Manchester United, Matic: “No al Remembrance Poppy? Mi ricorda i bombardamenti in Serbia”

Premier League

Papavero rosso sulle maglie dei compagni ma non sulla sua, il centrocampista United spiega le sue ragioni: “Mi ricorda le bombe in Serbia del 1999 quando avevo dodici anni, ma nessuna mancanza di rispetto”. Esattamente come quella di James McClean, la cui storia si intreccia alla Sunday Bloody Sunday degli U2

JUVE-UNITED, PROBLEMI PER LUKAKU

ANCHE DOUGLAS COSTA E BERNARDESCHI IN DUBBIO

Le bombe Matic non se le è mai scordate. Non quelle che sentiva a Vrelo da ragazzino e che lo lasciarono terrorizzato. Il serbo affidata a Instagram il suo messaggio, di rispetto e di motivazioni, per quel “papavero rosso” appuntato sì sul petto dei suoi compagni ma non sul suo. È il “Remembrance Poppy”, quel fiore rosso simbolo del ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale e delle altre guerre, che in passato e futuro hanno e avrebbero dilaniato popoli e nazioni. Quel logo va dal 2012 anche sulle divise delle squadre della Premier League per tutto il mese di novembre, perché è l’11 in Gran Bretagna che si celebra il “giorno del ricordo”, anniversario (quest’anno il centesimo) dall’Armistizio di Compiègne. Fine della Guerra. Milioni e milioni di morti e un monito per tutti. Ma il centrocampista dello United, nell’ultima uscita contro il Bournemouth, non l’ha voluto appuntarlo sul proprio petto.

La spiegazione

“Comprendo perfettamente il motivo per cui tutti indossino i 'Remembrance Poppy' - ha scritto Matic sul proprio profilo Instagram -, rispetto il diritto di ognuno e ho totale compassione per coloro che hanno perso i loro cari a causa dei conflitti. Ma per me, in ogni caso, è soltanto il ricordo di un attacco subito quando ero un dodicenne spaventato che viveva a Vrelo, mentre la mia terra veniva devastata dai bombardamenti in Serbia del 1999”. Ecco allora la spiegazione, anche se in passato la storia era stata diversa: “In precedenza l’avevo indossato, è vero, ma dopo una riflessione personale credo che non sia giusto che io indossi il papavero sulla mia maglia. Non voglio sminuire questo simbolo ne offendere la Gran Bretagna: è solo una scelta personale. Spero che tutti possano capire le mie ragioni e che io possa ora concentrarmi sulla squadra per le prossime partite”.

5 novembre 2017: uno scatto di quando Matic (in un Chelsea-Man United) indossava ancora il "papavero rosso" (Getty)

Il precedente

Il papavero rosso nel mese di novembre è praticamente ovunque in Gran Bretagna. Maglie, bandiere. Ma il logo finisce anche accanto ai nomi delle testate dei giornali, per le strade di Londra e appuntato sul bavero delle giacche di chiunque, regina compresa. I giocatori non fanno quasi mai eccezione, tranne quel James McClean ex Sunderland, Wigan e Wba e ora in Championship con lo Stoke, che quel simbolo non lo ha mai digerito. Lui, nato a Derry nell’Irlanda del Nord nella tenuta di Creggan dove vivevano sei dei 28 civili disarmati colpiti dai soldati britannici nella Bloody Sunday del 30 gennaio 1972. Quattordici i morti quel giorno, quando il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili. Gli U2 ne hanno scritto una meravigliosa canzone mentre McClean, di mestiere ala sinistra, scelse un’altra via per la protesta: “So che la mia decisione continuerà a creare polemica ma chiedo rispetto così come io sono rispettoso delle persone che scelgono di indossarlo”. Il motivo? “A causa della mia storia non posso proprio indossare qualcosa che rappresenti la Gran Bretagna”.

4 novembre 2017: a sinistra James McClean ai tempi del Wba senza il "Remembrance Poppy" appuntato sulla divisa (Getty)