Roma e Lazio, la felicità non ha colore

Calcio
Menez e Lichtsteiner, protagonisti delle rinascite di Roma e Lazio
roma_lazio_ap

Giallorossi e biancocelesti uniti nella rincorsa a un obiettivo che qualche settimana fa sembrava irraggiungibile. La squadra di Ranieri sogna di strappare lo scudetto all'Inter, i laziali vedono concretamente la salvezza. E tutti vivono felici e contenti

TUTTI I GOL DELLA SERIE A SU SKY.it

Ride bene chi ride ultimo. Ma l’importante è non ritrovarsi a piangere entrambi, a fine stagione.
Perennemente concentrati sul “tifo contro”, quasi un obbligo morale nella Capitale, da un paio di settimane i tifosi di Roma e Lazio hanno iniziato a guardare ciascuno in casa propria.
I primi ingolositi dalla prospettiva di scippare uno scudetto già cucito sulle maglie nerazzurre, i secondi terrorizzati dopo aver provato cosa significhi stare sull'orlo del precipizio.
Oggi ognuno gode per i propri successi, e le soddisfazioni non mancano.

Come testimoniano i numeri, quelli che non sbagliano mai: quest’anno una Capitale interamente in festa si è vista solo in tre occasioni. Tutte nel girone di ritorno e, dato ancora più indicativo, due volte nelle ultime due giornate di campionato.
Per il resto, per un romanista che al lunedì festeggiava al bar, potevi stare certo che c’era un laziale rinchiuso in casa, e viceversa.
Il girone d’andata è stato un'eterna altalena incrociata. Con la Lazio che parte in quarta: vittoria della Supercoppa, l'antipasto del campionato, proprio contro l'Inter che oggi guarda tutti dall'alto in basso. Poi due vittorie nelle prime due giornate, contro Atalanta e Chievo. Lotito esalta Ballardini, è la rivincita del presidente che può benissimo fare a meno dei talenti-dissidenti.
Sull’altra sponda del Tevere, invece, il rientro dalle vacanze estive dei romanisti è drammatico: due sconfitte nelle prime due giornate di campionato. Siamo appena a settembre e l’aquila biancoceleste vola, mentre la lupa arranca con il fiatone.

Spalletti lascia la nave e Ranieri ci mette un po’ a trovare le falle e a prendere le misure con la squadra per cui ha sempre fatto il tifo.
Poi il ribaltone: la Lazio colleziona 13 partite di fila senza una vittoria, la Roma si riprende e termina il girone d’andata con 9 risultati utili consecutivi. A cui vanno sommati gli 11 del girone di ritorno. Morale: oggi la Roma non perde da 20 gare di fila e Ranieri, se il campionato fosse iniziato qualche mese dopo, guarderebbe Mourinho dall’alto in basso.

I biancocelesti invece, dopo aver sparato le loro cartucce all'inizio, cominciano a sprofondare lentamente. Il derby, deciso da Cassetti, è il culmine di un periodo nerissimo. Neanche la nuova maglia, indossata per festeggiare l'anniversario dei 110 anni, aiuta a invertire la tendenza.
Poi, nel mercato di gennaio, Lotito perde Pandev in tribunale e, come se non bastasse, il capitano Rocchi, scontento e panchinaro, si mette a flirtare nientemeno che con l’ex-romanista Spalletti, che lo vorrebbe portare allo Zenit di Sanpietroburgo. Quando le cose vanno male, si sa, ne fa le spese l'allenatore: così Ballardini salta e arriva Reja.

Nel frattempo la Roma va che è una bellezza. Una vittoria, due, cinque, dieci… e con l’Inter che perde punti per strada, aumentano anche quelli che iniziano a crederci sul serio. La parola “scudetto” ancora non la pronuncia nessuno, ma come dice Ranieri “siamo usciti dal curvone, e ora c’è da fare il rettilineo”.
Fra tre giorni c’è la partita dell’anno, quella che potrebbe valere un pezzettino di bandiera a scacchi, e i tifosi non hanno più tempo per concentrarsi sui laziali. Sono lontani i tempi in cui ci si divertiva organizzando la festa per la retrocessione matematica della Lazio, prevista per il 16 maggio. Adesso c’è altro a cui pensare.

E in casa Lazio? Lì le cose le ha cambiate miracolosamente il motivatore, e senza lavorare neanche un giorno. Assunto da Lotito, rispedito a casa dai giocatori, certi di poterne fare a meno per risollevarsi e ricompattarsi. Avevano ragione loro: due vittorie di fila non si vedevano dall’esordio in campionato.

Sarà un caso, ma da quando la Lazio si è divincolata dalle sabbie mobili della lotta per non retrocedere e la Roma è tornata a spaventare l’Inter, l’arte della “gufata” non va più di moda. I romanisti sperano nel titolo, i laziali nella salvezza. Zittiti i gufi, l’aquila è tornata a volare, e la lupa ulula allo scudetto.


COMMENTA NEL FORUM DELLA LAZIO

COMMENTA NEL FORUM DELLA ROMA