Calcio, cinque partite da non perdere nel weekend

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Dario Saltari e Federico Principi

Dal Manchester United che affronta il Liverpool, al Milan contro il Genoa, passando per lo scontro di alta classifica in Liga tra Siviglia e Valencia: il meglio che il calcio europeo ha da offrire in questo fine settimana

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1. Genoa-Milan, la rivoluzione verticale

Le parabole delle rispettive stagioni di Genoa e Milan hanno molti punti di contatto. Entrambe hanno cambiato allenatore dopo aver vissuto il fallimento di un primo progetto tattico, che in entrambi i casi si basava su un'idea di controllo del possesso attraverso princìpi di gioco abbastanza codificati: l’addensamento di uomini in fascia e le catene laterali di Juric, lo sfruttamento di tutta l’ampiezza, il fraseggio nella trequarti e l’utilizzo dei mezzi spazi di Montella. Genoa e Milan hanno ricominciato a macinare punti quando, dopo l’arrivo di Ballardini e Gattuso rispettivamente, entrambe si sono votate a un calcio più verticale.

Prima della recente sconfitta contro il Bologna, il Genoa veniva da una serie di tre vittorie consecutive (contro Lazio, Chievo e Inter) e da una media di 1.85 punti a partita con Ballardini. Il suo momento psico-fisico, tuttavia, giustifica ambizioni di risultato anche con una squadra in ottima forma come il Milan, in virtù oltretutto di alcune caratteristiche specifiche che potrebbero evidenziare alcuni difetti dei rossoneri.

Nelle ultime partite il Milan sta cercando di pressare un po’ di più con l’uscita delle mezzali, soprattutto Kessié. Questo atteggiamento porta però a creare pericolosi spazi tra le linee che Biglia - che in quel caso viene isolato in fase difensiva - sta facendo fatica a coprire. La trama preferita del Genoa quando può attaccare in modo diretto è proprio la verticalizzazione verso Pandev, che agisce sempre in verticale alle spalle della prima punta: il macedone, difendendo e scaricando palla, dà modo alle mezzali e agli esterni di attaccare velocemente la profondità. Il duello tra Pandev e Biglia potrebbe diventare, quindi, un mismatch favorevole al Genoa.

Qui sopra vediamo il Milan contro un altro 3-5-2, quello della SPAL. La mezzala (Bonaventura) esce in pressione sul centrale esterno avversario (Simic) e Biglia scala in sostituzione sull’uomo di Bonaventura (Everton Luiz). Il Genoa spesso prepara queste situazioni per far ricevere Pandev tra le linee: si nota lo spazio tra le linee di difesa e centrocampo del Milan, che manderebbe in difficoltà Biglia in isolamento su Pandev.

Ma anche qualora il Milan decidesse di rinchiudersi compatto nella propria metà campo, il Genoa ha dimostrato di saper attaccare le difese schierate anche senza i movimenti ad allargarsi di Taarabt, che sarà nuovamente indisponibile. Anzi, la probabile conferma di Galabinov al centro dell’attacco darebbe la possibilità di sfruttare con una torre in area i cross derivanti dalle interazioni sulle fasce tra mezzala ed esterno, che compiono sempre movimenti opposti e coordinati.

Anche il Milan, dal canto suo, con Gattuso è mutato verso una maggiore verticalità, anche se ha dimostrato più volte che contro le squadre schierate con il 3-5-2 (Lazio e SPAL) è in grado di cercare una circolazione paziente sfruttando la scarsa copertura delle fasce di quel modulo, adottato anche dal Genoa.

In particolare i rossoneri potrebbero manipolare il fortissimo orientamento a uomo dei difensori centrali esterni, che i rossoblù si portano dietro da Gasperini e Juric: a sinistra i tagli opposti interno-esterno di Çalhanoglu e Bonaventura dovrebbero togliere riferimenti nelle marcature, mentre a destra la posizione chiave sarà quella di Suso: contro la SPAL lo spagnolo veniva incontro attraendo l’esterno del suo lato (Mattiello) e aprendo grandi spazi ad Abate. 

Genoa-Milan sarà una sfida verticale, intensa e divertente, con l’unico dubbio sulla condizione fisica dei rossoneri dopo la partita con l’Arsenal. Se i rossoblù ormai sono privi di obiettivi in classifica, il Milan avrà bisogno di fare bottino pieno in un campo diventato molto difficile, per proseguire la sua angusta risalita verso i primi quattro posti e, dopo la brutta sconfitta con l'Arsenal in Europa League, ritrovare il morale e la mentalità giusta.

2. Manchester United-Liverpool: rivalità rinnovata

La sfida di Premier League tra seconda e terza in classifica (separate da appena 2 punti) è forse la partita che meglio rappresenta tutta l’offerta di gioco della Premier League oggi: due squadre agli opposti estremi dello spettro tattico che il campionato inglese esprime, ma anche probabilmente la più importante rivalità di tutto il calcio britannico.

Il Manchester United è una squadra conservatrice e cinica, che cede il pallone per cercare di trasformare l’incontro in un continuo uno contro uno con gli avversari. Mourinho ha portato all’estremo il dominio fisico esercitabile su un campo di calcio, con una squadra che forse dovrebbe giocare in una categoria di peso diversa, come negli sport di combattimento. L’allenatore portoghese fa grosso affidamento sulle qualità fisiche e tecniche dei propri giocatori, a partire da De Gea, sulla cui straordinarietà di rendimento si basa gran parte della solidità difensiva dello United.

Il Liverpool, invece, è organizzatissimo, spregiudicato e iper-verticale. La squadra di Klopp, che ha esportato in Premier League i concetti che l’hanno reso famoso in Germania, a partire dal gegenpressing, ha il secondo miglior attacco del campionato e un tridente offensivo - Mané, Salah e Firmino - che sembra fare scintille sul prato da gioco ad ogni transizione.

Anche l’ultima vittoria del Liverpool, contro il Newcastle, è stata firmata da Salah e Mané.

Eppure, le due squadre non mancano di punti di contatto: entrambe cercano di andare in porta il più velocemente possibile una volta recuperato il pallone e fanno grande affidamento sulle transizioni. Se siete fan del calcio all’inglese, se siete degli adepti del kick and run e pensate che la Premier League sia il miglior campionato del mondo, è probabile quindi che questa sia la partita che fa per voi.

Va detto però che United e Liverpool, nonostante le posizioni occupate, non avranno grandi motivazioni di classifica: sono molto lontane dal quinto posto che sancirebbe la loro esclusione dalla Champions League dell’anno prossimo (il Chelsea è rispettivamente a 9 e 7 punti) e l’unica posta in palio, se proprio lo volessimo considerare uno scontro diretto, sarebbe il primato della Premier League delle squadre "normali", cioè quelle dietro al Manchester City. Per quel che vale, è pur sempre un piazzamento d'onore. 

3. Siviglia-Valencia, la classe media spagnola si mette in mostra

A 11 partite dal termine del campionato, la sfida con il Valencia rappresenta l’ultimo treno disponibile a disposizione del Siviglia per rientrare all’interno della lotta per un posto in Champions League: la squadra di Montella è a 8 punti dal quarto posto e se non riuscisse a rosicchiare qualche metro agli avversari in questa partita il tempo a disposizione diventerebbe troppo poco per recuperare. La squadra di Marcelino, d’altra parte, è spinta dalla stessa motivazione: battere il Siviglia, infatti, significherebbe eliminare l’ultima concorrente in grado di poter mettere in pericolo la qualificazione alla prossima Champions League.

Ma Siviglia-Valencia rappresenta anche l’approdo di due parabole opposte. Il Siviglia è alla sua prima, problematica, stagione dopo la fine dell’era Monchi, e anni di ottimi risultati e soddisfazioni. Berizzo, che aveva raccolto l’eredità di Emery, è stato esonerato a metà stagione, e la squadra ha dovuto iniziare a digerire le nuove idee di Montella, non senza difficoltà. Il Valencia, invece, sembra essere all’inizio di un nuovo ciclo, rappresentato da Marcelino, che ha riportato la squadra nell’elite del calcio spagnolo dopo una lunga fase depressiva.

Anche tatticamente, Siviglia e Valencia sono agli opposti: Montella sta cercando di riportare in Andalusia un gioco di posizione più ortodosso e ragionato, dopo anni di pressing alto e verticalità con Emery e poi Berizzo; Marcelino ha importato anche a Valencia il suo 4-4-2 con cui cerca di controllare gli spazi e  tilizzarli a proprio favore, sia per difendersi che per attaccare.

Il 4-4-2 del Valencia in fase di non possesso è stretto senza essere passivo.

Ma la partita sarà interessante soprattutto dal punto di vista tecnico, la qualità dei giocatori in campo è in grado di soddisfare davvero tutti i palati. Chi ha nostalgia dei trequartisti lenti e iper-creativi potrà rifarsi gli occhi con i tunnel del “Mudo” Vazquez e le giocate di suola di Dani Parejo; chi ama le ali dribblomani potrà ammirare il talento di Gonçalo Guedes e Joaquin Correa; chi invece apprezza un gioco più fisico a centrocampo, potrà tenere d’occhio N’Zonzi da una parte e Kondogbia dall’altra.

Siviglia-Valencia, insomma, rappresenta il meglio che possa mettere in campo oggi la classe media della Liga, una realtà viva e affascinante, ma che in Italia viene sempre fin troppo sottovalutata.

4. Sassuolo-SPAL: dentro o fuori

Seppur con una partita in più, la SPAL battendo il Bologna ha staccato il Crotone e agganciato il Sassuolo nella lotta salvezza. Lo scontro diretto di questo fine settimana tra i neroverdi e gli spallini, oltre che rappresentare uno dei tanti derby emiliani, sarà una grandissima chance di sferrare un duro colpo al rivale. Per il Sassuolo la vittoria dovrebbe rappresentare il classico tampone per fermare l’emorragia: i neroverdi non vincono dal 23 dicembre scorso - contro l’Inter - e da lì in poi hanno ottenuto soltanto 3 punti in 8 partite. Non solo, ma nelle ultime 5 sfide il Sassuolo ha messo a segno solo 1 punto, segnando 1 gol e subendone 15.

Sulla carta il prossimo avversario del Sassuolo, la SPAL, è il meno duro mai affrontato nel 2018, ma l’organizzazione della squadra di Leonardo Semplici spesso va oltre i valori dei singoli. Rispetto alle prime fasi di stagione, tuttavia, la SPAL ha apportato qualche modifica anche a livello tattico e non solo a livello di organico.

In particolare la fase di costruzione non è sofisticata come prima e molto spesso l’obiettivo è quello di impostare una verticalizzazione dettata dal movimento di Antenucci, diventato ormai un giocatore irrinunciabile dopo aver preso i ritmi di gioco della Serie A. Antenucci può venire incontro e ricevere spalle alla porta, cercando di sottrarsi dallo scontro fisico con il difensore, oppure muoversi lateralmente: in ogni caso le sue capacità nel far risalire la squadra permettono di far alzare entrambe le mezzali e beneficiare dei loro inserimenti contemporanei (in particolare quelli sempre molto pericolosi di Alberto Grassi) anziché abbassarle per aiutare la costruzione bassa anche sotto pressione, come avveniva prima.

Un’altra caratteristica estremamente migliorata nella SPAL è il pressing, vera cartina di tornasole della sua progressiva confidenza con la Serie A. Ora gli spallini hanno migliorato i loro tempi di aggressione e non sono più costretti a schiacciarsi in basso per non disunirsi. Semplici, tuttavia, conosce la verticalità del Sassuolo e potrebbe impostare la partita con un atteggiamento più prudente rispetto a quello contro altre squadre schierate con il 4-3-3, come il Crotone o addirittura il Milan.

Il Sassuolo privilegia un gioco verticale che non ha però più i movimenti codificati e automatizzati che aveva con Di Francesco. La trama di gioco preferita è una verticalizzazione diretta dal terzino all’esterno di attacco: in alternativa c’è la palla lunga su Babacar, che con la sua fisicità spalle alla porta asseconda il calcio diretto dei neroverdi. Anche le fasi di non possesso, molto prudenti e improntate su una difesa posizionale (differenti da quelle aggressive di Di Francesco), sono funzionali a creare la profondità da attaccare velocemente una volta riconquistata palla. Per questo motivo, la SPAL e soprattutto il suo regista arretrato Vicari dovrebbero avere la libertà di costruire dal basso con la necessaria calma a valutare attentamente i movimenti di Antenucci e il momento più opportuno per verticalizzare.

La mezzala si allarga per dare appoggio al terzino, ma quest’ultimo va diretto in verticale sullo scatto in profondità dell’esterno. Uno schema ripetuto quasi ossessivamente dal Sassuolo, soprattutto dalla parte di Politano.

Il Sassuolo arriva a questa sfida decisiva con l’ulteriore condizione negativa della squalifica di Berardi. Molte responsabilità ricadranno quindi su Politano, che dovrà fare da vero e proprio deus ex machina per far girare con la giusta intensità il gioco dei neroverdi e, più in generale, far uscire vittoriosa la sua squadra contro un avversario preparato e in crescita.

5. Juventus-Udinese, per chi cerca i colpi di scena

C’è anche solo una possibilità in cui domenica pomeriggio la Juventus, contro l’Udinese di Oddo, possa uscire dallo Stadium con qualcosa di diverso dalla vittoria? Ogni tipo di previsione razionale sembra rispondere di no.

La Juventus ha imboccato l’ultima curva prima del rettilineo finale della corsa Scudetto rosicchiando l’ultima decisiva distanza al Napoli all’ultima giornata (battendo la Lazio all’ultimo secondo mentre la squadra di Sarri crollava sotto i colpi della Roma), ed è entrata in quella fase della stagione in cui sembra poter far girare qualunque momento dalla sua parte con la sola forza di volontà. La squadra di Allegri non perde da 13 giornate, viene da 10 vittorie consecutive e in campionato non subisce gol addirittura dal 30 dicembre.

L’incredibile gol di Dybala, con cui la Juventus ha affondato la Lazio e si è avvicinata forse definitivamente allo Scudetto.

Di fronte si ritrova l’Udinese di Oddo che, dopo un ottimo inizio, sta avendo il primo calo nei risultati e nelle prestazioni. La squadra friulana ha vinto solo una partita delle ultime 7 e viene da 3 sconfitte consecutive. L’allenatore abruzzese aveva ridato fiducia all’Udinese tornando ad un gioco semplice, con un 3-5-2 fatto quasi esclusivamente di transizioni veloci in verticale, con l’aiuto fondamentale della coppia d’attacco De Paul-Lasagna. Adesso, però, con un gioco così libero, sembra aver sbattuto contro il limite delle sue risorse tecniche, avendo perso malamente contro squadre che le sono sopra in classifica e che sono costruite per altri obiettivi (Torino, Roma, Sampdoria).

Tutto, insomma, sembra essersi messo al posto giusto per l’ennesimo trionfo della Juventus, che continuerebbe così la sua marcia trionfale verso il sorpasso in vetta e il suo settimo scudetto consecutivo.

Eppure Juventus-Udinese, proprio perché sembra essere la più scontata delle partite, è l’ambientazione perfetta per un altro plot twist, che in caso diventerebbe il più clamoroso colpo di scena della stagione della Serie A 2017-18 (diciamo subito dopo quelle dell’episodio precedente, con il Napoli che ha perso in casao con una Roma che sembrava moribonda). Se siete amanti dei colpi di scena, se guardate Game of Thrones per rimanere a bocca aperta di fronte all’ennesima morte di un personaggio principale, allora non potete perdervi questa partita, soprattutto se non siete tifosi juventini.

Chissà che allo Juventus Stadium non si consumi un Red Wedding totalmente inaspettato, con Massimo Oddo nella parte di Walder Frey.