"L'unica razza quella umana". Perché si può fermare un match

Calcio
Lilian Thuram, ex campionissimo, consulente Fifa per i problemi legati al razzismo
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Era il marzo del 2006 , il regolamento Fifa fu ampliato: le pene oggi vanno dalla multa alla sconfitta a tavolino, passando dalla squalifica del campo, penalizzazione in caso di recidiva, retrocessione, esclusione dalle competizioni internazionali

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C'è una sola razza, quella umana - disse Lilian Thuram quando fu chiamato a Zurigo come esperto dalla Fifa che aveva deciso di inasprire le norme anti-razzismo. Ne sapeva qualcosa Thuram di insulti e cori razzisti, tante ne aveva subite nel corso della sua carriera, era uno di quelli che come Zoro, oppure Eto'o aveva deciso di prendere una posizione netta.

Era il marzo del 2006 , il regolamento Fifa fu ampliato, le pene, le stesse di oggi vanno dalla multa alla sconfitta a tavolino, passando dalla squalifica del campo, penalizzazione in caso di recidiva, retrocessione, ed esclusione dalle competizioni internazionali. Tutte le federazioni nazionali hanno recepito questa norma Fifa, che si aggiunge a quelle dei singoli regolamenti. In quello italiano l'arbitro può interrompere la partita se esiste una condizione ambientale non consona allo svolgimento della gara, una disposizione teorica, nella quale non si fa preciso riferimento al razzismo, ma che ma che si può interpretare.

Una condizione ambientale non consona potrebbe per esempio turbare la psicologia collettiva, l'arbitro potrebbe dunque arrivare a decidere di non giocare la partita. Dal 2004 è avvenuto una sola volta in Olanda: in campo Ado Aia-Psv a causa di cori antisemiti la partita venne fermata all'80esimo, l'arbitro fu irremovibile.
Una gara può essere sospesa anche per ragioni di ordine pubblico dal responsabile della sicurezza ma solo in caso di striscioni offensivi. Sabato sera a Torino non ci sarebbe stato quindi un motivo per interrompere la gara, non per ragioni d'ordine pubblico.

Ciò che accade allo stadio viene però messo a referto dall'arbitro e registrato dalla procura, in un secondo momento è il giudice sportivo a decidere la pena. L'articolo 11 del codice di giustizia ritiene discriminatorio quindi sanzionabile, ogni comportamento offensivo, tra cui specificatamente gli insulti per ragioni di razza. La sanzione non deve essere inferiore ai 20.000 euro, è a carico della società, nei casi di recidiva il giudice può decidere di disputare una o più gare a porte chiuse, fino ad una squalifica del campo fino a due anni.
Tutti provvedimenti del giorno dopo. Ma servono anche interventi immediati.

Come la sospensione della partita. E' già successo in Danimarca, in Spagna e anche in Italia, in una partita di terza categoria. L'arbitro ha il potere di farlo. Basta volerlo. Per ricordare un'apparentemente banalità: c'è un'unica razza, quella umana.