Speciale Gabriele Detti, campione di fatica: "Ma è vietato lamentarsi"

Nuoto

Lia Capizzi

Il campione del mondo degli 800 stile, e bronzo olimpico nei 400 e nei 1500, è tornato tra i migliori al mondo dopo lo stop di un anno per l’infortunio alla spalla. Ai Mondiali di Gwangju il 25enne livornese punta in alto. Solare, dalla battuta pronta, ma pure riflessivo il nuotatore più stakanovista della storia del nuoto italiano racconta a Sky Sport la sua filosofia di vita: “Non ha senso lamentarsi quando ci sono infortuni o periodi negativi. L’importante è ripartire con maggior cattiveria. E poi farsi aiutare dal sorriso

La forza di tornare. Supportato da una ferrea ostinazione e un granitico senso del lavoro Gabriele Detti è tornato a livelli mondiali, nell’èlite dei più grandi del nuoto. Sull’ infortunio alla spalla che gli ha fatto saltare a piè pari l’intera stagione del 2018 il 25enne livornese adesso ci scherza pure, con fatalismo e senso dell’ironia. Ci è abituato. Anche nel 2015 fu costretto a restare mesi fermo ai box, complice una infezione alle vie urinarie, per poi tornare alle gare ancor più determinato e affamato conquistando il titolo di campione d’Europa nei 400 stile e mettendosi al collo due medaglie olimpiche a Rio (bronzo nei 400 e nei 1500 stile). L’anno successivo, poi, riuscì a chiudere il cerchio dei desideri con il suo primo oro mondiale negli 800 stile, nella vasca di Budapest una cavalcata avvincente con tanto di record europeo (7’40”77) tuttora imbattuto. Allora, nei corridoi della Duna Arena della capitale ungherese, non si lasciò andare a troppi festeggiamenti, attento a riversare più parole nei confronti del “quasi gemello” Greg Paltrinieri, medaglia di bronzo nella stessa gara. Gabriele è fatto così, generoso nell’animo e leggero nel modo di comportarsi, portato a sdrammatizzare ma pure a sminuire le sue imprese. Il nome di Gregorio ricorre spesso come leitmotiv nella carriera di Detti. In passato qualcuno ha pure provato a mettere un po’ di sale nel loro rapporto di amici, compagni di allenamento e rivali, ma ogni tentativo di seminare zizzania è stato rispedito indietro al mittente con grasse risate. Hanno un vocabolario tutto loro, fatto anche di silenzi, si conoscono troppo bene, diversissimi per carattere e interessi, sono stati uno da stimolo all’altro sin da quando a 17anni entrambi hanno lasciato casa per trasferirsi al Centro Federale di Ostia dando vita al progetto del mezzofondo azzurro la cui cura è affidata a Stefano Morini, che di Detti è l’allenatore ma pure lo zio. Anzi, come ripete spesso il nipote, il Moro (ndr soprannome di Morini) è lo zio solo a Natale o durante le Feste, negli altri giorni dell’anno è l’allenatore inflessibile che sfianca di allenamenti i suoi atleti.

“Siamo in piscina ogni giorno alle 8.30 per una prima seduta di 7-9 Km, poi a giorni alterni c’è la palestra, successivamente pranziamo, un po’ di riposo e torniamo in acqua ancora per un’altra sessione di 8-9 Km. In totale la media è di 16-20 Km al giorno”, elenca la giornata tipo il quasi 25enne livornese tesserato per l’Esercito a cui preme però subito specificare: “Non ci lamentiamo mica eh. È il nostro lavoro e continuiamo a farlo divertendoci. È solo che mi fa ridere la gente che pensa il nuoto sia facile o  sia solo andare avanti e indietro lungo una vasca, dietro c’è tanto tanto di più. La sera arriviamo talmente cotti che non vediamo l’ora di andare a letto. Sul materasso ci facciamo la classica buca…”. La C rigorosamente aspirata, con quell’accento toscano che Detti esibisce con orgoglio. Legatissimo a Livorno, dove torna quando ha qualche momento libero, dove ci sono gli amici di sempre e dove tornerà a vivere quando si sarà stancato di nuotare, cioè tra molto tempo. Perché la parola stanchezza la rifugge, è il più grande stakanovista della storia del nuoto italiano, capace di spaziare dai 200 stile ai 1500 stile. “In mezzo c’è la gara che mi diverte di più, quella dei 400, e poi invece quella che mi riesce meglio, gli 800 stile”, riflette l’azzurro. Ai Mondiali coreani di Gwangju sarà come sempre il primo a scendere in acqua, il programma ricalca quello olimpico con i 400 stile come gara inaugurale quando due anni fa fu medaglia di bronzo sul podio insieme al cinesone Sun Yang e all’australiano Mack Horton. Successivamente Detti dovrà pensare a difendere il titolo di campione in carica negli 800 per poi dare l’assalto all’oro olimpico tra un anno a Tokyo quando gli 800 debutteranno come nuova specialità. Quest’anno niente 1500 nel suo menù. “Ma non li ho mica abbandonati. Dopo l’infortunio della scorsa stagione, passata a vedere gareggiare gli altri, avevo bisogno di programmare un ritorno mirato e graduale. Magari per Tokyo torno pure ai 1500, vediamo…”, sorride Gabri, a cui non piace parlare troppo dei suoi passati infortuni come di quel terribile incidente all’età di 8 anni al mare: cede una passarella galleggiante e si ritrova sbattuto sugli scogli con una gamba rotta, immobilizzata dal gesso per sei mesi. “Fa parte del gioco, dello sport e della vita. Chi mi conosce sa che preferisco scherzare. I periodi brutti capitano a tutti, importante è non farsi buttare giù, ripartire con più cattiveria agonistica. Io poi adoro le persone positive”. Un macinatore di chilometri, un atleta che fa molta più fatica rispetto alla media ma pure una persona sempre con la battuta pronta: “Sono sempre il solito cazzaro”, puntualizza. Battute dietro alle quali a volte nasconde sé stesso. Perché c’è pure un Gabriele molto serio e riflessivo, c’è anche un Gabriele incavolato o magari malinconico, c’è insomma tutto un altro Gabriele che lui tiene per sé o concede solo a pochi intimi. Del resto è così pure sui social, mal sopporta l’eccesso di esibizionismo, fotografico e di parole, che impera in rete. Per uno come lui abituato ogni santo giorno ad avere come migliore (o peggiore) amica la linea nera di una corsia il silenzio a volte è d’oro. Zitto e nuota.