Manchester United, Solskjaer nuovo allenatore: l'eroe di Champions nel '99 torna a casa

Premier League

Luca Cassia

È ufficiale l'avvento di Ole Gunnar Solskjaer sulla panchina dello United, club che ha esonerato Mourinho e che scommette su una leggenda della società. Centenario di gol nel gruppo allenato da Sir Alex Ferguson, l'ex attaccante norvegese decise l'incredibile finale di Champions del 1999 contro il Bayern Monaco. Lo chiamavano "The Baby-Faced Assassin", ora punta a ripetersi in panchina

MANCHESTER UNITED, SOLSKJAER NUOVO ALLENATORE

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La sua firma l’aveva già messa il 26 maggio 1999 al Camp Nou, teatro di una delle più incredibili finali di Champions League mai viste nella storia. E non può essere un caso che il video-tributo (pubblicato e rimosso) prima dell’annuncio ufficiale lo riaccogliesse nel nome di quel ricordo: "Venti stagioni da quel gol a Barcellona, la notte più importante della sua carriera". Lui è Ole Gunnar Solskjaer, nuovo allenatore del Manchester United al quale è profondamente legato: parlano i titoli conquistati in bacheca e i gol segnati a raffica, tanto che Oltremanica venne ribattezzato "The Baby-Faced Assassin" (il killer con il volto da bambino) per via di quei tratti giovanili che non concedevano sconti a portieri e difese avversarie. Una leggenda per i Red Devils, uno dei simboli degli immortali di Sir Alex Ferguson chiamato all’incarico più prestigioso della carriera: sarà il 45enne norvegese a traghettare il club fino al termine della stagione, ruolo che non può escludere sviluppi e sorprese come accaduto in quella notte di Champions. Se il vice presidente esecutivo Ed Woodward confida nel suo intervento per "riunire giocatori e tifosi", Solskjaer non attendeva altro dopo l’esonero di José Mourinho: "Il Manchester United è nel mio cuore ed è fantastico tornare in questo ruolo. Non vedo l’ora di lavorare con i talenti della squadra, lo staff e tutto il club".

The Baby-Faced Assassin

Norvegese classe 1973, ex attaccante emerso nel Molde nel cuore degli anni Novanta, Solskjaer ha legato 12 anni della sua carriera al Manchester United: punta duttile e cinica, uomo votato al gol come ribadito dai numeri. Ben 126 centri in 366 presenze totali agli ordini di Alex Ferguson, allenatore che lo accolse nel 1996 per 2,5 milioni di euro a discapito di Alan Shearer poi destinato al Newcastle. Decisamente più di un’alternativa nel reparto offensivo alle spalle di Cantona e Cole: al primo impatto in Inghilterra contribuisce al titolo sfiorando il tetto delle 20 reti, numero indossato sulla maglia per l’intera carriera. Una "super-riserva" per dirla come i media britannici, altro non fosse che schierato nelle parti finali delle partite riusciva comunque a lasciare sempre il segno. Il 6 febbraio del 1999 realizzò 4 gol in 12 minuti contro il Nottingham Forest, peccato che fosse entrato al minuto 71 per Dwight Yorke. E pochi mesi più tardi timbrò il 2° trionfo dei Red Devils in Champions League contro il Bayern Monaco: bavaresi avanti fino al 90’ con la rete di Basler, epilogo praticamente scritto al Camp Nou. Di Sheringham il gol del pareggio, di Solskjaer al minuto 93 la rete di rapina in area di rigore che concede l’assurdo 2-1 finale per lo United. Un gruppo che festeggerà il Treble (Triplete per dirla alla Mourinho) imponendosi pure in campionato e in FA Cup: di quella notte a Barcellona, tuttavia, l’immagine per eccellenza è quella della festa del "killer norvegese".

Un ruolo da comprimario sconosciuto in Nazionale (23 gol in 67 presenze), va detto tuttavia che Sir Alex Ferguson ne riconosceva l’intelligenza vedendolo studiare il gioco direttamente dalla panchina. Raramente titolare nonostante le partenze di Cole e Yorke, Calypso Boys o gemelli del gol (fate voi) che non gli garantirono una maglia da intoccabile: spalla di Van Nistelrooy o Forlan, addirittura schierato come ala destra durante l’infortunio di Beckham rispondendo comunque al meglio. A complicare i piani i guai al ginocchio con stop forzati e un’operazione nell’estate 2004 che gli preclude l’annata seguente: rivedrà il campo addirittura nel dicembre 2005 ricevendo l’omaggio dei tifosi e la fascia di capitano. Non ripeterà più i numeri della sua prima parentesi inglese complici due nuovi interventi al ginocchio, episodi che l’hanno portato ad annunciare il ritiro il 27 agosto 2007. In bacheca 17 titoli con lo United con 7 scudetti e 2 Champions League, centenario di gol dal record memorabile al suo addio: mai nessun giocatore del club aveva totalizzato 28 reti partendo dalla panchina. Furono 68mila i tifosi ad abbracciarlo in occasione della partita d’addio celebrata a Old Trafford nell’agosto 2008: solo un arrivederci alla squadra più amata.

Manchester United e ritorno

Già premiato in patria per il suo lavoro come ambasciatore dello sport e l’enorme impegno sociale, Solskjaer inaugura la sua parentesi tecnica allenando gli attaccanti dei Red Devils nella stagione 2007/08. Nel maggio seguente gli viene affidata la squadra riserve trionfando alla Lancashire Senior Cup e assicurandosi la Manchester Senior Cup, successi che precedono il contatto con la Federcalcio norvegese per allenare la Nazionale. Incarico rifiutato a causa dell’inesperienza in panchina, come da lui affermato, tuttavia nel novembre 2010 torna al Molde dove aveva giocato prima di trasferirsi allo United: in due anni conquista altrettanti scudetti, la Coppa di Norvegia e la Supercoppa nazionale. Meno fortunata l’avventura in Premier League al Cardiff City, dove arriva nel gennaio 2014 rimpiazzando Mackay: i gallesi retrocedono all’ultimo posto e le parti si separano nel settembre seguente. Solskjaer riparte così dal Molde prima del ritorno ufficiale a Old Trafford, curioso prestito dal club norvegese fino alla primavera complice la sosta del campionato. È lui il manager ad interim del Manchester United dopo l’esonero di José Mourinho, occuperà la panchina fino al termine della stagione: quanto basta all’eroe del 1999 per regalare nuove sorprese al club dove è diventato leggenda.