Calciopoli bis, quante telefonate mai ascoltate prima...

Calcio
Luciano Moggi, sembra dagli atti depositati, non fu l'unico a fare telefonate agli arbitri
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Se le intercettazioni di oggi, che dimostrano che Moggi non era l'unico a parlare con i designatori, fossero state rese note nell'estate 2006, il clima nel quale è maturata la condanna sportiva della Juve sarebbe stato forse diverso. I GOL DELLA JUVENTUS

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Non è possibile affermare che telefonate intercettate nell'ambito dell'inchiesta di Calciopoli in cui conversano con gli indagati dirigenti di diverse società, tra cui l'Inter e Giacinto Facchetti, non venivano mai trascritte e depositate agli atti dell'indagine. E' quanto sottolineano fonti investigative che hanno svolto indagini sugli illeciti nel mondo del calcio replicando alla tesi sostenuta dalla difesa dell'ex dg juventino Luciano Moggi che su questo punto ha annunciato battaglia alla prossima udienza fissata il 13 aprile prossimo davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli.

E su Giacinto Facchetti ecco le dichiarazioni di Sandro Mazzola: "Basta tirarlo in ballo. Non c'entra niente, faceva quello che si poteva fare". Così, intervenendo alla presentazione del libro 'Inter la dinastia. I Moratti da Herrera a Mourinho', Mazzola, bandiera della grande Inter, difende l'ex terzino nerazzurro e della Nazionale.


di Federico Ferri

Pro o contro. Per parlare del ritorno di fiamma dello scandalo del calcio è necessario schierarsi? No. Noi non vogliamo farlo. Noi vogliamo raccontare i fatti, noi vogliamo interpretarli, che significa spiegarli. Ma senza indossare una maglia, senza sventolare una bandiera. Il clima che si sta creando intorno non ci piace. L'informazione di parte, neppure.

Abbiamo detto che, al momento, le nuove intercettazioni, quelle che tirano in ballo Moratti e Facchetti, ma anche Galliani e Cellino e Zamparini, paragonate a quelle del 2006 sono come un pugno al confronto di una revolverata. Il massimo che ci si può aspettare, eventualmente, è che chi ha tirato pugni non dia lezioni di non violenza. Difficile, anzi impossibile, che venga punito quanto chi ha sparato. Tutto questo in attesa dei nuovi sviluppi: saremo attenti a registrare qualunque novità, che possa migliorare o peggiorare la posizione di tutti i protagonisti di questa vicenda.

Se le intercettazioni di oggi - che dimostrano che Moggi non era l'unico a parlare con i designatori - fossero state rese note nell'estate del 2006, il clima nel quale è maturata la condanna sportiva della Juventus sarebbe stato probabilmente diverso. E decisamente meno ostile. La posizione di una frangia consistente della tifoseria juventina è allineata con Moggi sulla linea del così facevan tutti. Tutti innocenti dunque. La linea della proprietà e della società Juventus, che chiede parità di trattamento, in sintesi è riassumibile così: come noi siamo stati giudicati per i fatti del 2006, vorremmo che accadesse lo stesso nel caso emergessero nuovi fatti non caduti in prescrizione. Nel mirino lo scudetto 2005/2006 tolto alla Juve e assegnato all'Inter, anche su sollecitazione dell'uefa che imponeva per ragioni di Coppe che una graduatoria fosse comunque stilata. Altrimenti sarebbe stato subito adottato lo stesso criterio della stagione precedente: niente scudetto, per nessuno.

Ora non resta che attendere: Sky ci sarà il 13 aprile, a Napoli, all'udienza del processo in cui la difesa di Luciano Moggi porterà in aula le intercettazioni scovate dal suo pool di avvocati e periti. Rimangono delle domande alle quali rispondere, ad esempio: perché non tutte le intercettazioni furono trascritte nell'estate del 2006? Dove finirà quella che alcuni già chiamano Calciopoli Bis? Cercheremo le risposte. Senza fare battaglie di parte, come sempre.

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