Maradona & co.: il calcio nelle cover di Sanremo

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Davide Bucco

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Terza serata del Festival della Canzone Italiana dedicato alle Cover: i grandi successi del passato che hanno accompagnato diversi momenti della vita degli italiani, riproposti dai cantanti in gara. Non potevamo che accostare canzone ed artista ad un grande calciatore del passato

CHIARA - DIAMANTE (Zucchero Fornaciari)
Questa canzone di Zucchero con le parole di Francesco De Gregori ci ricorda le domeniche, i mercoledì e tutto il resto passati ad ammirare Zinedine Zidane. Un diamante vero, puro, autentico che ha regalato momenti indimenticabili a tutto il calcio. La carezza ad un pallone, con la suola, con l'esterno ricorda molto la melodia di questo successo del 1989, quando tutto ancora doveva accadere. Quando ancora Zidane non aveva ancora "ballato in controluce".

ERMAL META - AMARA TERRA MIA (Domenico Modugno)
Nel 1962 Domenico Modugno, parole di Enrica Bonaccorti, cantava con la consueta magia questa poesia malinconica sull'addio alla propria terra. Quello che Gigi Riva pensò qualche tempo dopo, lasciando il nord, destinazione Cagliari. Mai avrebbe pensato però che la Sardegna potesse diventare la sua nuova terra, mai addio fu dunque più dolce. Qualche anno dopo arrivò anche lo scudetto, che fu di Riva e appunto di una terra che invece non lasciò mai più. Fino ad oggi.

LODOVICA COMELLO - LE MILLE BOLLE BLU (Mina)
Pezzo che ha fatto ballare qualche generazione, quella spensierata, quella della leggerezza e del futuro tutto davanti. Un motivo in cui non si sta fermi, si gira su se stessi, si ondeggia spensierati: ci ricorda un po’ quei dribbling infiniti, laggiù, vicino alla bandierina del calcio d’angolo, di Roberto Donadoni. Che la palla la sapeva nascondere, prima di crossarla in mezzo, facendola diventare una bolla.

ALBANO - PREGHERO’ (Albano)
Questa meravigliosa preghiera portata al successo, in Italia, dall'interista Adriano Celentano ci permettiamo piuttosto che accostarla a dedicarla al mito di Giacinto Facchetti, che non c'è più. Perché Facchetti è stato oltre che un grande giocatore, un simbolo di luce, un esempio di fede per i colori nerazzurri, dell'uomo perbene. E non basta una canzone, quindi va bene una preghiera.

FIORELLA MANNOIA - SEMPRE E PER SEMPRE (Francesco De Gregori)
Questo capolavoro firmato De Gregori, ha fatto da colonna sonora a diversi finali di carriera. Insomma quando un campione lascia dispiace sempre, tanto da volerlo con sé - sempre e per sempre. Quando uno smette, smette un pezzo di noi che lo abbiamo applaudito, fischiato, amato a volte odiato. Ne scegliamo uno che vale per tutti: Alessandro Del Piero. Pioggia e sole, abbagliano. Francamente anche la Mannoia.

ALESSIO BERNABEI - UN GIORNO CREDI (Edoardo Bennato)
Questa canzone che segna l'esordio di Bennato ha un testo molto duro, dopo la delicatezza di De Gregori riporta tutti alla realtà. Che è quella che ci ha raccontato del Paul Gascoigne calciatore divertente, allegro, e soprattutto forte, e quella che invece ci fa convivere con dispiacere immenso con il Gazza alcolizzato e finito da solo. Un contrasto reso bene dalle parole di Bennato: un giorno sei un grande uomo, un giorno devi ricominciare da zero.

PAOLA TURCI - UN'EMOZIONE DA POCO (Anna Oxa)
Basta il titolo per farci tornare a quelle notti del 1982 e del 2016: una di quelle emozioni che non ci fa vedere la realtà, ci fa stare bene, quando la pazienza di non vincere esplode nell'urlo di Marco Tardelli e Fabio Grosso. E’ una canzone d'amore, come quasi tutte quelle cantate dalla Oxa, e ci siamo amati molto quelle notti con la Coppa in mano. In fondo non sono state emozioni da poco.

GIGI D’ALESSIO ' L’IMMENSITA' (Don Backy e Johnny Dorelli)
Troppo facile per il titolo, per la musica, per la maestà del pezzo che fece la storia di Sanremo e della musica italiana: anche se arrangiata in maniera particolare non possiamo non accostarla al più grande di sempre, Diego Armando Maradona. Se poi l'interprete della serata è Gigi D'Alessio, possono partire i ricordi di quel Napoli, di quell'anno, di trenta anni fa esatti. Da celebrare grazie all'immensità del più grande numero dieci di sempre.

ELODIE - QUANDO FINISCE UN AMORE (Riccardo Cocciante)
Con Cocciante la malinconia è assicurata. Allora scegliete l’abbandono di un vostro idolo, che deve lasciare la vostra squadra, magari per andare in quella storicamente rivale. Scegliete due città stupende e a loro modo malinconiche come Firenze e Torino. E poi mescolate, come si dice in questi casi, con il dualismo di una vita, come quello bravo del primo banco che ha vinto ancora prima di giocare. Poi pensate a Roberto Baggio, che lascia la Fiorentina e va alla Juventus. E torna a Firenze, e non calcia quel rigore. Ecco, ora riascoltate Cocciante e “quando finisce un amore.

FABRIZIO MORO - LA LEVA CALCISTICA DEL '68 (Francesco De Gregori)
Ancora De Gregori, ancora 1982, che sembra fatto apposta. Ma questa melodia è un manifesto per tutti quelli che hanno calciato anche per sbaglio un pallone. Per quelli che l’hanno calciato in campi importanti e per quelli - perché no - che il pallone lo raccontano. Scegliamo la Gigi Meroni, un numero 7, anzi il numero 7 come romanzato nella canzone. C’è tutto: la paura, il cuore, il calcio di rigore, i particolari. Il giocatore.