"Mi chiamo Watt". L'arbitro fraintende il cognome e lo espelle

Calcio
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Esilarante equivoco in National League South. L'arbitro va per ammonire il giocatore e gli chiede il cognome, quest'ultimo risponde Watt ma il direttore di gara lo interpreta come 'What?' e dopo il terzo avviso gli sventola il cartellino rosso. Alla fine il chiarimento e il cambio di provvedimento

"Devo ammonirti! Come ti chiami?" - "Watt" - "Ti ho chiesto come ti chiami?" - "Watt" - "Non te lo chiederò più, come ti chiami?" - "Il mio nome è Watt" - "Ora basta, vai fuori". Deve essere andata più o meno così tra Steven Watt e l'arbitro Hulme, vittima di un fraintendimento nel corso del match di National League South tra Hemel Hempstead East Thurrock. L'attaccante dei padroni di casa, con un passato con la maglia dell'Arsenal, allontana volontoriamente il pallone per perdere tempo e proteggere il vantaggio, ma il direttore di gara vede tutto e si avvicina per ammonirlo. A quel punto scatta l'equivoco, con l'arbitro che vuole sapere il cognome del giocatore per annotarlo sul taccuino in quanto, in quella lega non professionistica, le maglie sono senza nome. Il giocatore ex Gunners non protesta e risponde alla sua richiesta, ma la pronuncia del suo cognome suona tanto come un 'What?'. Dean Hulme si sente così preso in giro e decide di espellere il giocatore. Watt è incredulo e si guarda intorno, sperando che qualcuno si sia accorto del malinteso. Per sua fortuna c'è capitan Jordan Parkes a spiegare il qui pro quo al direttore di gara che, capito l'errore, torna sui suoi passi e conferma la prima decisione, il cartellino giallo. "È andato verso le due panchine e ha spiegato ciò che era successo, così tutti hanno iniziato a ridere - ha spiegato lo stesso Watt ai microfoni di Sport Bible. - Dopo quell'episodio non mi ha più parlato". L'Hemel Hempstead ha potuto così continuare la sfida in 11 e portare a casa la vittoria, grazie al 2-0 finale, con l'attaccante che a fine partita su Twitter ha preso col sorriso l'accaduto: "Basta giocare con il mio nome, non lo dirò mai più".