Defoe premiato per l'attività della sua fondazione: "Lo dedico a Bradley. La sua mancanza mi fa male"

Premier League

L’attaccante del Bournemouth è stato ricevuto a Buckingham Palace, laddove è stato premiato per l’attività della sua fondazione che si occupa di bambini in difficoltà: “Dedico questo riconoscimento al mio amico Bradley – le sue parole - ho ottimi ricordi di lui, la sua mancanza mi fa ancora male”

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Solo 21’ giocati, fin qui, in Premier. 36 anni, in fondo, cominciano a farsi sentire. E, a quest’età, non è facile trovare spazio nel Bournemouth anche per uno come Jermain Defoe. Quasi 250 reti segnate in carriera, la più bella delle quali con la sua fondazione. La Jermain Defoe Foundation, infatti, sostiene da anni i bambini senzatetto, quelli maltrattati o malati che vivono principalmente a St Lucia, l’isola caraibica che ha dato i natali alla sua famiglia. Grazie al lavoro svolto, l’attaccante è stato ricevuto a Buckingham Palace dal Principe del Galles, che lo ha premiato con l’OBE Award. Un premio vinto a giugno, che però Defoe ha potuto ritirare soltanto qualche ora fa. E la dedica, ovviamente, è speciale.

La dedica speciale

“Vorrei dedicare questo premio al mio piccolo amico Bradley – ha spiegato ai microfoni di Sky Sports News – tutti conoscono il rapporto che ho avuto con lui. Ho grandi ricordi, la sua mancanza mi fa ancora male. Ma ricevere un qualcosa di simile mi rende orgoglioso e felice”. Bradley Lowery è tristemente scomparso nel 2017, arrendendosi al neuroblastema a soli sei anni. La loro amicizia era nata un anno prima, nel 2016, proprio grazie alla fondazione di Defoe. Bradley, grande tifoso del Sunderland. Defoe, bomber di quella squadra. Stadium of Lights, il pubblico urla il nome di questo bambino con un tubicino che gli entra nelle narici. La scena si ripete spesso, con i due che entrano in campo insieme, mano nella mano. Poi la partita contro il Chelsea, dove durante il riscaldamento c’è anche Bradley, che palleggia con Diego Costa e segna su rigore a Begovic. La notte passata insieme all’ospedale, l’immagine di un bambino piccolo che si tappa le orecchie sul prato di Wembley, dove Defoe è stato richiamato per vestire la maglia della nazionale quattro anni dopo l’ultima volta: “Era il mio migliore amico. Lui era genuino. Amava il calcio. Lui mi amava e io l'amavo. Non c'era niente che potessi dargli se non la mia amicizia” le parole di Defoe nel giorno della morte di Bradley. Il suo nome se lo è anche tatuato sul braccio destro, a testimonianza di un rapporto indelebile. Sano, umano. Cosa non facile nel mondo del calcio.