi e soprattutto svantaggi, ma è chiaro che per mere questioni di spazio anche nella liberista America il golf deve fare i conti con la politica.