Tuffi da 3700 metri in tuta alare: il mondiale delle aquile

Altri Sport

Il sogno di volare, come aquile e pipistrelli. A questo assomigliano quando sono in cielo. Wingsuit o tuta alare, uno sport estremo per emozioni forti. "Mi hanno dato del pazzo", ammette il capitano della Rappresentativa italiana

C’è anche un Campionato del Mondo, che si è appena concluso. Per la prima volta in Italia, a Ravenna: 49 atleti di 22 paesi si sono lanciati da un aereo indossando la tuta alare (wingsuit), che aumenta la superficie del corpo umano conferendogli un profilo alare che lo fa assomigliare a uno scoiattolo volante, permettendo quindi all’uomo di volare, o meglio di trasformare la velocità data dalla forza di gravità in planata orizzontale.

Uno sport estremo, emergente e futuristico che realizza uno dei più grandi sogni dell’umanità, quello, appunto, di volare. A Ravenna i “pipistrelli” hanno invaso il cielo per una settimana per l'evento mondiale giunto alla quinta edizione e vinto dal russo Dmitry Podoryashy.

Per capire meglio cosa si prova a lanciarsi da un aereo da turismo a 3.700 metri lo abbiamo chiesto a chi lo ha fatto, indossando i colori dell'Italia. 

Il racconto di Gerardo Capezzera, capitano della Rappresentativa italiana


Nella mia testa, la tuta alare ha sempre rappresentato la possibilità di volare, quel sogno che gli uomini hanno fino dall’antichità. In tanti mi hanno chiesto cosa mi spingesse a farlo, mi hanno dato del pazzo. “E’ pericoloso, è uno sport costoso”. Ma la mia risposta è sempre stata: “Tutto vero, ma volare mi dà la possibilità di vivere emozioni uniche, da condividere con persone che provengono da tutto il mondo e che hanno la mia stessa passione e contribuiscono a creare un ambiente unico nel suo genere, caratterizzato da una sana competizione e spirito di collaborazione fraterna.

Volare, planare, raggiungere velocità assurde solo con il proprio corpo e l’aiuto di una tuta a forma di aquila. Poi aprire il paracadute a finevolo con il cuore che ti batte ancora forte dopo quei secondi, brevi, ma così intensi e forti che di danno la carica per voler risalire subito, dopo essere atterrato.

Gerardo Capezzera in volo durante la sua prima esperienza mondiale conclusasi con un 19° posto europeo ed un 25° al mondiale