Zeman e il Pescara, la perfezione. E Nava resta senza parole

Calcio
Zdenek Zeman sta dando grande spettacolo alla guida del suo Pescara (Richiardi)
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B COME BARONE. La prova di estrema bellezza degli adriatici nel 6-0 di Padova porta la firma indelebile del tecnico boemo. Zeman continua a riconciliare la gente con il calcio nella stagione buia delle scommesse e degli ultrà che sequestrano stadi

di Daniele Barone

Vi svelo un retroscena: il quadernetto di Stefano Nava. Stefano è uno dei miei compagni di telecronaca sui campi della B (si alterna con Claudio Onofri) ed è un gran professionista. Arriva preparatissimo, con il suo Ipad, con tutti i giornali, dopo aver chiacchierato a bordo campo con il direttore sportivo suo vecchio amico che gli racconta come funziona il 4-2-3-1 che stiamo per vedere. E con il quadernetto. In realtà, una piccola agenda sulla quale ha appuntato le caratteristiche dei giocatori e, soprattutto, espressioni e aggettivi che possono tornare utili in telecronaca. Per arricchirla, magari. Ecco, se gli sentite dire che "l'azione è stata esiziale", adesso sapete dove lo ha pescato.

Venerdì sera eravamo a Padova e, per una volta, l'ho visto in difficoltà. Dinanzi allo scorrere della partita che il Pescara stava giocando mi sono accorto che gli aggettivi, specie i superlativi, li aveva consumati più o meno tutti già dopo una mezzoretta. "Bellissimo", "Strepitoso", "Divino", "Magistrale". E il meglio, i cinque gol del secondo tempo, le magie di Insigne, l'ennesima doppietta di Immobile (la settima) dovevano ancora venire. Ad un certo punto, in effetti, ha alzato bandiera bianca. "Non trovo più le parole". E ha richiuso il quadernetto.

Siamo rimasti tutti scioccati da quanto stavamo vedendo sul campo dell'Euganeo. Una tale rappresentazione di forza e bellezza da renderla unica, a meno che non si scomodi il super Barcellona (non tanto quello dell'ultimissimo periodo) come ha già fatto qualche mese fa Arrigo Sacchi. Ancor più esaltante se si pensa che il Pescara veniva da un periodo complicatissimo: tre sconfitte consecutive, un punto nelle ultime quattro partite, la morte di Franco Mancini, quella di Morosini vissuta sulla propria pelle. Dopo il quinto gol, l'altra sera, le telecamere di Sky hanno "stretto" sul primissimo piano di Zeman: aveva gli occhi lucidi. Chissà quanti pensieri gli si erano aggrovigliati in testa nelle ultime settimane e quella partita, quei gol, quella perfezione sono stati il suo sfogo. Sottovoce, alla sua maniera.

Dovremmo ringraziarlo, Zeman. Tutti. Nella stagione buia del calcio scommesse e degli stadi sequestrati da un manipolo di ultrà, il suo calcio è uno strumento di riconciliazione con questo sport. La gente di Padova lo ha applaudito a lungo, come si fa a teatro con il direttore di una grande orchestra. Al di là del tifo e delle bandiere. Zemanlandia è un luogo fisico e dello spirito, è un campo verde dove poggiare gli occhi, è una "situazione", un sinonimo, chissà forse anche un nuovo aggettivo. Lo troverò sul quadernetto di Stefano Nava. Ne sono sicuro.

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