Sabatini: "Roma un cantiere in costruzione, siamo al 50%"
CalcioIl ds giallorosso è arrivato a Trigoria e ha parlato ai giocatori alla vigilia della gara contro il Palermo, la sua ex squadra. Sprizza ottimismo. Promuove allenatore e giocatori. E sulla squadra dice: "Siamo alla metà dei lavori"
FOTO: l'album della Roma - Lazio-Roma, simboli a confronto
DOSSIER: Squadra per squadra: errori ed orrori arbitrali
Primo giorno da dirigente della Roma ed è subito abbraccio con Francesco Totti. Franco Baldini è sbarcato di nuovo nella Capitale e, dopo aver incontrato la squadra e il tecnico Luis Enrique nello spogliatoio, ha avuto un contatto diretto e in disparte con il capitano giallorosso: i due sono rimasti a colloquio per circa un quarto d'ora a Trigoria, dopo l'allenamento, anche per chiarirsi dopo che Baldini aveva definito Totti pigro.
E per Walter Sabatini la Roma è un "cantiere in costruzione". In tutti i sensi: “Non solo nella scelta dei giocatori, ma anche nell’acquisizione di mentalità, voglia di giocare un certo tipo di calcio, di imporre una cultura alternativa. Non voglio tornare sulle parole progetto o rivoluzione culturale: quando li ho usati avevano funzionalità, ora siamo dentro alle cose che stanno nascendo tutti i giorni. Le scelte che sono state fatte a monte sono state rivoluzionarie”, ha detto il ds giallorosso.
E per far capire il clima che si respira a Trigoria racconta di esser “sceso negli spogliatoi con Franco Baldini ed è successa una cosa che è veramente rivoluzionaria, anche se sembra minimale: tutta la squadra, che alle 10.30 deve scendere in campo, alle 9.40 era già a disposizione. Tutti presenti, ognuno con le sue forti motivazioni ed il lavoro introduttivo all'allenamento. Sono certo che questo sia rivoluzionario: è la cultura del lavoro ed è stata trasferita ai giocatori dall'allenatore".
Luis Enrique, al di là dei risultati, sta lavorando bene e i giocatori dimostrano di seguirlo. "Il progetto tecnico-tattico è al 50%, ma le abitudini e i comportamenti ormai sono vicini alla perfezione, anche se la perfezione non è né del calcio né della vita. Siamo vicini al modello che vogliamo, diciamo che da questo punto di vista siamo all'80%".
L’ottimismo che si respira in casa Roma e di cui parla Sabatini, malgrado il derby perso domenica scorsa, è "merito dei calciatori e dell'allenatore: hanno un rapporto che posso dire autorevole, non autoritario - continua il ds -. Direi empatico, un rapporto diretto. Non c'è accettazione pigra dei suoi dettami, c'è accettazione reale. I ragazzi riconoscono l'autorevolezza del tecnico. Questo ci induce a pensare che la Roma abbia un futuro importante davanti a sé, proprio con questo gruppo di lavoro".
Domenica all'Olimpico arriverà il Palermo, ancora adesso in gran parte una squadra costruita da Sabatini. "Chi mi porterei a Roma? Non voglio fare nomi particolari, non voglio ferire nessuno. È inevitabile che dicendone uno andrei a colpire chi gioca qui nello stesso ruolo. Anche se il profilo e la caratura tecnica per giocare con noi ce l'hanno in tanti da quelle parti...".
C'è chi sostiene che la Roma andrà valutata dopo Natale, ma Sabatini non è d'accordo: "Io aspetto la prossima partita. Andiamo un passo alla volta. Mi sembra improprio prendermi dei tempi troppo comodi: la Roma esiste, non è una promessa. La gente non deve percepirla come una promessa, è una squadra in attività e deve produrre il risultato. Ha la qualità e le caratteristiche per farlo. Sarebbe comodo parlare di programma triennale, ma la gente non vuole sentire queste cose. I tifosi sono più maturi di noi, non hanno bisogno di messaggi per stare tranquilli. Hanno capito tutto. Gli sportivi della Roma sono andati oltre la nostra 'rivoluzione'; stanno facendo loro la vera rivoluzione, dimostrando pazienza, tolleranza, ottimismo. Sinceramente sono sbalordito: ci hanno superato e ora siamo noi a doverci adeguare a loro. La Roma non è di Di Benedetto, di Baldini o di Sabatini: è della gente giallorossa. E la gente è già andata oltre".
Qualcosa nelle ultime partite la Roma ha cambiato dal punto di vista tattico: la squadra fa meno possesso palla e più verticalizzazioni e già si parla di un Luis Enrique 'italianizzato'. "E' solo un aggiustamento fisiologico e non credo che il tecnico sottoscriva al 100 per cento questo atteggiamento della squadra - spiega Sabatini -. Combattono per trovare la giusta sintesi. Con la Lazio abbiamo giocato troppe volte con palla lunga evitando il fraseggio. È un problema di sintesi, è quello che sta cercando Luis Enrique tutti i giorni e che troverà: è troppo motivato, preciso negli interventi, chiaro nell'esposizione del proprio pensiero calcistico per non farcela. Siamo in attesa di trovare la sintesi più proficua tra l'essere una squadra un po' barocca ed un'altra mortifera e verticale. La stiamo cercando e sono certo che la troveremo".
DOSSIER: Squadra per squadra: errori ed orrori arbitrali
Primo giorno da dirigente della Roma ed è subito abbraccio con Francesco Totti. Franco Baldini è sbarcato di nuovo nella Capitale e, dopo aver incontrato la squadra e il tecnico Luis Enrique nello spogliatoio, ha avuto un contatto diretto e in disparte con il capitano giallorosso: i due sono rimasti a colloquio per circa un quarto d'ora a Trigoria, dopo l'allenamento, anche per chiarirsi dopo che Baldini aveva definito Totti pigro.
E per Walter Sabatini la Roma è un "cantiere in costruzione". In tutti i sensi: “Non solo nella scelta dei giocatori, ma anche nell’acquisizione di mentalità, voglia di giocare un certo tipo di calcio, di imporre una cultura alternativa. Non voglio tornare sulle parole progetto o rivoluzione culturale: quando li ho usati avevano funzionalità, ora siamo dentro alle cose che stanno nascendo tutti i giorni. Le scelte che sono state fatte a monte sono state rivoluzionarie”, ha detto il ds giallorosso.
E per far capire il clima che si respira a Trigoria racconta di esser “sceso negli spogliatoi con Franco Baldini ed è successa una cosa che è veramente rivoluzionaria, anche se sembra minimale: tutta la squadra, che alle 10.30 deve scendere in campo, alle 9.40 era già a disposizione. Tutti presenti, ognuno con le sue forti motivazioni ed il lavoro introduttivo all'allenamento. Sono certo che questo sia rivoluzionario: è la cultura del lavoro ed è stata trasferita ai giocatori dall'allenatore".
Luis Enrique, al di là dei risultati, sta lavorando bene e i giocatori dimostrano di seguirlo. "Il progetto tecnico-tattico è al 50%, ma le abitudini e i comportamenti ormai sono vicini alla perfezione, anche se la perfezione non è né del calcio né della vita. Siamo vicini al modello che vogliamo, diciamo che da questo punto di vista siamo all'80%".
L’ottimismo che si respira in casa Roma e di cui parla Sabatini, malgrado il derby perso domenica scorsa, è "merito dei calciatori e dell'allenatore: hanno un rapporto che posso dire autorevole, non autoritario - continua il ds -. Direi empatico, un rapporto diretto. Non c'è accettazione pigra dei suoi dettami, c'è accettazione reale. I ragazzi riconoscono l'autorevolezza del tecnico. Questo ci induce a pensare che la Roma abbia un futuro importante davanti a sé, proprio con questo gruppo di lavoro".
Domenica all'Olimpico arriverà il Palermo, ancora adesso in gran parte una squadra costruita da Sabatini. "Chi mi porterei a Roma? Non voglio fare nomi particolari, non voglio ferire nessuno. È inevitabile che dicendone uno andrei a colpire chi gioca qui nello stesso ruolo. Anche se il profilo e la caratura tecnica per giocare con noi ce l'hanno in tanti da quelle parti...".
C'è chi sostiene che la Roma andrà valutata dopo Natale, ma Sabatini non è d'accordo: "Io aspetto la prossima partita. Andiamo un passo alla volta. Mi sembra improprio prendermi dei tempi troppo comodi: la Roma esiste, non è una promessa. La gente non deve percepirla come una promessa, è una squadra in attività e deve produrre il risultato. Ha la qualità e le caratteristiche per farlo. Sarebbe comodo parlare di programma triennale, ma la gente non vuole sentire queste cose. I tifosi sono più maturi di noi, non hanno bisogno di messaggi per stare tranquilli. Hanno capito tutto. Gli sportivi della Roma sono andati oltre la nostra 'rivoluzione'; stanno facendo loro la vera rivoluzione, dimostrando pazienza, tolleranza, ottimismo. Sinceramente sono sbalordito: ci hanno superato e ora siamo noi a doverci adeguare a loro. La Roma non è di Di Benedetto, di Baldini o di Sabatini: è della gente giallorossa. E la gente è già andata oltre".
Qualcosa nelle ultime partite la Roma ha cambiato dal punto di vista tattico: la squadra fa meno possesso palla e più verticalizzazioni e già si parla di un Luis Enrique 'italianizzato'. "E' solo un aggiustamento fisiologico e non credo che il tecnico sottoscriva al 100 per cento questo atteggiamento della squadra - spiega Sabatini -. Combattono per trovare la giusta sintesi. Con la Lazio abbiamo giocato troppe volte con palla lunga evitando il fraseggio. È un problema di sintesi, è quello che sta cercando Luis Enrique tutti i giorni e che troverà: è troppo motivato, preciso negli interventi, chiaro nell'esposizione del proprio pensiero calcistico per non farcela. Siamo in attesa di trovare la sintesi più proficua tra l'essere una squadra un po' barocca ed un'altra mortifera e verticale. La stiamo cercando e sono certo che la troveremo".