Dalla A alla Z, tutto ciò che serve sapere per seguire l'Open d’Italia

Golf

Michele Gallerani

Renato Paratore, day one (Open d'Italia) - Foto: GettyImages

Al Golf Club Milano, nel parco della Villa Reale di Monza, è cominciata la settantaquattresima edizione dell'Open d’Italia. Day-one: vi raccontiamo, punto per punto, dalla A alla Z, tutti i motivi per non perdere nulla di questo straordinario evento

Il ritorno sul luogo del delitto (o meglio della vittoria) non poteva essere più dolce per Francesco Molinari. Un anno fa il trionfo, il secondo all'Open d'Italia, dopo quello del 2006. Ora, dopo il primo giro dell'edizione 2017 è ancora lassù, davanti a tutti, a guidare la classifica dopo 9 birdie e 2 bogey a -7.  Non è solo, ma in compagnia di altri 4 giocatori (Aphibarnrat, Bjork, Donaldson e Pepperel), ma quello che conta è che - ancora una volta - ha dimostrato di essere un giocatore di altissimo livello, freddo e capace di reagire anche quando attraversa momenti di difficoltà. E poi ha fatto scuola, è giocatore da prendere ad esempio, anche da chi, come Martin Kaymer, è stato perfino numero 1 del mondo. Il tedesco alla 18, sebbene con un effetto e una traiettoria diversi, si è esibito in un colpo di straordinaria bellezza, ma mai come quello di Molinari un anno fa che consentì a tutti di esultare per una vittoria fantastica. Il primo giorno dell'Open d'Italia è scivolato via così, con colpi bellissimi ed emozioni fortissime. Un avvio che promette altri tre giorni spettacolo puro, ovviamente, tutto in diretta su Sky. Qui, dalla A alla Z, vi diamo tutti i motivi per non perdere nulla di questo favoloso evento.

A – come Aphibarnrat, il thailandese classe 89, con alle spalle già 3 vittorie sul Tour Europeo, con un fisico non proprio da maratoneta, che ha chiuso in testa, a -7 il primo giro dell’Open d’Italia, insieme ad altri 4 giocatori, tra i quali anche Francesco Molinari.

B – come Bogey: un colpo sopra il par (il numero di colpi con cui il progettista ha pensato una buca debba essere chiusa). Ne sono stati realizzati 260.

C – come Chicco Molinari, un vero “chicco d’oro”. È il campione uscente, era il favorito della vigilia e ha iniziato il torneo con uno straordinario giro in 64 colpi. Il miglior modo possibile per trascinare la truppa dei 13 italiani in campo e per appassionare il pubblico, di golfisti e non golfisti.

D – come Donaldson, il gallese, ex giocatore di Ryder Cup: uno dei sei che guidano la classifica pari-merito.

E – come Eagle: due colpi sotto il par. 11 in totale, di cui 10 alla buca 14.

F – come Fairway: è la zona del disegno di una buca dove si deve rimanere per avere un miglior secondo colpo; l’erba è più rasata ed è lontana da ostacoli e pericoli.

G – come Green: è la zona del campo dove sono fisicamente posizionate le buche ed è anche la zona in cui, con il putter (il ferro utilizzato per l’ultimo colpo) si può essere decisivi. Da un vecchio detto americano “Drive for show, putt for dough (il drive per lo spettacolo, il putt per guadagnare i soldi, la fama e la vittoria)” si capisce quanto sia importante. Oggi Francesco Molinari.

H – come Hole-in-one: il sogno di ogni golfista. Alla buca 10 del Golf Club Milano per la buca in uno è in palio una prestigiosa autovettura. Ma in attesa dei professionisti, la giovane dilettante milanese, Alessia Nobilio, seconda al mondo nella categoria juniores, ne ha già realizzata una (alla buca 12) nella Pro-Am del mercoledì.

I – come Ingresso gratuito: un Open veramente open. Gli spettatori, infatti, possono assistere allo spettacolo del golf senza pagare il biglietto di ingresso, a dimostrazione ancora di più che, sebbene la credenza comune dica il contrario, il golf è realmente uno sport alla portata di tutti.

J – come Jon Rahm, detto Rambo: il numero 5 del ranking mondiale, capace di esordire sul Tour americano e vincere subito, diventando presto un idolo dei ragazzini. Nel primo giro ha chiuso diciassettesimo con 4 birdie, senza errori, a 67.

K – come Martin Kaymer, tedesco freddo e calcolatore, nel 2011 è stato il numero 1 del mondo. Nel primo giro, imparando dallo straordinario colpo della vittoria 2016 di Molinari, proprio dal punto in cui è stato collocato in cippo commemorativo di quel colpo, ha sfoderato classe ed estro: come si può vedere dal video qui sotto.

L – come Linea ideale: è la traiettoria migliore per raggiungere l’obiettivo. Spesso non coincide con la traiettoria più sicura, ma solo chi sa osare, può ottenere risultati straordinari. In onore del più grande degli ultimi vent’anni, Tiger Woods, la linea perfetta, il sogno di tutti i golfisti, viene spesso definita come Tiger Line.

M – come Molinari, Edoardo: ha chiuso a 68 colpi, quattro di distacco da fratello, ma ha comunque dimostrato di avere una grande forza psicologica, con la quale ha saputo reagire a un inizio difficile.

N – come Alex Noren, il danese che a maggio, con una gran rimonta, tolse a Chicco Molinari la possibilità di vincere il BMW PGA Championship a Wentworth. Ha chiuso al primo giro a -5 ed è lì, pronto a dare battaglia.

O – come Josè Maria Olazabal: lo spagnolo, capitano di Ryder Cup, che ha tenuto a battesimo Stefano Mazzoli, uno dei giovanissimi dilettanti azzurri, invitati all’Open. Mentre Olazabal ha chiuso a +3, Mazzoli ha sfoderato un grandissimo -4.

P – come le tantissime presenze di Pubblico. È stato un primo giorno da record con 10000 spettatori che hanno seguito il gioco, abbattendo ogni più rosea previsione.

Q – come Alvaro Quiros: spagnolo, uno dei giocatori più simpatici ed estrosi del circuito. Impegnato sulla buca 1, a un certo punto lo si è visto girovagare sul fairway della buca 9 (antiparallela alla 1) per cercare di tornare sulla retta via.

R – come Ryder Cup: la terza manifestazione sportiva al mondo, dopo Giochi Olimpici e Mondiali di calcio.
È il tema principale del grande successo del golf in Italia; è l’obiettivo al quale si punta nei prossimi 5 anni quando, a Roma, sarà l’Italia a ospitarla.

S – come Sergio Garcia: il campione spagnolo, vincitore nel 2017 del primo major della stagione, il Masters di Augusta che, per la prima volta in carriera, gioca l’Open d’Italia. La sua presenza ha richiamato tantissimi spettatori, anche golfisti e attratto tantissimi giovani.

T – come Tredici: gli italiani in campo. Solo due di loro hanno chiuso il primo giro sopra par.

U – come Unica, indimenticabile, irripetibile e difficilmente comprensibile emozione che si prova una volta che si conosce il gioco. Solo chi non ha mai provato a giocarlo non può capire la magia del golf.

V – come Vittoria: ottenerla all’Open d’Italia consente di mettere in tasca un assegno da quasi 1 milione di euro.

W – come Danny Willet: campione Masters 2016, che arrivato come uno dei favoriti, sta vivendo un momento difficile e si trova al 118esimo posto con 73 colpi.

X – come la lettera più brutta da pronunciare di fronte a un golfista dilettante: quando non si riesce a concludere una buca con il numero di colpi richiesti dal proprio handicap sommato il par si scrive X. Per fortuna i professionisti non hanno questo problema.

Y – Y è la forma del tee, il piccolo pezzo di legno o plastica, che serve a sostenere la palla quando, dal tee di partenza, si effettua il primo colpo.

Z – come Zero bogey: il giro con la carta pulita, quello senza errori, che hanno compiuto solo 13 giocatori su 131.