Dentro il Viareggio: ecco l'Esperia, toscani doc senza paura

Calcio
La formazione dell'Esperia Viareggio impegnata nella Coppa Carnevale (foto di Aldo Umicini)
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La squadra di casa allenata da mister Bertolucci esordirà nel torneo contro il Guaranì. Il tecnico racconta l'emozione di guidare i ragazzi della sua città. TUTTE LE CURIOSITA' SUL TORNEO

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di Matteo Veronese

Se dici Viareggio, dici Francesco Bertolucci. Il mister della primavera dell'Esperia è un viareggino doc, l'accento non mente, con una vita segnata dal gioco del calcio: suo padre "primo marcatore della storia della Pro Patria in serie A", ha legato per anni il suo nome allo stadio Dei Pini e alla città toscana, “sicchè, si può dire che io ci sia nato, allo stadio di Viareggio!”

Inizia il torneo di Viareggio e se c'è qualcuno che più di tutti può spiegare che cosa rappresenti, questo è lei...
"Per un ragazzo, per di più viareggino, è una cosa bellissima. Io sono nato e cresciuto a Viareggio ed è una grande emozione guidare i ragazzi della squadra della mia città. Non possiamo competere con le grandi corazzate come Milan, Inter, Juventus, ma lo onoreremo, è una cosa a cui teniamo moltissimo!"

Quanto è importante la presenza dei top club italiani e di così tanti club stranieri per il torneo?
"Ho già giocato il torneo, da allenatore, con la Lucchese nel 2005: è una manifestazione importante che serve a valorizzare i ragazzi, è una cosa molto bella avere anche ragazzi stranieri. Noi come Esperia abbiamo una squadra in LegaPro molto giovane, è possibile che qualcuno venga a giocare il “Viareggio” con noi".

Dei giovani talenti di Inter, Milan, Juventus si scrive e si legge molto spesso: chi sono invece i ragazzi dell'Esperia?
"La nostra è una squadra molto giovane, i nostri ragazzi sono tutti del '92, nell'ultima partita ha esordito addirittura un ragazzo del '93. Sono tutti ragazzi che vorremo portare un giorno in prima squadra: la nostra è una politica basata sulla valorizzazione dei giovani. In prima squadra, tra gli altri, giocano già Luigi Castaldo e Salvatore Caturano due ragazzi molto giovani che hanno già esordito tra i professionisti".

Che emozione provano a sfidare sul campo dei pari età già così blasonati?
"Per loro è una bella soddisfazione. Pensare che ho in squadra un paio di ragazzi, ad oggi infortunati, che mi dicono: “Mister sto bene, sto bene. Mi metta in lista, voglio giocare!”. E' normale che sia così, per loro è una bella esperienza: affrontando squadre come il Milan, che abbiamo nel girone eliminatorio, questi ragazzi ci mettono il 110% per fare bella figura e per mettersi in mostra".

"Condividi con noi la gioia di vivere lo sport" è l'invito dell'home page del sito del club: un bellissimo messaggio non solo per il mondo del calcio. Nello sport, oggi, ci può essere ancora "gioia"?
"Io parto dal presupposto che il calcio sia un gioco maschio, di contatto, nei limiti del regolamento. Sarebbe ipocrita dire che non si giochi con lo scopo di vincere. Lo sport, però, deve anche essere un piacere, un divertimento e una cosa sana: a certi livelli c'è agonismo, è naturale, ma ci vuole rispetto per la propria squadra, per la maglia che si indossa, per la società che si rappresenta e soprattutto per chi ci viene a vedere. Se un mio giocatore dovesse sputare ad un avversario non ci penserei un attimo: anche se non avessi più cambi, lo toglierei!"

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