L'OPINIONE. E così, come ampiamente prevedibile, è stato rinviato l'inizio del campionato. Ma come si fa a spiegare questo sciopero? Non interessa, al tifoso, chi abbia ragione tra calciatori e presidenti. Perché la situazione, intorno, è drammatica
Sciopero, l'appello di Sky: non tradite i tifosi
La Serie A sciopera? Discutine nei nostri forum
NEWS: tutte le notizie sullo sciopero dei calciatori - Si sciopera. Tommasi: hanno cercato lo scontro - Serie A in sciopero: non è questa la prima volta... - Il contributo Irpef: ecco cosa c'è in ballo...
di MASSIMO CORCIONE
Scusate, ma continuiamo a non capire. E con noi le decine di milioni di tifosi che la serie A si vanta di avere, in Italia e non solo. Come si fa a spiegare questo sciopero? Come si fa a giustificare che dopo tre mesi trascorsi a parlare di rinforzi milionari, di ingaggi record, di piani di rafforzamento che hanno fatto sognare come solo il calciomercato sa fare, sabato e domenica il pallone resterà fermo. Che cosa impedisce che la trattativa, anche il contrasto più duro non possano continuare dopo che il campionato sia partito. Fermarsi è sempre la scelta meno popolare e il calcio è soprattutto un fenomeno popolare, si fonda sull'entusiasmo dei tifosi, fortemente messo a rischio dalla esasperazione dei contrasti. Ieri hanno parlato molti protagonisti: lontano dalla sede fisica dello scontro, nessuno s'è detto favorevole allo sciopero.
Abete, il presidente federale, ha provato la mossa a sorpresa, intervenendo sul punto improvvisamente diventato centrale, almeno nelle liti: il pagamento del contributo di solidarietà, una misura ancora eventuale, non certa. La mediazione non è riuscita e il buio è calato sul calcio.
Non interessa, al tifoso, chi abbia ragione tra calciatori e presidenti. La situazione, intorno, è drammatica: l'incubo della recessione è ricorrente nelle previsioni americane, a tutti vengono richiesti sacrifici e tagli, non bisogna essere demagoghi per giudicare esagerata la protesta di una categoria economicamente ricca. Il fronte dei presidenti ha denunciato qualche crepa, Cellino ha tentato di ammorbidire la posizione della Lega, è finito schiacciato dalla massa. Davanti al diluvio di parole, i veri indignados restano i tifosi. Non capiscono e non si adeguano. E noi con loro.
FOTO: Serie A, i debuttanti della nuova stagione - Super Irpef: quanto pagherebbero i giocatori big - Mobbing: quando il calcio scopre il Diritto del Lavoro
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Scusate, ma continuiamo a non capire. E con noi le decine di milioni di tifosi che la serie A si vanta di avere, in Italia e non solo. Come si fa a spiegare questo sciopero? Come si fa a giustificare che dopo tre mesi trascorsi a parlare di rinforzi milionari, di ingaggi record, di piani di rafforzamento che hanno fatto sognare come solo il calciomercato sa fare, sabato e domenica il pallone resterà fermo. Che cosa impedisce che la trattativa, anche il contrasto più duro non possano continuare dopo che il campionato sia partito. Fermarsi è sempre la scelta meno popolare e il calcio è soprattutto un fenomeno popolare, si fonda sull'entusiasmo dei tifosi, fortemente messo a rischio dalla esasperazione dei contrasti. Ieri hanno parlato molti protagonisti: lontano dalla sede fisica dello scontro, nessuno s'è detto favorevole allo sciopero.
Abete, il presidente federale, ha provato la mossa a sorpresa, intervenendo sul punto improvvisamente diventato centrale, almeno nelle liti: il pagamento del contributo di solidarietà, una misura ancora eventuale, non certa. La mediazione non è riuscita e il buio è calato sul calcio.
Non interessa, al tifoso, chi abbia ragione tra calciatori e presidenti. La situazione, intorno, è drammatica: l'incubo della recessione è ricorrente nelle previsioni americane, a tutti vengono richiesti sacrifici e tagli, non bisogna essere demagoghi per giudicare esagerata la protesta di una categoria economicamente ricca. Il fronte dei presidenti ha denunciato qualche crepa, Cellino ha tentato di ammorbidire la posizione della Lega, è finito schiacciato dalla massa. Davanti al diluvio di parole, i veri indignados restano i tifosi. Non capiscono e non si adeguano. E noi con loro.
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