Il ritorno di Elisa Di Francisca, una mamma come esempio

Scherma

Lia Capizzi

Ventidue mesi dopo la sua ultima apparizione, la campionessa olimpica e neo mamma è tornata in pedana agli assoluti che si sono disputati a Milano, fermandosi ai quarti di finale: "Ho avuto paura di non riuscire a fare entrambe le cose, la mamma e l’atleta, invece si può fare tutto". Ad Alice Volpi il titolo italiano di fioretto femminile, successi per Marco Fichera nella spada maschile e per Enrico Berré nella sciabola

Non chiamatela wonder woman. Elisa Di Francisca torna in pedana a distanza di 22 mesi con tanta emozione e pure paura. La sua ultima gara era stata la finale olimpica di Rio e da allora la jesina ha rivoluzionato la sua vita con l’arrivo del piccolo Ettore nato nel luglio 2017. Ha vinto tutto, due ori e un argento olimpico solo per citare le conquiste più lucenti, non ha più nulla da dimostrare ma solo la voglia di mettersi in gioco e soprattutto di essere un esempio per i giovani. Il compagno Ivan la segue a bordo pedana, incitandola, con Ettore che nel passeggino è ancora troppo piccolo per capire l’importanza del rientro agonistico della mamma. Elisa si ferma ai quarti di finale, sconfitta da Valentina De Costanzo, ma comunque soddisfatta delle sensazioni e delle stoccate. “E’ cambiato tutto, ora che c’è Ettore non me la prendo più per tante cose. Mi basta vederlo e abbracciarlo. Ho avuto paura di non riuscire a fare entrambe le cose, la mamma e l’atleta, invece si può fare tutto. Ovviamente non mi alleno più come una volta, punto più sulla qualità. L’obiettivo è sempre quello dei cinque cerchi, magari ci scappa una gara giapponese come si deve a Tokyo”.

Il titolo del fioretto femminile se lo aggiudica per la prima volta in carriera Alice Volpi, la girovaga della scherma azzurra. Da quest’anno la poliziotta di Siena si è trasferita a Frascati dove convive con il fidanzato Daniele Garozzo – ndr oro olimpico a Rio – e una settimana al mese la trascorre a Jesi per ritrovare la sua maestra Giovanna Trillini, mito vivente delle pedane. In finale la Volpi supera Francesca Palumbo 15-9 dopo aver rischiato di uscire in semifinale contro la 17enne Martina Favaretto. Cresciuta nell’esempio della Di Francisca e della Vezzali la 26enne Alice ha uno sei sorrisi più belli della scherma mondiale, da ex ragazza timida ha imparato a socializzare grazie ai raduni azzurri e nel 2017 ha avuto la ribalta di una finale mondiale, con l’argento iridato. A Rio 2016 non gareggiava ma era presente nella spedizione italiana come sparring partner delle titolari. A Tokyo il posto da titolare non vuole lasciarselo sfuggire.

Nella spada maschile conquista il suo secondo campionato italiano consecutivo Marco Fichera. Il siciliano si è trasferito sei anni fa proprio a Milano per allenarsi con il maestro Andrea Candiani. In finale ha la meglio sul cubano Andrea Carillo, residente a Bari, per 15-7. Una maturità in continua crescita dopo l’argento olimpico a squadre e la prima vittoria di Coppa del Mondo l’anno scorso in Francia. Gli mancano quattro esami per la laurea in Scienze Politiche, un campione pensatore anche se il mental coach Luigi Mazzone gli rimprovera di avere la testa dura da siciliano. Marco è fatto così, si esalta e si deprime in un attimo, e lo ammette lui stesso: “ci vuole equilibrio per avere a che fare con me”. A livello individuale cercherà di fare il colpaccio già la prossima settimana agli Europei di Novi Sad. A livello di squadra, invece, il suo primo pensiero dopo la conquista del tricolore è per l’amico rivale Paolo Pizzo reduce da un intervento chirurgico al gomito e neo papà: “A Paolo dico di tornare presto, lo aspettiamo. Noi della spada siamo un gruppo unito, ci mandiamo pure a quel paese e litighiamo, aspetto Paolo e pure Enrico Garozzo, se siamo insieme siamo una tartaruga che va piano ma lontano”.

Enrico Berrè continua a dominare nella sciabola maschile. E’ il quarto titolo tricolore negli ultimi cinque anni per il 25enne di Genzano che vince in rimonta 15-13 su Alberto Pellegrini una finale dal sapore di derby casalingo: entrambi gli sfidanti si allenano a Roma agli ordini del maestro Alessandro Di Agostino. “Mi alleno da una vita con Aldo Montano, lui è arrivato a sei titoli, adesso che c’è l’ho nel mirino lo posso andare a prendere”. La sciabola azzurra è rinnovata, fresca, con tanta voglia di arrivare. Berrè ha già avuto la soddisfazione più grande con l’oro mondiale a squadra vinto nel 2015 e con il bronzo iridato dell’anno scorso. A livello individuale cerca l’acuto.