Calciopoli, parla Della Valle: "Ingenuo a chiamare Bergamo"
Calcio
Il presidente della Fiorentina ha reso delle dichiarazioni spontanee al processo d'Appello in corso a Napoli. Il patron viola ha spiegato l'incontro con l'ex designatore Paolo Bergamo, che secondo l'accusa servì a salvare la squadra dalla retrocessione
La telefonata a Paolo Bergamo, ex designatore arbitrale, del 2 maggio 2005 è stata l'accusa principale che ha trascinato la Fiorentina nel proccesso Calciopoli. A distanza di otto anni, il presidente dei viola Diego Della Valle racconta come andarono i fatti di fronte la Corte d'Appello del tribunale di Napoli. "Fui ingenuo a chiamare Bergamo, ma la Fiorentina non ha mai chinato la testa nei confronti del sistema", ha dichiarato senza mezzi termini Della Valle.
INGENUITA' - Nelle dichiarazioni spontanee che ha voluto mettere a verbale, il patron viola ha spiegato nei dettagli la posizione della sua società: " In quel periodo la Fiorentina prese una posizione dura contro gli errori arbitrali - ha raccontato il patron-. A quel punto Innocenzo Mazzini, allora vicepresidente della Figc, ci disse che era meglio evitare contrasti quanto piuttosto parlarsi in modo positivo. Non conoscevo i riti, chiamai quindi Bergamo e fissai un appuntamento per il 14 maggio".
L'INCONTRO CON BERGAMO - Secondo l'accusa quell'incontro servì per evitare la retrocessione della Fiorentina, che in quel periodo navigava nei bassifondi della classifica. Secondo Della Valle, invece, a quell'appuntamento si parlò di altro: "Abbiamo ragionato molto su come il calcio potesse cambiare e formulammo una serie di proposte. Leggo poi che quello sarebbe considerato la mamma di tutti gli incontri dopo il quale costruimmo un rapporto solidale che ci consentì il salvataggio della società. Ma non e' stato così, anzi. Nelle tre partite seguenti giocammo contro l'Atalanta, partita finita 0-0, la Lazio, 1-1 con un gravissimo errore dell'arbitro contro di noi che io credo in buona fede, e Fiorentina-Brescia, che dovevamo vincere assolutamente, per la quale fu mandato Collina. Se quell'incontro fosse servito a costruire qualcosa il risultato sarebbe stato praticamente zero".
"MAI CHINATO LA TESTA" - Della Valle ha poi concluso ribadendo la totale estraneità della Fiorentina nel processo: " Non abbiamo mai chinato la testa nei confronti del sistema. C'è stata una forzatura mediatica enorme nei confronti della mia persona, di mio fratello e della Fiorentina la verità è che ci siamo trovati a subire un processo senza la possibilità di argomentare nulla. Non ci piegammo e basta vedere gli argomenti del momento: sui diritti tv abbiamo tenuto la nostra posizione fino alla fine, facendo anche una denuncia all'Antitrust; sulle elezioni in Federazione le cose andarono nella direzione che noi auspicavamo, cioè la staffetta Carraro-Abete".
INGENUITA' - Nelle dichiarazioni spontanee che ha voluto mettere a verbale, il patron viola ha spiegato nei dettagli la posizione della sua società: " In quel periodo la Fiorentina prese una posizione dura contro gli errori arbitrali - ha raccontato il patron-. A quel punto Innocenzo Mazzini, allora vicepresidente della Figc, ci disse che era meglio evitare contrasti quanto piuttosto parlarsi in modo positivo. Non conoscevo i riti, chiamai quindi Bergamo e fissai un appuntamento per il 14 maggio".
L'INCONTRO CON BERGAMO - Secondo l'accusa quell'incontro servì per evitare la retrocessione della Fiorentina, che in quel periodo navigava nei bassifondi della classifica. Secondo Della Valle, invece, a quell'appuntamento si parlò di altro: "Abbiamo ragionato molto su come il calcio potesse cambiare e formulammo una serie di proposte. Leggo poi che quello sarebbe considerato la mamma di tutti gli incontri dopo il quale costruimmo un rapporto solidale che ci consentì il salvataggio della società. Ma non e' stato così, anzi. Nelle tre partite seguenti giocammo contro l'Atalanta, partita finita 0-0, la Lazio, 1-1 con un gravissimo errore dell'arbitro contro di noi che io credo in buona fede, e Fiorentina-Brescia, che dovevamo vincere assolutamente, per la quale fu mandato Collina. Se quell'incontro fosse servito a costruire qualcosa il risultato sarebbe stato praticamente zero".
"MAI CHINATO LA TESTA" - Della Valle ha poi concluso ribadendo la totale estraneità della Fiorentina nel processo: " Non abbiamo mai chinato la testa nei confronti del sistema. C'è stata una forzatura mediatica enorme nei confronti della mia persona, di mio fratello e della Fiorentina la verità è che ci siamo trovati a subire un processo senza la possibilità di argomentare nulla. Non ci piegammo e basta vedere gli argomenti del momento: sui diritti tv abbiamo tenuto la nostra posizione fino alla fine, facendo anche una denuncia all'Antitrust; sulle elezioni in Federazione le cose andarono nella direzione che noi auspicavamo, cioè la staffetta Carraro-Abete".