Bundesliga, caso Jatta: scappato dal Gambia, cambia identità ed età per evitare rimpatrio

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Il cognome di Bakery Jatta sarebbe Daffeh, classe '95 e non '98. Uno stratagemma su cui il giocatore dell'Amburgo, che aveva colpito la Germania per la sua storia di profugo del pallone, è chiamato a rispondere dopo le accuse di SportBild

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Ve lo ricordate il caso Luciano-Eriberto? Nel 2002 la cronaca sportiva fu spiazzata dall'allora centrocampista del Chievo, che confessò di essere arrivato in Italia sotto falso nome (e quattro anni più giovane) per avere più chances di sfondare da noi e fuggire dalla povertà in Brasile. Diciassette anni dopo, la storia si ripete. Dall'Africa alla Germania, con SportBild che è andata a rispolverare il passato dell'esterno sinistro dell'Amburgo Bakery Jatta. Anzi, Daffeh.

L'Amburgo smentisce: "Documenti in regola"

Perché l'incredibile storia del giocatore fuggito dal Gambia, attraversando il deserto del Sahara e arrivando in Italia con un barcone prima di finire in Germania nel 2015, avrebbe una piccola licenza poetica. Secondo quanto riportato dal settimanale, la vera data di nascita di Bakery è infatti 6 novembre 1995: quasi tre anni prima di quel 6 giugno 1998 indicato sui documenti del ragazzo. Che di cognome farebbe invece Daffeh, scomparso dalle formazioni e dalle cronache sportive africane proprio quando Jatta compiva il suo viaggio per l'Europa.

Le analogie

Come nel precedente italiano, alle origini dell'inganno ci sarebbe la pressione di una vita di stenti. Jatta aveva raccontato di non aver mai giocato a calcio in una squadra vera prima dell'Amburgo (47 presenze e 5 gol dal 2017 ad oggi), se non a piedi nudi per strada. E lo status di minorenne, al momento del suo arrivo in Germania, gli avrebbe garantito maggior tutela come richiedente asilo risparmiandogli l'espatrio. Ora si attende la verità del giocatore: il suo club si è limitato a far sapere che "il passaporto e il permesso di soggiorno di Jatta sono in regola", mentre Jatta-Daffeh rischia al massimo una squalifica. Ma, Luciano insegna, tornare sui propri passi in fin dei conti non ha prezzo.